Ma glielo avete detto che la Città non è “cosa sua”?
“Si chiude questa mattina con la presentazione alla stampa del nuovo ingresso in giunta comunale e del riassetto delle deleghe assessoriali” il sipario su uno spettacolo disarmante e patetico che se fossimo a teatro sarebbe tutta una indignazione tra fischi e restituzione del costo del biglietto.
E non serve più parlare di Progetto Noto, quel progetto programmatico-politico costruito dal basso su principi di solidarietà collettiva e managerialità pubblica tarati sulla città che ben oltre destra, sinistra e desiderata di segreterie dei partiti di turno, guardava il Municipio come casa della comunità, il sindaco come primus inter pares e la giunta longa manus operativa per risolvere problemi atavici che solo interessi, incapacità e miopia avevano trascinato così a lungo e dare risposte concrete a cui serve solo buon senso. Siamo distanti anni luce da quelle belle parole e buone intenzioni e dalla pur minima parvenza di buon senso…
E non serve nemmeno parlare degli uomini, l’uomo, in cui stoltamente avevamo riposto fiducia e che abbiamo trasformato in sindaco nonostante defaiances personali e politiche, sostenuto nonostante egocentrismo, incapacità e quella insopportabile (che pur ho sopportato) viltà di un contrasto continuo, tra la sua ‘visione’ e il progetto, mai affrontato apertamente ma sempre smussato, velato, opaco attuato in azioni, omissioni, atteggiamenti, silenzi e parole contro idee, metodi e persone a favore di altri metodi, idee, persone e che nonostante affabili apparenze ecco che alla lunga come ogni cosa è venuta alla luce, voilà.
Non ci sono parole, oltre le tante piccole e grandi cose vissute, contrastate, subite personalmente, le piccole e grandi cose viste e lette successivamente, ecco che questa ultima, decisiva, “manovra di giunta” racconta da sola tutta la storia – con opportuni spostamenti gattopardiani di persone e deleghe e l’ingresso di un funzionario di un altro comune posto a governare il nostro non certo per merito, capacità o interesse pubblico (non è una questione di campanile) ma per servizio clientelare ad un Dante causa che alla città di Noto guarda con un interesse diverso di quello della comunità e che ha ancora da scontare la promessa pubblica sulle sorti dell’Ospedale mentre, proprio in questi giorni, ne stanno sancendo l’irreparabile chiusura.
Leggo tra volti e deleghe un classico “assalto alla diligenza” e mi domando che c’entrino Seby Ferlisi e Cettina Raudino, persone perbene che lavorano per le idealità, a sorreggere, (come pure io per un momento ho fatto convinta quantomeno di ‘presidiare il territorio’ per evitarne ogni scempio e non potendo fare altro, e pur essendo momento “ancora fresco” e diverso lo stesso me ne vergogno), il grande bluff di un impostore che tutti ci ha usati per il ‘suo’ progetto.
Tante cose possono accadere in anni che passano e avendo a che fare con le persone, ma certi limiti andrebbero sempre tenuti a mente e mi dispiace dover tornare a ripeterlo. Ne basti uno: la dignità. E se non lo si è voluto fare con le singole persone, come con me prima di altri, e pur tuttavia, io per prima, glielo si é fatto passare, non lo si può fare con la comunità. Governare la città non vuol dire che è “cosa tua”, pareva ovvio che fosse un “servizio” ma nulla è rimasto dell’ovvio come dei motivi di quel ruolo. Solo il danno materiale e morale (e lo vedremo fino all’ultimo anno) e un pessimo esempio per la politica e le persone.
Progetto Noto è un marchio tutelato che diffido definitivamente ad usare perché per chi non ha vergogna esiste la legge, e che racconta un’altra storia: di persone perbene, idee illuminate, altruismo e generosità sociale, uno stile umano e politico che non ha nulla a che fare con quello che è diventata questa amministrazione.
Ricominceremo, di nuovo dal basso e con lo stesso obiettivo ma con la cicatrice di una brutta esperienza personale e pubblica che fa male, che rappresenta un errore, di cui non posso che chiedere scusa e tenere conto nel tempo che verrà e con un interrogativo per cui non ho risposta: è davvero questo lo stile della nostra comunità?
L’indignazione di questi ultimi tempi ed il personale senso di vergogna mi dicono di No.
Chissà che non sbagli anche stavolta..
Costanza Messina