“Poeti uscite dai vostri studi,
aprite le vostre finestre,
aprite le vostre porte
siete stati ritirati troppo a lungo
nei vostri mondi chiusi …”
Carmine Mangone con la sua poesia, anzi i suoi “Frammenti poetici”, che definisce “Sentenze di vita“, vive completamente fuori per sua scelta e stile di vita dai “mondi chiusi”, essendo aperto, anzi spalancato con rigore nel suo linguaggio poetico, infatti, ha pubblicato “Nostra Poesia dei Lupi”, con una piccola Casa Editrice, la Nautilus di Torino, operante dal 1981, portata avanti da un Collettivo che si basa sull’autogestione e la pratica dell’autoproduzione, fuori dalle leggi del Mercato, dai Governi e dallo Stato, perchè come scrive nella seconda pagina del libro: “Poichè persistiamo nella nostra inimicizia verso le regole della proprietà, ancorchè intellettuale, questi testi non sono sottoposti ad alcun copyright“.
Nostra Poesia del Lupi è un piccolo libro di “Frammenti“, che oltre a disorientare, orienta, contribuendo a liberare dai fantasmi del sistema.
Un piccolo e prezioso libro di “ Sentenze di vita “, come l’autore lo definisce, che da il senso della sua dimensione poetica attraverso la scrittura verticale e arteriosa, potenziando la sua autorevole singolarità con cui si disfa dell’io, scalzando ruoli e feticci, e con la fusionale tenerezza poetica fatta di potenza, di affetti e di gioia, tende sempre più ad affermare nella vita di ogni giorno la dovuta e naturale “ materia vivente “ , mettendo la vita in atto.
Mangone scrive in qualche pagina dei suoi libri: “Se gli Stati e il capitale ci vogliono separati, isolati, trincerati nei nostri loculi di pensiero e nelle nostre gabbie di cemento, noi dobbiamo uscire allo scoperto e rimettere in gioco le nostre contraddizioni, il nostro desiderio “ .
Nella sua dimensione della scrittura, traspare e risuona quella di Antonin Artaud, connettendosi con il CSO, cioè con il testo de “ Il Corpo Senza Organi “, ripreso poi in filosofia da Gilles Deleuze e Felix Guattari, che lo interpretano non come concetto e nemmeno come organismo o struttura fisica, funzionale ai meccanismi e ai dispositivi distillati attraverso le varie agenzie del Potere, del Capitale, dello Stato, della Chiesa e della Tecnologia, ma come processo e potenzialità pura, dinamica, sia dei flussi che dei riflussi, che alimentano una singolarità sempre da fare e disfare, e sempre a divenire.
Mangone ha sempre scritto per pochi, mai per la massa, ma per una “unione di egoisti“ , per una forma critica e gioiosa di “ com-unicità “ , come scrive in uno dei suoi Frammenti, essendo un “agitatore poetico“, come si definisce.
Infatti, in uno dei sui Frammenti scrive: “Costruire una Sparta anarchica: un’unione di egoisti allargata, rigorosa, giocosa, senz’alcuna concessione alla tetraggine e al compromesso economico. Imparare a morire con stile e a vivere con leggerezza ogni poetica mancata di parsimonia “ .
Oppure: “Mi piace saperti, toccarti, perché mi fai sentire compiuto, anche se solo per pochi istanti al giorno. Al di qua del possibile, la piccola base carnale di ogni gioia, grazie a te, è il fatto che io mi senta molto più vivo delle mie stesse idee sulla vita ”.
Per Mangone “ il sesso è un linguaggio, è un modellare i nostri corpi attraverso quello di qualcun’ altro “ .
Ed ancora scrive: “ Contro ogni tentativo di governare l’amore (o di governare l’altro tramite l’amore), l’azione dell’affetto si pone sempre come esistenza del molteplice carnale, nonché come affluente di ogni corpo che venga ad emergere dalla nostra intesa. Così affermandosi essa si rivela ogni volta in morte della paura “ .
La sua potenza poetica, che si fa intensità, tenerezza, sintonia costante con l’altro/a, i Compagni, le Compagne, la natura e con tutti gli esseri senzienti, essendo un antispecista, a cominciare dagli ulivi del Cilento dove abita, vivendo in armonia con i gatti, i cani, le poiane, i greppi, i gechi, i topi, stabilisce sempre un rapporto sia da vicino che a distanza di affettuoso scambio.
Scrive ancora: “ Amare significa fare esperimenti insieme all’altro, giocare con la sua disponibilità, il suo candore, la sua critica. La parola amore non basta mai, non riesce mai a dire compiutamente il continuo eccedere del nostro affetto reciproco “ .
“Il mondo non può darmi lezioni,
anche perché io non mi sogno di dare lezioni al mondo.
La volontà non è mai stata sufficiente,
e neanche la poesia.
Occorre tendere una mano verso l’assoluto
E calare le mutande persino a ciò che resta dell’Idea.
Ma se voi mi chiedete come farlo,
posso solo dirvi che così avete già perso il vostro fare.”
“… L’inferno non esiste. Esiste solo la merda del potere che brucia gli eretici e gli zingari del pensiero. Per cui: brucia dentro di te ogni forma di potere, rigetta la collaborazione, mantieniti sul bordo dell’impermutabile e non avere alcuna paura delle ceneri.
Mangone parla di tenerezza, di affetti, di quell’amore carnale, in cui la gioia reciproca degli innamorati sembra toccare l’estasi sessuale, creando sensazioni nuove e momenti di intensità e di nuova potenza poetica, anche se ogni amore sboccia e poi sfiorisce e muore, per poi rifiorire come ogni pianta che potenzialmente ha infinite fioriture.
Parlando dell’incodificabile corpo rettile, mistificato storicamente dal potere clericale e civile, di quel CSO di Artaud, poi di Deleuze e Guattari, che alimenta e potenzia la vita, la singolarità, le idee, le affezioni materiali, la creatività, in cui il desiderio sovversivo si rinnova in un divenire che si crea e si ricrea sempre.
Ha ragione anche nel dire che “non accetta lezioni dal mondo, né si sogna di darle.“
Qui viene fuori tutto il suo “ spirito Anarchico “ della sua individuale unicità aperta, un po’ stirneriana, che ha sicuramente alimentato alcune sue radici, dicendoci: “che la rivoluzione e la sovversione, prima di tutto deve passare dai nostri corpi e dai nostri sensi “.
Il suo stile di vita è quello di un Anarchico Pank, che crede, vive e pratica una “ poesia di rivolta “ , quella poesia sovversiva, che deve fare divenire realmente unici, perché potenzialmente ognuno di noi è unico, infinito, irripetibile e irrappresentabile. Mi sembra scontato dire che Carmine Mangone con i libri che ha scritto e le traduzioni che ha fatto, non ha alcun interesse per la letteratura, nè si considera uno scrittore e nemmeno un intellettuale, è una singolarità, che mette la vita individuale in atto, che significa entrare nella dimensione dei flussi e dei riflussi del pensiero, per aderire al lato minoritario della vita, potenziando sempre relazioni molteplici con l’altro/a, per sperimentare la “ forza della singolarità “ , per una “ unione di egoisti “ , che si fa “ Com-unicità “ di “ egoisti unici “ , per sentire e vivere quella “ perfezione sensuale dell’attimo “ di cui parlava Max Stirner, e soprattutto per “ cambiare la vita “ .
Roberto Bellassai