Krishnamurti è un Indiano educato alle discipline filosofiche Orientali, quindi ad una visione non dualistica della vita. Dopo una esperienza con laTeosofia di Annie Besant e di Charles Leadbeater, da cui dopo alcuni anni dall’iniziazione prende le distanze, inizia un cammino filosofico – spirituale fuori da ogni scuola e accademia, il cui obiettivo è quello di contribuire a liberare l’uomo dal bagaglio dei condizionamenti accumulati nei millenni della Storia.
Questo piccolo libro di 85 paginette dal titolo: “Lettere a un giovane amico” , scritte dal 1948 al 1960, pubblicato nel 2021, nella Collana ” Piccola Biblioteca ” della Casa Editrice Lindau, raccoglie 21 lettere indirizzate al suo amico conosciuto nei vari incontri pubblici dove si svolgevano i suoi incontri, un giovane amico ferito nel corpo e nella mente.
A cominciare dalle prime lettere, Krishnamurti sostiene che è necessario liberarsi dalla cultura storica tradizionale, per cominciare attraverso un processo di libertà spirituale ad essere liberi dalla competizione, dall’insoddisfazione e dalle identificazioni che questa cultura produce e riproduce, e che fa prevalere nel soggetto la sua parte meccanica.
Per cultura storica tradizionale, che chiama sovrastruttura, intende la storia, le religioni, le ideologie, che strutturano la mente, lacoscienza e l’inconscio fino ad appiattirli e a farli vivere nel passato o nel futuro, sbarrando le porte del presente, di quella percezione del presente, che può farci vedere, sentire e respirare un “presente reale“, che è quell’immediato che fa sentire l’autenticità e l’intensità della vita, e non quella vita dipendente, identificata con il tempo cronologico, con l’esperienza di una soggettività che opera solo con il suo aspetto meccanico, in cui prevale l’abitudine, che separa e frammenta da se stessi, dalla natura e dagli altri, come vuole il potere che il soggetto ha interiorizzato, facendone il suocostante riferimento. Un potere esterno, divenuto sistema in cui il soggetto si riconosce e ne dipende.
Nelle lettere, Krishnamurti parla della competizione, che è in ogni nostro comportamento, con cui ci confrontiamo continuamente con gli altri, in una logica in cui veniamo educati e cresciuti, divenendo la base della nostra cultura, a causa del desiderio di essere a tutti i costi, praticando anche l’eccesso per essere, con cui si ci identifica per divenire, vivendo quasi sempre il contrario di quello che siamo. Infatti, nel desiderio e nella conseguente identificazione con i ruoli c’è molto spesso il volere essere riconosciuti e lodati per sentirsi ad esempio, Poeti, Filosofi, Artisti, Scienziati, grandi Attori, Maestri, Registi, tutte persone di successo.
Soggetti che spesso non sanno discernere dal ruolo che vivono, ma che dipendono dal proprio ego, e che invece di capire che è la mente a creare uncentro in se stessa, attorno al quale si muove e nel quale riconosce il proprio essere, a causa delle influenze dei contesti, quella mente che “ ci mente “, che è il passato, la tradizione culturale millenaria, i ricordi, ogni forma di artificiosa contrapposizione, l’identità, la cosiddetta personalità.
“ … Ma la mente può funzionare senza il processo di identificazione? … ” scrive Krishnamurti nelle lettere al suo caro amico.
Ed invita con la purezza dello sguardo a “… scoprire i movimenti dell’identificazione nella realtà quotidiana, ma anche in quella astratta, lasciando alla consapevolezza inseguire i vari movimenti di pensiero attraverso i corridoi della mente, svelando senza mai scegliere … “
Ed è veramente strano, grottesco il modo di andare alla ricerca della libertà, rivolgendosi agli altri, ai Guru, ai Maestri per farsi aiutare e guidare, perchè si dipende dai Media, dalla Musica, dalle partite di Calcio, dall’ammirare Artisti e Poeti, con cui ci si identifica perchè si è vuoti dentro.
Così la vita diventa invivibile, vuota, ed essendo tale si cerca di riempirla con la Musica, la Letteratura, con Dio, gli Dei, le Chiese, i Social, come forme di evasione, quando c’è una Musica naturale, come ad esempio, il mare, il ruscello, il fiume, il vento, il cinguettio degli uccelli, una musica naturale sotto il cielo stellato, che va ascoltata con attenzione, divenendo un tutt’uno con il fluire delle acque e le atmosfere che crea la natura.
Invece di creare prigioni interiori bisogna aprirci al vero problema che è la libertà, a quella libertà dal conosciuto, per essere liberi dalla volontà di essere, di diventare qualcuno, per tendere ad avere una mente chiara, libera e flessibile, senza legami, perchè il desiderio e le identificazioni oscurano la vita e la riempiono di frustrazioni di dolore e di sofferenza.
“… La mente deve svegliarsi completamente affinchè il nuovo possa emergere , ed essere un vero rivoluzionario richiede una metamorfosi del cuore e della mente …” Scrive ancora Krischnamurti.
“Felice è l’uomo che non è niente“ è il messaggio simbolico che è nel sottotitolo del libro delle lettere, che per i suoi contenuti spirituali, che sono fuori da ogni forma di spiritualità organizzata o istituzionalizzata, e per lo spirito con cui sono scritte le lettere, si può dire, che questo piccolo libro è un gioiello di grande valore.
Roberto Bellassai