Era Carmelo Bene che sosteneva che quando si diventa dei Classici della letteratura, ci si frequenta non solo in vita, ma soprattutto nel cosiddetto al di là, nel senso che vi è una compresenza tra i vivi e i morti, per dirla anche con Aldo Capitini, specie se si tratta di soggetti con singolare sensibilità e autorevolezza.
Nel libro in forma di lettere immaginarie di Dacia Maraini su Pier Paolo Pasolini, pubblicato dalla Casa Editrice Neri Pozza nel Febbraio del 2022, dopo 47 anni dalla sua tragica morte, si può dire che vi è questa dimensione in cui i due Poeti e Scrittori, Maraini e Pasolini, si frequentano nei sogni fatti in questo caso dalla Maraini, essendo entrambi pubblicati ne I Meridiani Mondadori, cioè in una Collana di Classici.
Un libro che con la sua uscita coincide con il centenario della nascita di Pasolini, di un Pasolini che inizia appena a sette anni a scrivere la sua prima poesia, ed a 17 anni legge Rimbaud, un Poeta maledetto, tutt’altro che politico, che lo fa diventare Antifascista, poi legge Marx e Gramsci, che losollecitano a fare delle scelte culturali e politiche che diverranno la sua dimensione culturale, politica e spirituale insieme alla sua visione naturale fatta di bisogni e passioni, dimensione molto cara a J. J. Rousseau, che per Pasolini era la base educativa basilare per una società realmente umana.
La Maraini, che è stata una sua cara amica insieme ad Alberto Moravia, una amica molto intima, che lo ha frequentato, dai primi anni sessanta fino al 1975, anno della sua morte, nei vari Caffè letterari di Roma divenendo una sua compagna di viaggi a cominciare dal viaggio in India, per poi andare di anno in anno in Africa, in Sudan, Congo, Yemen, Kenya, Nigeria, Mali, Ghana, Tanzania, Afghanistan, insieme ad Alberto Moravia suo compagno e grande amico di Pasolini, con a volte anche Ninetto Davoli e Maria Callas, lavorando anche su delle sceneggiature dei suoi film in cui venivacoinvolta. Tutte le 36 lettere che compongono il libro iniziano con Caro Pier Paolo, sempre con un linguaggio e con dei toni in cui si celebra l’amicizia tra i due amici, con quella pratica non – violenta tendente sempre a dire apertamente ciò che si pensa veramente dell’altro, divenuta una costante in tutte le lettere, ma anche nei sogni dove Pasolini appare e scompare alla Maraini come nella realtà, che con introspezione, seziona e scioglie i nodi e le contraddizioni di Pasolini, partendo dalle confidenze a sua volta fatte da lui nei dialoghi con lei, intercalando e citando poesie dello stesso Pasolini, acominciare dal rapporto con la madre, Susanna Colussi, un rapporto di un affetto molto sentito tra madre e figlio, in cui entrambi si proteggevano, rapporto sempre alimentato da un sentire naturale, che dava corpo a un linguaggio pre – linguistico visivo – poetico.
Una madre che “era come Socrate per me” . ” E io ho assorbito tutto questo, quasi in maniera patologica ” . Risponde così alla Maraini in unaintervista sull’infanzia.
Parlando delle amiche di Pasolini, la Maraini gli chiede perchè Laura Betti non viene coinvolta nei viaggi in Africa, e da quello che viene a sapere da parte di alcuni amici è che Laura Betti ha un rapporto possessivo con Pasolini, al punto che lo avrebbe voluto dirigere nella sua vita privata, di conseguenza non la invitava, anche perchè la Betti non si sarebbe adattata ad andare in quei Paesi con dei viaggi non organizzati, ne avrebbe accettatoi disagi a cui andavano incontro i suoi amici, che spesso dormivano in tenda, oppure ovunque trovavano una Pensione e per mangiare siaccontentavano di pane e scatolette o finire in pessime Bettole.
Di Maria Callas, di cui Pasolini era molto innamorato e corrisposto, la Maraini dice che il suo amore era platonico, un amore fatto di tenerezza e affetto, di ammirazione, di dolcezza e solidarietà, non di eros, perchè sotto questo aspetto Pasolini non cambiò mai i suoi gusti sessuali, perchè in tutte le sue amiche vedeva e sentiva la compresenza di sua madre.
Dice anche che la Callas in merito al ruolo di Medea nel film di Pasolini si sentiva usata, a cui Pasolini rispose: “Tu sei come pietra preziosa che viene violentemente frantumata in mille schegge per potere essere ricostruita di un materiale più duraturo di quello della vita, cioè del materiale della poesia”.
Dice ancora che la grande Maria Callas, la diva conosciuta in tutto il Mondo, accanto a Pasolini si faceva umile, timida come una ragazzina al primo innamoramento, una ragazzina che pendeva dalle sue labbra”, che aveva sacrificato la sua vita affettiva e l’amore per la musica e il canto, un giorno disse alla Maraini. “Ma si può amare una persona senza desiderarla?”
Questa era la domanda di Pasolini a cui la Maraini non seppe dare alcuna risposta.
Una forte amicizia l’ha avuta anche con Elsa Morante, con cui ha vissuto un legame fervido e appassionato, Pasolini la chiamava teneramente Mirmicuzza, gli diceva che poneva troppa fiducia nei ragazzini, in riferimento al suo romanzo ” Il mondo salvato dai ragazzini “, criticandola con la dovuta prudenza e tenerezza, per la storia d’amore con Bill Morrow, un giovane americano, figlio di ricchi, bello come un cherubino, dedito alla droga, che secondo Pasolini corrispondeva l’amore a una nonna – bambina. Alberto Moravia diceva che “sia Elsa che Maria erano abitate da quel candore bambinesco che attirava come lo zucchero attira l’ape” .
Di Silvana Maura Ottieri, donna bella e intelligente, altra amica carissima, Pasolini scrive: “Tu sei stata per me qualcosa di speciale e di diverso datutto il resto: così eccezionale che non vi trovo nessuna spiegazione, neanche una di quelle spiegazioni larvali e così concrete che non afferriamo nel nostro monologo interiore: nelle nostre astute manovre del pensiero.
Tu sei stata per me la donna che avrei potuto amare, l’unica che mi ha fatto capire che cosa sia una donna, e l’unica che fino a un certo limite ho amato “. “Nel mio ultimo biglietto ti ho scritto che eri l’unica, fra tutti i miei amici, con cui mi riusciva di confidarmi: e questo semplicemente perchè seil’unica che io ami veramente, fino al sacrificio” .
La Maraini sempre tra sogni e realtà continua a fare domande al suo caro amico Pasolini, a cominciare sulla questione sull’aborto, su cui lei, “ ha scritto a lungo, contro l’aborto clandestino, per far votare una legge per eliminare l’orribile pratica su cui si arricchivano i vari trafficanti, per una maternità consapevole “ .
“ Tu dicevi che i problemi riguardavano il coito, non l’aborto, cioè la pratica consapevole della contraccezione, insistevi sul senso di colpa, che attribuivi all’eccessivo permissivismo sessuale della nuova borghesia consumistica “ .
Poi gli ricorda lo scandalo che fece la sua poesia “ il PCI ai Giovani “ pubblicata sul settimanale L’Espresso, sullo scontro politico a Roma a Valle Giulia tra studenti e poliziotti, in cui Pasolini si schierò a favore dei poliziotti, perchè figli di poveri, mentre gli studenti li vedeva come dei privilegiati dalle facce di figli di Papà.
Per questo ed altro fu molto critico nei confronti dei Movimenti politici del 1968.
A seguire gli ricorda l’odio viscerale che ha avuto sempre per la borghesia e per la classe politica italiana, definendole le più ignoranti d’Europa, ma anche di quel famoso “ Io so “ e “ Il Processo “ , apparsi su Il Corriere della Sera, in cui accusava i Governi degli ultimi venti, trent’anni, e i suoi rappresentanti per la strage di Piazza Fontana della Banca dell’Agricoltura a Milano, per le bombe di Brescia, la strage della Stazione Ferroviaria di Bologna, e soprattutto per quello che chiamava “ genocidio culturale “ operato in Italia, quella distruzione e sostituzione di valori, da una classe politica irresponsabile e venduta politicamente, criticando anche l’opposizione, che era anch’essa potere, per cui chiedeva un Processo e una condanna.
Alberto Moravia oltre ad essere un grande amico, era come un fratello maggiore per Pasolini, con cui aveva un costante dialogo sia sulla letteratura, che sulla politica, che lo definiva: “ un poeta calato nelle acque della realtà del suo tempo “ . Fu Moravia, che per il suo funerale laico. nella Piazza di Campo dei Fiori, in una Piazza piena di gente, con una voce spezzata, gridava: “ E’ morto un grande Poeta. Di poeti come Pasolini ne nascono tre o quattro in ogni secolo. Il Poeta è sacro. Abbiamo perso un Regista, che tutti conoscono, un Regista dal realismo arcaico, che aveva il Mito del proletariato, dell’umiltà dei poveri, che potrebbe portare a una nuova genesi nel Mondo.
Sul finire del suo discorso parla di “ una immagine di Pasolini in cui fugge a piedi, immagine emblematica di questo Poeta, dice Alberto Moravia, che deve spingerci a migliorare questo Paese, che Pasolini stesso avrebbe voluto “ .
Il libro si chiude con la Maraini che auspica la riapertura del Processo sul caso Pasolini, perchè ancora dopo 47 dalla sua morte non sappiamo quali Poteri hanno macchinato per farlo uccidere, ne chi l’hanno massacrato.
Roberto Bellassai