Sul recupero del tracciato NOTO – PACHINO
Ferrovia o Ciclovia
Gli Atti del convegno “Noto nel xx secolo Politica, società e cultura” tenuto a Noto nel novembre 2004, contengono un contributo di Salvatore Russo il quale scrive che la ferrovia Noto-Pachino, voluta dal sindaco dell’epoca C. Sallicano, fu finanziata nel 1923 dal ministro dei Lavori Pubblici G. Carnazza con capo di gabinetto il netino Gerardo di Martino. Succesivamente il progetto esecutivo fu approvato nel 1925 avviando gli espropri, nel 1931si comincia la posa degli armamenti e i lavori furono completati con l’inaugurazione nel 1935.
La vicenda della ferrovia Noto-Pachino viene ripresa dallo storico R. Mangiameli che nelle conclusioni la definisce come “supporto allo sviluppo della vocazione turistica a mare e opera frutto della costruzione “politica” del territorio, ovvero di pressioni e capacità di collegamento delle elites locali con i centri decisionali.”
Frutto cioè di una forzatura e distorsione delle caratteristiche proprie del territorio e della città. Ma osserva ancora lo storico che “l’espansione di Noto Marina e di altri insediamenti costieri contribuisce molto ad un importante contributo al saccheggio del territorio, e sembra proprio una scarsa progettualità nel solco della casualità che, nella più benevola delle ipotesi, ha compromesso seriamente un territorio di straordinaria bellezza. Risorsa anche questa non più rinnovabile”.
La vocazione turistica a mare viene perseguita fino al decennio 1970, quando alla fine degli anni ’70 si tenta di ribaltare “la progettualità nel solco della casualità” cercando di riprendere uno sviluppo basato sulle caratteristiche proprie del territorio: la monumentalità barocca del centro storico della città (Simposio sull’architettura di Noto) e la naturalità del territorio con la protezione della Riserva di Vendicari: per farne il volano dello sviluppo della città.
Ancora tra fine anni ’80 e primi ’90 il PRG Agnello, voluto dall’amministrazione Passarello, pur rispettando la Riserva di Vendicari, prevedeva l’abbandono del centro storico, definito privo di condizioni abitative adeguate alla vita contemporanea, e una sovrabbondanza di zone di espansione residenziale. Ancora oggi continua
la scarsa attenzione alla salvaguardia del paesaggio agricolo e storico e con concesioni di edilizia residenziale si accelera il consumo di suolo.
Da circa 20 anni siamo in attesa di decidere su ferrovia o ciclovia per una protervia insistenza sul recupero della ferrovia, pur in assenza di nessuna proposta concreta relativa alla ferrovia, ed invece in presenza di richieste da parte di turisti, presenti a Noto, che pensano che la ciclovia sia già realizzata. Ma arrivati a questo punto è necessario dire che il recupero della ferrovia non è più SOSTENIBILE per una pluralità di motivi e più punti di vista:
1° – AMBIENTALE
Considerato che con D.R. n. 233/1995 la riperimetrazione della Riserva di Vendicari prevede che “il confine occidentale … comprende anche la sede ferroviaria con pertinenze e fabbricati”, il passaggio di un mezzo pesante come un treno non è più compatibile con la RISERVA DI VENDICARI. Questa è già diventata area di stazionamento degli uccelli migratori con un incremento quali-quantitativo passato da 202 a 233 e fino a 251 specie che costituiscono oltre i 2/3 dell’avifauna osservabile in Sicilia. Si hanno già 51 specie nidificanti regolari, e 40 sono sedentarie, 72 specie sono svernanti regolari. Le specie regolarmente migratrici sono 144; 79 specie rientrano nell’allegato ”direttiva uccelli 79/409”. Vendicari pertanto è stata definita “l’albergo degli uccelli”. (cfr. F. Brogna in ‘Vendicari storia e percorsi di una riserva ambientale’, introduzione p.12, Natura Sicula Siracusa, Grafica Saturnia, Siracusa 2014). Il passaggio di un mezzo pesante come un treno rischia di compromettere un patrimonio naturalistico ormai consolidato.
2° – ECONOMICO
Perché nel caso della ferrovia non si tratta più del solo costo di ripristino della linea ferrata ma anche del costo di gestione della efficienza di binari, traversine e massicciata che richiede la presenza costante di più addetti al controllo della sicurezza e relativa manutenzione. Tali costi, di qualche milione di euro, non sono facilmente recuperabili e non possono gravare sulle finanze dei comuni ormai al limite del dissesto. Il trasporto dei prodotti agricoli (vino, pomodorini etc.) ha già preso altre strade ed è stata costruita una bretella dopo il Tellaro che collega direttamente la provinciale Noto-Pachino con la esistente autostrada.
3° – TURISTICO
Nella situazione attuale il problema non è più quello di aumentare il flusso e le presenza turistiche. Ormai, superate le cinquecentomila presenza annue, siamo al limite di sopportabilità, soprattutto nei mesi estivi, delle presenze ed è necessario non sovraccaricare ulteriormente la Riserva, ma di regolamentare e gestire con più leggerezza, discrezionalità l’accesso e le presenze nella riserva e soprattutto delle spiagge.
Non si può certo dire che il recupero del tracciato come ciclovia non sia Recupero del Patrimoni Italiano esistente, istanza fondamentale di ITALIA NOSTRA.
Piuttosto sono ben altre le ferrovie siciliane da recuperare, sempre se di ferrovie siciliane si possa parlare !!.
Corrado Fianchino
Concordo pienamente con le conclusioni tratte dal prof.Fianchino, che correttamente individua ed espone i motivi per cui oggigiorno l’ipotesi di recupero del tracciato Noto-Pachino è auspicabile esclusivamente come percorso ciclabile. Mi auguro che il progetto veda una rapida realizzazione, così come la manutenzione delle strade adiacenti la Riserva ( l’accesso a Vendicari avviene passando per una strada il cui margine è crollato..!) e la pulizia delle discariche abusive che purtroppo la assediano.