Max Stirner è l’autore de “L’Unico e la sua proprietà“, un testo filosofico riscoperto da tempo che ha influenzato FriedrichNietzsche, Albert Camus, Ernest Junger, Emil Cioran, Raoul Vaneigem, Carl Marx, Friedrich Engels, Karl Lowith, ed esponentidell’Anarco–individualismo, come Emile Armand, Renzo Novatore, i Dadaisti, i Situazionisti, ed altri tra filosofi e letterati.
Tra i suoi Scritti minori, pubblicati prima de “L’Unico e la sua proprietà“, c’è “Arte e Religione“, inserito in un piccolo libro dal titolo: “Educazione, Arte e Religione“ che comprende anche “Il falso principio della nostra educazione“, pubblicato da Ortica Editrice, unapiccola Casa Editrice che ha scelto una linea culturale e politica alternativa a quella dominante.
Il mio intervento si limita a scrivere su “Arte e Religione” in cui Stirner parla dell’uomo/a condizionato storicamente e culturalmentedal trascendentale, da quella gabbia costruita dal sistema economico, culturale, politico, clerico capitalista, che non permette disoddisfare lo stato naturale con i suoi impulsi, i suoi desideri e le sue inclinazioni, costringendo l’individuo a diventare un altro, un uomo/a dell’al di là.
In breve: un uomo/a diviso, che si sdoppia in ciò che è e ciò che deve diventare, un uomo/a che deve tenere presente semprequesta sua separazione da se stesso e dalla sua natura fino a identificarsi e riconoscersi nella forma, in quel sistema del falso io.
Per Stirner anche il genio artistico brancola nel buio, in cerca di una immagine, e quando la trova crea l’ideale a cui tutti aspirano,quell’espressione dei desideri e delle risposte mai soddisfatte, che non permette nessuna unicità di sè, essendo solo una variantedello sdoppiarsi in cui ci si ritrova con “l’uomo spirituale“, con quello che Stirner chiama “fantasma“, che il “genio artistico” compie con servile perfezione.
Sia l’arte che la religione separano, frammentano, creano sdoppiamento in un ideale fuori di sé, che nasce a cominciare dai poetiOmero e Esiodo che crearono ai Greci i loro Dei, e da questi “fantasmi esteriorizzati“ verso un oggetto venne alienato l’uomo/a dase stesso.
Da quì tutte le lotte e le guerre che durano da millenni, perché è terribile l’essere fuori di se stessi a causa delle superstizioni volutee alimentate storicamente dal Potere.
Per Stirner nessun concetto deve essere “privo di realtà“ per porre fine ai fantasmi dell’oppio delle “idee fisse“ dell’arte, della religione, della metafisica, della fede, del sacro, sostenute e difese spesso dal “freddo intelletto” delle persone cosiddette colte eletterate.
Stirner delinea un concetto assoluto di autonomia dell’individuo, dissacrando e distruggendo tutto ciò che si imponga dal di fuori eche ne delimitano i confini, per liberare l’individuo dalle sue doppiezze e dalla falsa idea di sé, perché esiste solo l’individuo unico,proprietario e creatore di se stesso.
Solo lo spirito della filosofia, si occupa di se stessa, e non si cura di nessun oggetto.
Valerio D’Angelo nella sua introduzione sostiene che nell’ultimo decennio abbiamo assistito a una vera e propria rinascitastirneriana, in cui Stirner viene visto come un precursore della “morte del soggetto“, con più di un secolo di anticipo rispetto aDeleuze, Foucault e Lyotard, svelando la natura artificiale del “ soggetto sovrano “ .
Chiudo con un Aforisma di Friederich Nietzsche : un grande filosofo, che ha qualche debito nei confronti di Max Stirner, che ne “Lanascita della tragedia“ dice:
“Tutto ciò che ora chiamiamo cultura, educazione, civiltà, dovrà un giorno comparire davanti all’infallibile giudice Dioniso“
Roberto Bellassai