L’individuo nella società Socialista è un piccolo libro, un Saggio di Oscar Wilde, Dublino 1856, Parigi 1900, pubblicato nella Rivista Fortnightly Review di Londra nel 1891, ristampato e pubblicato dall’Associazione Culturale “Sicilia Punto L”, nelle Edizioni La Fiaccola, Collana Anteo, Ragusa, Giugno 2006, con in copertina un disegno di Giordana Blanca Libera Gurrieri e una nota di Domenico Tarantini.
Oscar Wilde, un Dandy, che dell’estetica, della bellezza in letteratura e nella vita ne aveva fatto la sua cifra, quella cifra che diviene e contamina ogni aspetto della cultura, delle idee, della politica e della vita.
In questo breve saggio di natura politica e economica di appena 61 pagine contempla e rivendica una dimensione utopica della società, sostenendo che solo l’individuo mette la vita in atto, vivendo nel presente, fuori dalla cultura patriarcale che contribuisce a realizzare l’utopia Anarchica in cui i principi e gli ideali antiautoritari dell’individualismo Anarchico si liberano politicamente per scelta consapevole dell’esistenza fine a se stessa, vivendo secondo se stessi, e non accontentandosi di esistere solamente, perché l’autorità e l’autoritarismo è sempre degradante, degrada sia coloro che la esercitano, sia coloro che la subiscono, soprattutto perché la mancanza di individualità comporta la falsificazione della vita basata sulla norma comune.
Per Wilde ci sono tre tipi di despoti, il primo è quello che tiranneggia i corpi, il secondo le anime, il terzo tiranneggia sia i corpi che le anime.
Il primo si chiama Principe, il secondo Papa, il terzo Popolo.
Facendo riferimento al suo Secolo cita diversi intellettuali che hanno coltivato, sviluppato e realizzato la propria individualità rispetto all’integrazione di tanti altri.
Tra questi il naturalista e antropologo Charles Darwin, il poeta romantico John Keats, il filosofo e filologo Ernest Renan, lo scrittore Gustave Flaubert.
Persone che Wilde vede come esempi di individui liberi, nonostante la rigida moralità e la repressione culturale dell’età Vittoriana, dimenticando John Ruskin che fu il suo Professore all’Università di Oxford, da cui fu influenzato dal Socialismo Utopico che Ruskin professava in chiave Cristiana.
Secondo Wilde le emozioni non positive della maggioranza degli uomini prevalgono sull’intelligenza, fino all’identificazione e alla saldatura meccanica con la politica delle “passioni tristi”, e non con il libero pensiero.
Di conseguenza solo nel Socialismo utopico si può convertire la proprietà privata in proprietà pubblica, essendo la fonte primaria di diseguaglianze e di risentimenti, perchè il riconoscimento della proprietà privata ha danneggiato l’individualismo, identificando l’uomo con ciò che possiede, dandogli per scopo il guadagno e non il progresso delle sue finalità.
Nel Socialismo utopico, continua a scrivere Wilde, “il suo valore non sarà misurato da cose materiali”;
L’istituzione del matrimonio sarà abolito, un’istituzione assurda, che non permette all’individuo di amare liberamente, riconoscendo nella disobbedienza dell’individuo una grande virtù, in contrapposizione al biblico “peccato originale”, per potere riportare la società nella sua naturale dimensione di sviluppo e assicurare il benessere materiale ad ognuno dei membri della comunità.
Solo nel Socialismo libertario si svilupperà quell’autorevolezza antiautoritaria che permetterà all’individuo l’espansione dell’io, quel divenire dinamico creativo che non consentirà di subire più la “tirannide industriale” e le conseguenti guerre dei padroni, ma anche dei suoi strumenti di oppressione, quindi di quella Scienza piegata ai propri fini, liberandolo dalla schiavitù del lavoro, facendo lavorare le macchine e non l’individuo, perchè è moralmente offensivo per l’uomo fare qualcosa in cui non prova piacere, per cui la cultura avrà quel dovuto ruolo, che permetterà ad ogni individuo di alimentare la propria “potenza“, di divenire filosofo, poeta, artista, scienziato.
Bisogna soprattutto avere la dovuta simpatia per la “gioia“, quella “gioia armata“ delle idee e della pratica delle idee, da intensificare e trasmettere e contagiare la moltitudine, il mondo, per realizzare quella società Anarchica e Libertaria prima o poi a venire.
Questo breve Saggio di Wilde irritò molto l’aristocrazia britannica e sicuramente influenzò la giustizia borghese del tempo.
In un processo nei suoi confronti in cui era accusato di pratica omosessuale, venne condannato a due anni di lavori forzati, lavori forzati che lo debilitarono e lo distrussero, fisicamente e intellettualmente, facendolo uscire fuori dalla scena culturale, artistica e politica, con la morte ad appena 46 anni.
“Utopia? Una mappa del mondo che non include il paese dell’Utopia non vale neppure un’occhiata, perchè ignora il solo paese al quale l’umanità abbia sempre approdato. E quando l’Umanità vi getta le ancore, scorgendo immediatamente una Utopia migliore, spiega di nuovo la vela“.
Questo Aforisma si trova a pagina 30 del libro sopra citato.
Roberto Bellassai