“Solo se c’è la luna“ è l’ultimo Romanzo della scrittrice Silvana Grasso appena pubblicato dalla Casa Editrice Marsilio, un libro di 222 pagine che una volta iniziato a leggerlo non si riesce a staccarsene se non dopo averlo finito di leggere perché si viene coinvolti emotivamente, sia per la sensualità del linguaggio, che pagina dopo pagina si fa sempre più copiosa, che per il primo piano delle vicende umane con le sue conseguenti dinamiche in cui a parlare sono i corpi, la carne e la sessualità dei personaggi del Romanzo.
La storia è ambientata in Sicilia, nella provincia di Palermo, intorno agli anni cinquanta, dove Girolamo Franzò, un manovale, torna nell’isola dopo avere lavorato per trent’anni in America dove ha fatto tesoro delle tecniche di Marketing e del cosiddetto Business per creare una fabbrica di sapone e saponette che battezza con il nome di Gerri Soop.
Girolamo Franzò detto Gerri è un siciliano di cinquant’anni che vive per gli affari, che in lui sono sempre in primo piano rispetto a tutto, è sposato con una donna di 17 anni di nome Gelsomina, una donna semianalfabeta che, dopo avergli dato una figlia di nome Luna, si eclissa in un suo mondo fantastico e creativo dove lavora giorno e notte senza nessun risparmio di energie, scolpendo il legno, il sughero e il marmo, creando delle statuette, dei volti, sia di persone che di angeli, da collocare nelle tombe dei Cimiteri, oppure in casa di chi ne fa richiesta.
Gerri ha successo con la sua Gerri Soop che a volte sembra che si sostituisca alla mancanza reale dei rapporti umani, tanto si lega a lei al punto che non solo ha coperto il mercato di tutta la Sicilia, ma i suoi prodotti sono richiesti anche nelle Città del Nord Italia ed in Paese è conosciuto e rispettato da tutti come un padrone che ha sempre ragione, a cui il Sindaco, il Prefetto, il Vescovo della Diocesi ma anche tanti abitanti del luogo gli vanno a chiedere spesso dei favori, delle assunzioni di parenti nella sua fabbrica oppure raccomandazioni varie essendo divenuto una persona influente e di primo piano nei confronti di tutte le autorità della Città.
Gelsomina si potrebbe dire che vive nell’ombra ma con la passione che ha messo nel creare le sculture si è fatta gradualmente nel tempo una clientela numerosa, che gestisce in silenzio, senza alcun clamore, al contrario di Gerri che approfitta di ogni banale ricorrenza e rito per meglio misurare il suo potere davanti a tutta la Città.
Lei non è per gli affari, la sua mente e il suo cuore sono centrati su una spiritualità tutta sua a cui da ogni giorno forma e contenuto.
Luna, è una ragazza che dalla nascita è nata con una malattia rarissima che non gli permette di stare al sole o a contatto con la luce, altrimenti il calore oltre a bruciarle la pelle la fa ammalare fino a creargli problemi molto seri per la sua salute.
“Così gli fu detto più o meno a suo Padre, a Gerri da parte di un medico specialista in materia“, di conseguenza vive la sua vita sempre in casa dove usa un lume a petrolio, oppure le candele, non frequenta la scuola pubblica come tutte le bambine o i bambini del Paese ma prende lezioni da Professori che gli fanno scuola privata.
Luna, col tempo, crescendo, divenuta una ragazza si interessa di letteratura, legge molti Scrittori e Poeti che gradualmente affinano sempre di più la sua sensibilità e la sua intelligenza. Ha un’amica, una coetanea di nome Gioiella, che il Padre sempre pronto agli affari si può dire che gliela comprò da una operaia della sua fabbrica, da Nellina, una ragazza madre un pò ingenua che sognava l’America ma che invece, in quel Paese troppo mitizzato vi trovò la delusione, la solitudine e la morte.
Fra Luna e Gioiella, che sono vissute insieme sin da bambine, c’è un buon rapporto di sorellanza, ma a parte la sorellanza, l’amicizia e l’affetto che c’è tra loro, si stabilisce anche una complicità che riguarda il desiderio d’amare e di farsi amare da un giovane dipendente della fabbrica del Padre, un ragazzo di nome Leonardo, una specie di “Paolo il caldo“ di provincia che è sempre in cerca di donne con cui andare a letto, un ragazzo che piaceva sia a Luna che a Gioiella.
Fu proprio Luna a prendere coscienza che la vita dello studio non gli bastava più, perché voleva realmente vivere anche fuori dai canoni ordinari la propria sessualità con un maschio vero, mettendo fine alla finzione della vita dettata dalla letteratura.
Luna e Gioiella non avevano avuto nessun rapporto sessuale con un maschio, anche se tra i due vi era un amore saffico, di conseguenza pensavano e sognavano di portarsi Leonardo a letto, ma si combattevano dentro se stesse a causa di un desiderio così forte che in loro cresceva sempre di più e si faceva sempre più tormentoso, perché più era il tormento associato alle fantasie e al piacere più crescevano le aspettative.
Il desiderio ed il tormento lo viveva anche Leonardo, forse perché pensava anche ad una rivalsa nei confronti di Luna in quanto figlia del suo padrone, quindi vedeva sia lei che suo Padre come due avversari di classe, su cui scaricare la sua ansiosa rabbia nascosta dietro la sua bellezza fisica che agli occhi di Luna, di Gioiella e delle altre donne non era visibile a causa dell’eccesso del desiderio sessuale, mentre nei confronti di Gioiella voleva solo andarci a letto perché socialmente e nei suoi confronti aveva un’aria di distacco e un po’ di superbia che gli faceva assumere molto spesso la posa della ragazza un po’ fumosa e misteriosa.
Ma la forza dell’eros, la coscienza inconscia del sangue, fece incontrare sia Luna che Gioiella con Leonardo che, dopo esserci andato a letto, escogitò un piano per rubare i gioielli di famiglia di Luna per poi venderli e imbarcarsi per l’America dove sognava di fare l’Attore.
Luna, intuì il piano di Leonardo dopo che sparì dalla sua casa, infatti andò correndo per le strade sotto il sole caldissimo di Luglio, fino alla Stazione del treno, sorprendendolo nella sala d’aspetto dove aspettava il treno per Palermo. Alla sua vista, Leonardo si imbarazzò per la paura che Luna potesse fare intervenire la Polizia, che invece lo lasciò andare dopo essersi fatto dare una collana che per lei rappresentava un caro ricordo della sua mamma Gelsomina.
Al ritorno dalla Stazione, Luna non resistette al caldo e alla luce del sole, cadde per terra sfinita, bruciata dal sole, ma gli venne in soccorso Gioiella che la prese tra le braccia e la portò a casa, dove però dopo qualche giorno di sofferenza muore, mentre Gioiella subito dopo si suicida buttandosi dentro un pozzo, sia per la morte di Luna che per la delusione di Leonardo.
Si potrebbe dire che tutti i personaggi del Romanzo, sia principali che secondari, interagiscono tra loro, a parte la loro individualità, simbolicamente si prestano ad essere dei doppi di ognuno, perché anche quando alcuni scompaiono dal Romanzo fanno pensare a un aspetto taciuto, non consapevole che c’è nell’altro.
lI Romanzo di Silvana Grasso, al di là dei personaggi positivi e negativi, principali o secondari, che vivono conformandosi al sistema o non conformi al sistema, ad esempio come Gelsomina, Luna, Gioiella e Nellina, che vivono la dimensione naturale del sentire, dei sentimenti e delle emozioni, fuori dal tempo cronologico, come un prelinguaggio che è prima delle parole, che mette in discussione sia il linguaggio corrente, ordinario che il concetto di cultura prevalente, solo che non riescono ad affermare e vivere i sentimenti e le emozioni che possono alimentare la vita che sentono di vivere, perché vivendo in un contesto sia familiare che sociale basato sui rapporti gerarchici, in una società divisa in classi in cui prevalgono i rapporti di forza, di conseguenza una cultura autoritaria, il loro sentire e il loro stile di vita viene circoscritto in un privato senza alternative e senza sbocchi, in una specie di sentire utopico prima o poi a venire? Mentre Gerri, che è la personificazione dell’industriale che parte dal basso per poi mirare sempre più in alto fino a reggere e divenire sistema con tutte le sue dinamiche economiche, politiche, sociali e culturali, diviene sempre di più l’emblema della babele, della macchina a cui non si sfugge, che stritola tutto, persino le vite di Gelsomina, di Luna, di Gioiella e di Nellina.
La scrittura della Grasso con il suo linguaggio passionale, sensuale, ironico, sconvolgente, spesso vulcanico, con l’intercalare di parole e frasi in dialetto siciliano, colora maggiormente ogni aspetto dei personaggi del Romanzo, scardinando il conformismo di Gerri e di alcuni personaggi che rappresentano le Istituzioni pubbliche, che somigliano a degli strani uccelli impagliati, dando invece aria, nuova linfa alle parole, per decristallizzarle dagli stereotipi linguistici, per dare corpo, singolarità e bellezza a Gelsomina, Luna, Gioiella e Nellina, che vivono quasi per sottrazione, in quell’ombra dove si nasconde la vita reale dei sentimenti e delle emozioni, che non separano il sesso dalle emozioni, né il corpo dallo spirito, una vita che aspetta ancora la dovuta luce.
Roberto Bellassai