A’ridaglie. Noto si accinge fra qualche mese ad eleggere una classe dirigente che si propone di governarla per almeno altri cinque anni ed anche questa volta sembra inevitabile il ripetersi del medesimo errore di sempre: la scelta di una squadra di amministratori semiprofessionisti nella raccolta dei voti, ma dilettante, in modo quasi disarmante, se non avvilente, nella complessiva capacità amministrativa.
Si badi, questa non è la solita affermazione, il luogo comune, di chi osserva le cose dalla “piazza”, o meglio, dal cassero, ma nasce da una ormai pluriennale osservazione dei comportamenti e, soprattutto, dei risultati conseguiti dagli attori che, per così dire, animano da decenni il panorama politico e amministrativo di questa cittadina. Gente che, nella quasi generalità, vede la politica fondamentalmente come occasione di una affermazione e di una gratificazione sociale negata nella propria sfera lavorativa, animata anche da buona volontà, ma quasi sempre soffocata dalla primaria esigenza di mantenere la propria esistenza (in termini politici) con l’inevitabile ed inesorabile ribaltamento dei valori e delle priorità tra gli obblighi verso la comunità e l’accessoria gestione del potere. La politica intesa come un utile passatempo per pensionati, poco-facenti e avatar di squallidi politici di “caratura” provinciale, regionale e persino nazionale. Mestieranti della politica selezionati da un processo “evolutivo”, di stampo darwiniano, che è figlio della democrazia così come la si intende da tempo da queste parti (e non solo): una sorta di delega in bianco, a volte persino affidata ad altre figure intermedie, come i procacciatori di pacchetti di voti.
Quello che può a volte sembrare un esagerato accanimento nel mantenimento di un posto al sole al trascorrere dei lustri, quasi una insana passione per la politica, spesso nasconde solo la semplice pochezza di concreti interessi economici personali : da attività economiche vere e proprie, al posto di lavoro per moglie e figli, alla ricerca di indennità, gettoni ed emolumenti che rendono più agevole affrontare le rate del mutuo della casa e dell’automobile. Tutto questo, direte, per così poco? Vi garantisco che molti, di certo più di quanto possiate inizialmente immaginare, la pensano proprio così. Si va dalle doppie indennità per i consigli comunali prolungati oltre la mezzanotte, alla partecipazione a inutili covocazioni e riconvocazioni di commissioni consiliari che trattano dell’aria fritta (almeno per i risultati messi in campo). Per andare poi alle indennità per le funzioni di assessore ed altre prestigiose e ambite cariche di governo e sottogoverno. E tutto, ormai, sembra essere universalmente accettato in nome di un distorto realismo e pragmatismo che viene incoraggiato a tutti i livelli, fino a quelli più estremi della politica nazionale. Spesso sentiamo dire che un tal “politico” è in fondo valido perché “oltre ai suoi interessi sa fare anche quelli dei suoi elettori …”. Se ci badate, più nessun politico e, tanto meno nessun programma politico, cita la parola “onestà” , in quanto ormai sostituita (nel migliore dei casi, e comunque non manifestatamente) da “accettabile compromesso”. Provate, ad esempio, a passare mentalmente in rassegna i “politici” locali che conoscete e verificate a quanti di questi ritenete di potere attribuire, senza alcun dubbio e smagliatura, la qualifica di “onesto”. Magari vi azzarderete a definirne qualcuno “abbastanza competente”, ma “onesto” vi risulterà sicuramente arduo.
E vi sembra normale? Ci siamo quindi assuefatti e aberrati al punto che ormai la disponibilità alla mazzetta (in senso lato) ed ai compromessi è più rassicurante e “qualificante” della intransigenza in materia di legalità e di rispetto della cosa pubblica? Se si sonda il cosiddetto “corpo elettorale”, nei suoi indirizzi statisticamente prevalenti e si gratta a fondo tra le più inconfessate opinioni personali, non si fa un grande sforzo ad ammettere che il rappresentante ideale a Palazzo Ducezio non si discosta poi tanto da quelle squallide figure che in questi anni ci hanno allietato con il loro zompare da una formazione ad un’altra, sempre all’asta politicamente (e non solo). Magari pronte a violare procedure e norme pur di accontentare le esigenze e le richieste del proprio elettore di turno. Insomma, il rappresentante ideale deve potere incarnare la parte peggiore di noi, quella spesso nascosta e giustificata dal “tengo famiglia”. A lui dobbiamo potere delegare il lavoro sporco. In cambio avrà parte o tutti i voti della famiglia beneficiata. Sgarrare è difficile, perché da quel tale seggio dovrà uscire il promesso numero di preferenze.
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Non nego che, comunque vada, la visione pessimistica sul futuro di Noto prevale nettamente su qualsiasi altra. L’unica speranza (siamo arrivati infine a questa) è che, assunto come inevitabile il generale basso profilo del consiglio comunale, ci sia un primo cittadino almeno intellettualmente normo-dotato, affiancato da una squadra di assessori, anch’essi almeno normo-dotati e, soprattutto, una giunta politicamente in grado di sostenere nell’arco del proprio mandato, un programma credibile e lungimirante. A Noto vorremmo vedere un po’ più di competenza e fantasia e meno artisti della navigazione a vista. Credo proprio che con la fauna circolante ciò sia impossibile, a meno di epocali nuovi accadimenti, per cui facciamocene una ragione e speriamo per le prossime generazioni.
L’INCONTINENTE DEL 13/02/2011
Ma qualcuno crede ancora ad una alternativa politica rispetto alla mediocrità e al clientelismo che si pratica e che prevale in Città? Un Sindaco illuminato, quindi laico,con degli Assessori competenti in materia, adeguati?
Ma ci sono a Noto? E chi sarebbero?
Caro Roberto il titolo è tutto un programma, credo che la guerra è perduta.
Tuttavia l’articolo non mi piace molto perché si presenta (o si sente – sbagliando) la realtà come se da un lato ci siano, visibili e ben identificabili, i cattivi e, dall’altro, da qualche parte, magari invisibili, i buoni.
Se i politici sono tutti cattivi, mi chiedo però dove siano i buoni cittadini. Forse bisognerebbe iniziare da qui: fare una lista dei bravi cittadini e quindi rallegrarsene, magari pregarli di presentarsi (loro !) alle elezioni.
Ma la realtà non è così semplice. Ricordo che all’università, al corso di sociologia, mi spiegarono che i politici (come i banchieri) vanno retribuiti adeguatamente. Perché? Perché altrimenti, davanti a tanto denaro altrui che gli scorre tra le mani, soccomberebbero facilmente alla tentazione di rubare. Teorie sociologiche o piuttosto profezie autorealizzantesi? Infine accade difatti quello che pensiamo o temiamo. Ricordo che rimasi stupìto. Ma non ero onesto, allora solo ingenuo.
Un politico onesto, un sindaco onesto, a Noto, come altrove, non sarebbe forse solo un martire di qualche ora ? Se lo ammuccherebbero (ma sarebbe meglio dire “ce lo ammuccheremmo” in un minuto, manco un mezzo minuto…
E allora a che servirebbe ? Forse, più che un sindaco onesto, ci vorrebbe un sindaco astuto, ma non astuto nel senso comune, poiché furbi lo siamo tutti, ma nel senso più antico, cioè un sindaco pazzo, talmente pazzo da mettere sottosopra gli schemi di governo quindi perfino se stesso e la sua carica.
Caro Stefano la tua analisi è molto lucida. I cittadini “buoni” preferiscono non sporcarsi le “barocche” mani, moltissimi sono talmente economicamente depressi da scivolare nelle mani di una spregiudicata elite di notabili che determina le sorti della città. Concordo con le tue conclusioni finali, purtroppo questa e’ una città che ha bisogno di un ” pazzo ” eroico.
Carmelo così per caso mi sono soffermato su questa frase da te scritta :
” da scivolare nelle mani di una spregiudicata elite di notabili che determina le sorti della città”
Si può annoverare come una citazione oppure è quello di cui Noto è succube con l’Amministrazione Bonfanti?
Oggi se è così i notabili che comandano a Noto si possono individuare nei consiglieri del PD,in Campisi Sammito e Franky Terranova ?
Si potrebbe dire, che ci vogliono persone che liberano la Città dal familismo, dal virus clientelare, che non siano piegati nei confronti della partitocrazia, né dal potere dei Preti, che non ostentano simpatie con il passato che fù, con i vecchi e i nuovi gattopardi, che abbiano un’etica realmente laica. Dei soggetti politici che facciano uscire gradualmente la Città dalla cultura ornamentale della miseria, dei soggetti politici che abbiano delle idee chiare e concrete, per iniziare a scrivere una pagina di storia civile, che a Noto, non ha ancora visto la dovuta luce!