Qualche giorno fa, la città è stata tappezzata da manifesti dal titolo “MA A NOTO, QUANTO CI COSTA UN VOTO?” di Passione Civile che non ha mancato di suscitare reazioni all’interno e all’esterno dei palazzi della politica netina.
Un manifesto redatto prima dell’ultima tornata regionale ma affisso subito dopo, in ossequio a quanto imposto dalla legge sulla pubblicità elettorale, diretta o indiretta.
Il contenuto del manifesto, riportato dagli organi stampa con qualche nota di sarcasmo per l’assenza di riferimenti specifici e nomi – quanto ci manca un giornalismo d’inchiesta -, stigmatizzava, in modo chiaro e duro, quello che è a conoscenza di tutti e cioè l’esistenza di un voto “comprato”, anche abbastanza consistente in città, e di un atteggiamento prevaricatore di certa politica nei confronti di quanti, cittadini, associazioni, professionisti e imprenditoria, si vedono negati le stesse opportunità di quanti hanno dato il consenso elettorale alle forze di maggioranza.
Il Sindaco Bonfanti, e con Lui anche esponenti importanti del PD, si è risentito, invitando quanti, presunti prevaricati dalla sua Amministrazione, a farsi avanti.
Mi tocca ricordare che, forse preso dalla foga oratoria, durante uno degli ultimi comizi della sua rielezione nel 2016, il Sindaco ebbe ad affermare, davanti a una sterminata folla di elettori assiepati nelle scalinate della Cattedrale, e rivolto a quanti non lo avrebbero votato: “Pentitevi o statevene a casa”.
Non penso che, nel frattempo, si siano tutti pentiti e comunque mi risulta che qualcuno, anche non troppo timidamente, stia per alzare la mano!
Naturalmente il manifesto auspicava anche la composizione degli organismi di controllo delle partecipate del Comune, Aspecon, Fondazione Teatro, Gal Eloro, Cumo etc, col criterio del merito e non col sistema Cencelli dei posti di sottogoverno.
Questa lunga premessa per introdurre il dossier pubblicato oggi dal giornalone nazionale Repubblica, edizione di Palermo, che titola: I CANDIDATI AL MERCATO DEI VOTI COSI’ SI PUO’ COMPRARE UN SEGGIO”.
Un bel “catenaccio”: I pm indagano a Palermo, Catania, Siracusa. Ecco i sistemi e tariffe. Mille preferenze spesso decisive: si pagano con sei mesi di indennità.
Il sistema: “Al vertice c’è il candidato che ha un budget da investire ma non viene mai a contatto con i “beneficiari finali”, in mezzo la figura dell’intermediario che divide i fondi in tranche più piccole affidate ai galoppini, incaricati di contattare gli elettori proponendogli soldi in cambio di voti.
Anche mille voti, se uno ha una buona base elettorale, possono fare la differenza.
Al prezzo di 50 euro l’uno, fanno 50mila euro. Se il candidato viene eletto, quei soldi li recupera con sei mesi di stipendio.
Il controllo del voto: Come si fa ad avere la certezza che il voto va davvero al candidato che, anche indirettamente, l’ha acquistato?
- Il controllo del voto attraverso il semplice controllo dei votanti seggio per seggio, sulla base di calcoli fatti a tavolino alla vigilia;
- Il metodo più diffuso, tramontato quello della “scheda ballerina” è la prova fotografica: l’elettore che ha ricevuto la promessa di denaro filma con il telefonino la scheda appena compilata in cabina e la mostra al galoppino all’uscita dal seggio che quasi sempre ha le tasche gonfie di contanti.
A macchia d’olio: Quel che è certo è che le indagini si moltiplicano. E aumenta il timore dei candidati che potrebbero essere coinvolti. Con i più moderni sistema di ascolto, i trojan che trasformano i telefonini e tablet in cimici, la caccia ai compratori di preferenze è diventata più serrata. Palermo, Catania, Messina, Siracusa ancora top-secret.
Per tornare al manifesto di Passione Civile, un errore forse c’è!
Non è un sistema esistente solo a Noto ma vigente in Sicilia a macchia d’olio.
Dalle reazioni in città, comunque, molti stanno rispolverando, a proprio uso e consumo, il vecchio detto del latino maccheronico: VERBA GENERALIA NON SUNT APPICCICATORIA.
#NONABBIAMOLAPALLADICRISTALLO MA……….
Carmelo Filingeri
” Un bel sistema ” , che diviene un investimento economico per i candidati della Politica dello Spettacolo?
“IO SO” Io so. Ma non ho i nomi. Scriveva Pasolini. Col tempo arriveranno anche i nomi!