Una strana alleanza tra Regione (commissario compreso) e curatela, briga per consumare una tra le maggiori porcherie che si potevano immaginare per risolvere la “penosa” faccenda del fallimento di SAI8.
Poiché la curatela e soprattutto i creditori, si sono presto accorti di essere stati presi in giro nell’avallare l’esercizio temporaneo di ben sei mesi – si parla di perdite mensili nette superiori ai 300 mila euro – hanno deciso di mollare entro gennaio e di rilanciare la patata bollente nel campo avversario, ricorrendo all’ovvio ricatto “accontentatece o ve molliamo …. e mo sì che sso’ c***i vostri” . In accordo con quanto previsto dalla legge fallimentare e puntando sulle difficoltà politiche e sociali conseguenti ad un loro abbandono tout court, hanno proposto all’ATO l’affare del secolo. Non più il ventilato affitto del ramo d’azienda, che già porcheria sarebbe stato, ma addirittura la vendita definitiva della SAI8 al consorzio limitato ai 10 comuni “responsabili & ubbidienti”. Oltre al danno già patito anche la beffa eterna. Una compravendita di azioni conveniente, anzi convenientissima, a prezzo nominale di qualche euro. Questa strenna inventata dalla strana coppia Regione&Curatela, ci porterà due regali memorabili: una società cotta, con ben 150 dipendenti, che non avrebbe più bisogno del contratto di gestione per sopravvivere perché ormai coincidente con il committente e un sistema tariffario che, almeno sulla carta, permetterebbe al “nuovo” gestore un adeguamento (leggasi aumento del 13,5%) dell’attuale già insostenibile tariffa. Un clamoroso autogoal per i politici al potere nei 10 comuni “responsabili & ubbidienti” (tra cui il nostro, ovviamente), già in affanno tra TARES e IUC, che li farà passare a buon diritto, ad imperitura memoria, ad incarnare per generazioni lo stereotipo di “politico imbelle e scaldapoltrona” che tanto va di moda in questo periodo.
A proposito. Ci chiediamo, a questo punto, come sia possibile ripianare i due mesi di gestione “allegra e temeraria” della curatela con soldi pubblici (i circa 600 mila euro dell’ATO)? In punta di diritto questo non sarebbe possibile, in quanto i fondi di un ente pubblico non possono essere regalati ad un terzo (in questo caso la curatela di un fallito soggetto privato) per sanare le sue perdite – anche se “a fin di bene” – e per giunta stra-prevedibili sin dall’inizio. Siamo sicuri di muoverci all’interno del cosiddetto “interesse pubblico”? A meno che …. A meno che nel “pacchetto” della strenna natalizia, oltre alla vendita di SAI8, non sia associata anche la copertura dell’ingente buco di 600 mila euro. A questo punto la porcheria avrebbe raggiunto il suo apice, per cui speriamo almeno questa volta di sbagliarci, dato che fino ad ora sta avvenendo tutto quanto avevamo previsto, punto per punto.
A chi può e deve decidere, possiamo solo ricordare la massima dantesca “Chi è causa del suo mal pianga se stesso”.
Ultimissime: dal giornale “La Sicilia” apprendiamo che nella riunione di ieri, venerdì 20, tra ATO e sindaci “ubbidienti”, questi ultimi hanno seccamente rifiutato di costituire la comune società “temporanea”, contando sul fatto che la curatela si è impegnata fino a marzo (?!) nel proseguimento dell’attuale esercizio temporaneo. Da quella data, i nostri sindaci hanno assunto (solennemente?) l’impegno di riacquisire i rispettivi servizi idrici comunali. Quindi l’unico problema, anche se non da poco, è quello di riorganizzare tali servizi in meno di tre mesi. E finisce così? A tanti sembra che si è di nuovo fatto i conti senza l’oste.
La curatela non è un ente di beneficenza ed è informata solo dal principio di fare gli interessi dei creditori. Perchè mai allora dovrebbe perseverare in un esercizio che, al netto delle possibili entrate, si preannuncia a saldo negativo rispetto alle uscite, che La Sicilia indica oggi in 400 mila euro al mese? Così non basta neanche il possibile regalo (in odore di illecito uso di fondi pubblici) dei 600 mila euro del fondo cassa dell’ATO. C’è da pensare che siamo solo all’inizio di un braccio di ferro tra “ubbidienti” e curatela, che probabilmente finirà con una bella ordinanza prefettizia che imporrà agli “ubbidienti” di gestire con propri fondi il servizio svolto dall’attuale struttura di SAI8, fino a quando non dichiareranno, tutti insieme, di potere riprendere il controllo delle loro gestioni.
E i 150 dipendenti di SAI8? Al momento sono solo, loro malgrado, l’arma impropria principale da usare nelle contrattazioni tra curatela e comuni. Nessuno di questi due (specie i secondi) vogliono passare per quelli che hanno tolto la spina al sostentamento di 150 stipendiati. Ma prima o poi qualcuno, se ha veramente intenzione di salvare il salvabile, dovrà metter mano nell’assetto organizzativo della “fu” SAI8. Troppi impiegati tecnici e amministrativi rispetto al necessario, forse eredità della fallita SOGEAS SpA (per circa 120 unità), specchio di come si è intesa la gestione dei servizi pubblici a Siracusa, almeno fino a qualche anno fa. E lì saranno dolori. Al di là delle classiche soluzioni tampone, la forbice dovrà necessariamente farsi sentire. E sarebbe il caso che il Comune di Siracusa si assumesse la sua prevalente responsabilità nei confronti dei suoi ex dipendenti. E’ chiedere troppo?