Tra le cose buone che possiamo annoverare a merito della prima amministrazione Bonfanti è impossibile non citare la traduzione italiana del volume “Noto, città ideale e spazio urbano nel 18° secolo siciliano” di Paul Hofer, con la preziosa collaborazione del Prof. Ing. Corrado Fianchino.
E anche sul giornale di ieri le compiaciute e inorgoglite dichiarazioni del Sindaco Bonfanti a corredo dell’azione meritoria del mecenate Simone Bemporad che ha finanziato il restauro e il recupero del quartiere di Santa Caterina.
“Una iniziativa di architettura antropologica, un indiscutibile risultato estetico ….. la famiglia Bemporad è riuscita a raggiungere un risultato strepitoso: far riaffiorare con forza il senso della tutela e conservazione del bene comune”, queste le parole, indiscutibili dimostrazioni di sensibilità culturale, del nostro beneamato primo cittadino.
Tuttavia non si può non notare nell’atteggiamento del Sindaco una dicotomia, come direbbe il maresciallo Lapalisse, di una evidenza incontrovertibile.
Sembra quasi un emulo del dottor Jekill!
Se da un lato plaude al recupero dei luoghi dell’anima della comunità netina, dall’opposto di sé, pensa, autorizza e sta realizzando lo stupro dell’impianto scenico del “pianazzo” di Noto, con rifacimento delle vie principali con l’apposizione di asfalto.
Una parte di città che misteriosamente, salvo qualche obbrobrio modernista sparso qua e la, ha conservato un unicum architettonico e scenografico che è ormai impossibile ritrovare negli altri quartieri storici di Noto.
Un progetto avversato dalla popolazione residente che, con buon senso, ritiene uno sconcio e una offesa alla città la realizzazione di queste “corsie autostradali”.
Certo siamo in periodo di crisi, ma non si comprende come autorevoli studiosi, Intellettuali, Ingegneri, architetti, perfino i geometri e finanche la Sovrintendenza – che ha autorizzato – rimangano silenti rispetto a questa incresciosa decisione dell’amministrazione comunale.
Suvvia, alzate un po’ la testa e fate sentire le vostre voci, o menti pensanti di Noto.
Saremmo ancora in tempo!
In primo luogo perché ancora buona parte delle strade non sono state smantellate;
In secondo luogo perchè nei progetti sono sempre previste delle somme a disposizione per imprevisti e varianti d’opera.
Certo ci vorrebbe anche una buona dose di coraggio e di buonsenso! … materie prime che attualmente scarseggiano in città.
Il sindaco, tra le altre cose, sarà ricordato come quel politico tra il 2011 e il 2020 che fece asfaltare le vie del Pianazzo.
Nel frattempo, scusandomi per la leggera ironia, i libri, oltre a farli tradurre e stampare, sarebbero anche da leggere magari si potrebbe cambiare la visione e la prospettiva per la città.
Carmelo Filingeri
“Noto, città ideale e spazio urbano nel 18° secolo siciliano” di Paul Hofer
Escursione 1 pag. 375
Pavimentazioni delle piazze e strade di Noto
Fig. 143 Via Viceré Speciale, tratto superiore visto dalla scala che conduce a S. Maria dell’Arco; in alto il prospetto sud del Palazzo Ducezio. Sintuazione al giugno 1982.
“Numerose città costiere e delle zone interne della Sicilia presentano pavimentazioni di strade e di piazze ricche di contrasto; e così pure mosaici in cortili di palazzi e di chiese sotto forma di fasce in pietra dura e riempimenti con ciottoli.
Vanno ricordati i manti stradali geometrici in Erice e Cefalù, mosaici in chiese e nel Collegio in Catania, la successione di cortili del Palazzo Beneventano del Bosco in piazza Duomo a Siracusa, il pavimento stradale delle piazze antistanti a S. Antonio Abate in Ferla, alla Chiesa Madre in Sortino e a S. Alfio in Lentini, nonché diversi pavimenti di chiese e di palazzi in Palermo.
Sono tutte manifestazioni di un sentito bisogno di dare, mediante il pavimento disposto al piede delle pareti su strade e piazze o di chiese, una dignità di diversa natura che sia di pari qualità o che a essa si avvicini.
Rimangono sempre, tuttavia, delle semplici creazioni singole, anche se ragguardevoli, nell’ambito di un certo monumento edilizio o di un importante cortile, ma senza alcun rapporto con essi.
Fig. 147 Largo Trigona, piazza antistante al Palazzo Vescovile e curva verso via Giovanni XXIII; a destra facciata del SS. Salvatore. Situazione all’ottobre 1981.
Dopo una presa di conoscenza da parte dell’autore dell’aspetto delle città della Sicilia, inevitabilmente incompleta, la sola Noto presenta un’impostazione delle strade e delle piazze estesa a tutta la zona intermedia con una varietà di pavimentazioni che è superiore alla media corrente. Delle dieci strade che scendono lungo la collina tra il Corso e la via Cavour, ce n’è sette, e in origine almeno otto, provviste di un pavimento riccamente decorato (fig. 144/5).
Le strade longitudinali della zona centrale, parallele al pendio in senso est-ovest, e quelle occidentali e cioè le due strade principali nord-sud del Pianazzo (via Principe Umberto), sono state lastricate a doppia pendenza alla fine del 19° secolo e all’inizio del 20° (fig. 144/11, 145/I1); non è stato tramandato quale fosse il loro pavimento originario. Il terzo tipo, talvolta originale, con un disegno ortogonale o diagonale formato con semplici fasce di pietra calcarea e con riquadri a ciottoli, talvolta uniformi e talvolta a disegno (fig. 144/111, 145/111), si estende anche oggi nei quartieri periferici di ‘edilizia moresca’, con zone di maggior intensità in piazza Taranto a est e in piazza Talamone a ovest (fig. 148).
Accenniamo brevemente ai materiali di pavimentazione di migliore qualità che prevalgono nei vicoli ciechi nord – sud della zona centrale.
Essi ricoprono del tutto l’affiorante terreno in tufo calcareo con fasce longitudinali e trasversali in lastre di pietra lavica grigiastra e con i riquadri così formati tappezzati con ciottoli di fiume grigio chiaro con tracciati a incrocio, paralleli o diagonali rispetto al bordo (fig. 115, 145/I).
In marcato contrasto con le mura che circondano le strade e le piazze e che sono costruite con pietra calcarea di cava di colore giallo pallido, i materiali di pavimentazione delle strade e delle piazze apportano un senso di “terza parete” festosa (fig. 143). E da ritenersi che sino alla fine del 19° secolo in tutte le strade che tagliavano il pendio e forse anche in una pane delle tre longitudinali, fossero impiegati materiali così pieni di effetto. Disegni curvilinei e di vegetali, analoghi ai pavimenti di cortili di palazzi e di chiese in Siracusa e Catania non vengono qui accettati. Tutte le linee di separazione longitudinali o trasversali sono orientate secondo i più elementari concetti della geometria e cioè quelli ortogonali e diagonali; elementi guida rimangono le lunghe strisce di pietra lavica disposte in forma unitaria o doppia o triplice (fig. 143,145 – 147).
Chiaramente più semplice e più sobrio, ma non perciò meno notevole, è l’effetto prodotto sulle strade e sulle piazze dal pavimento dei vicoli ciechi nei quartieri popolari delle periferie a est, a ovest e a nord-ovest. Al posto delle strisce in pietra lavica vi si trovano chiare strisce di tufo calcareo (fig. 145/111, 148).
Come nel caso del tipo I, i riempimenti consistono in ciottolino di fiume, molto fitto; anche qui ci sono croci greche o croci di SAndrea, strisce ad angolo retto o a tracciato parallelo con pietre più grandi che conferiscono variazioni al modello; là dove queste formazioni sono dominanti rispetto alle omogenee formazioni a quadrilatero, si arriva ad una eccitazione più vivace, come di un tappeto, nella formazione di un ambiente non ortogonale.
Al suo confronto, il monotono modello a doppia pendenza nelle strade longitudinali della zona centrale, della fine del 19° secolo e dell’inizio del 20°, appare come un chiaro impoverimento.
Alla domanda relativa all’epoca della posa di queste pavimentazioni di maggior qualità è altrettanto difficile rispondere di quanto lo sia quella riguardante i cortili dei collegi, delle chiese e dei palazzi di Siracusa (fig. 149) e di Catania, che li circondano con le loro costruzioni monumentali.
Non sorprende che le fonti scritte del 18° secolo e dei primi del 1906 finora consultate riguardo a singoli monumenti edilizi o su documentazioni biografiche, non forniscano alcuna informazione sulle pavimentazioni delle strade e delle piazze. Non ci sono fonti con illustrazioni o piante che si riferiscano ai pavimenti; si dovrebbero nuovamente eseguire delle ricerche in tutti gli atti notarili o in quelli comunali del Settecento a Noto.
Dei riferimenti isolati e degli schizzi planimetrici si trovano nella raccolta dei documenti dell’architetto della città Francesco Cassone, conservati nel Museo Comunale; essi, in pane, si riferiscono alla nuova pavimentazione del Corso Vittorio Emanuele7, già progettata negli anni 1871- 1875 ma realizzata, come già detto, alla fine del secolo, e in parte riguardano la via Cavour e le numerose pavimentazioni di strade perpendicolari e longitudinali della città bassa e di quella alta.’ Non si trova però in essi nessun accenno alle pavimentazioni esistenti prima della sostituzione. Il problema dello stato in cui erano le pavimentazioni delle piazze e delle strade alla metà e alla fine del Settecento è da lasciare come domanda aperta sull’aspetto di Noto, alla quale forse non sarà mai dato chiarimento.” Paul Hofer NOTO Città ideale e spazio urbano nel 18° secolo siciliano
Egregio signor Filingeri, sono contento che abbia apprezzato la pubblicazione di Paul Hofer, che lei ha avuto modo di leggere o sfogliare, grazie all’attività profusa dalla mia amministrazione che ne ha curato l’edizione italiana.
In merito al progetto riguardante la viabilita’ del piano alto (Pianazzo), le assicuro la mia massima attenzione nel trovare soluzioni che abbiano tutti i requisiti di compatibilità tecnico-finanziaria. Sarò ben lieto di modificare l’impostazione iniziale e cercherò, nei limiti del possibile, di riuscirci. Preciso che l’opera in corso prevede alcune interessantissime novità che, da quanto letto finora, sfuggono ai più. Innanzitutto la rete di condutture necessarie alla raccolta delle acque piovane, assolutamente assente; segue la pavimentazione in pietra di Noto dei marciapiedi e della piazza; la pavimentazione in pietra degli incroci con annesse le strisce pedonali; le cunette stradali, senpre in pietra, predisposti per confluire l’acqua piovana. Infine, Piazza Mazzini sarà arredata con nuovi componenti e sarà realizzata una rete di condutture idriche predisposta alla sostituzione di quelle preesistenti.
Penso di avere fatto cosa gradita e contribuito ad una informazione più precisa e completa.
Cordialità.
http://www.radioram.it/ram/index.php/lavori-pavimentazione-via-ducezio-positivo-incontro-del-sindaco-con-i-commercianti-di-via-ducezio-e-di-via-la-rosa/
Quanto costò la pavimentazione di via Ducezio e parte di via Salvatore La Rosa?
Sindaco tolga l’asfalto vedrà che sarà ben ricordato dai sui cittadini. Perfino da me!
ps. per la verità conoscevo già il testo in lingua originale.
Viste le buone intenzioni del Sindaco e l’ annuncio che le vie del Piano Alto non saranno più asfaltate come originariamente previsto, si potrebbe fare qualcosa per la Villa?
La si può riportare agli antichi splendori?
Si può per cortesia rimuovere l’ asfalto e trovare una soluzione consona ad un giardino siciliano di fine 800?
Caro Carmelo, tu ti auguri che gli Ingegneri, gli Architetti e gli Intellettuali di Noto si facciano sentire, che intervengano pubblicamente contro gli scempi continui che vengono sistematicamente fatti nei confronti di una Città Patrimonio dell’Umanità. Me lo sono augurato anch’io tante volte,ma vedo che si limitano a spaccare il capello in quattro solo nei Convegni sul Barocco e nelle presentazioni dei libri. Sono anche loro il Dott. Jekill e il Signor Hyde, alcuni di loro si rinchiudono dentro una rivista, una pubblicazione, un articolo, da cui non escono più! Il centro storico di Noto è una Casbah senza nessuna regola civile, ed è sotto gli occhi di tutti, ma loro si girano dall’altra parte, parlandone solo in privato. La ragione a Noto non è mai passata, nonostante i vari processi storico – culturali! Io mi vergogno ad andare in giro per il centro storico.