Siamo a Venezia nei primi anni del Novecento, in una Città singolare e unica al mondo, frequentata da Scrittori, Poeti, Artisti, e soprattutto dalla borghesia Europea del tempo.
Il protagonista del romanzo breve, de “La morte a Venezia” di Thomas Mann, 1876 / 1955, pubblicato nel 1912, è uno Scrittore tedesco che vive a Monaco, dove conduce una vita rispettabile da “ sano borghese “ . Il suo nome è Gustav von Aschenbach, un cinquantenne vedovo, a cui è morta una figlia in tenera età, che ha dedicato la sua vita alla ricerca e allo studio, quindi all’etica e all’estetica del bello dell’Arte, impegnato sempre aincontri Letterari o di Arte, in un contesto culturale e politico di una Germania e di un’Europa decadente.
A Venezia vive al Grand Hotel des Bains, uno dei migliori Hotel di Venezia, dove tra i tanti clienti, c’è anche una famiglia polacca, con un seguito diragazzi /e, istitutrici e governanti.
Von Aschenbach, in coscienza è in vacanza per cercare nuove sensazioni, vivere nuove atmosfere, ma anche per distrarsi dalla routine del quotidianoe del suo lavoro, pur essendo il suo lavoro creativo, di una creatività tendente a produrre opere singolari, anche se da qualche tempo sente di avere quell’ansia che lo rende un pò teso nonostante viene costantemente gratificato dalle folle borghesi e dai giovani del suo tempo. A Venezia pensa anche di rilassarsi, di fare lunghe passeggiate, andare per i campielli, visitare San Marco, le Mostre d’Arte, andare in spiaggia a respirare l’aria marina, per sentirsi realmente libero da ogni impegno e da ogni ruolo.
La hall dell’Hotel era il luogo dove si incontravano tutti gli ospiti del Bains, prima di fare colazione, oppure prima prendere i pasti, era il primo giorno e von Aschenbach si trovò in un ambiente e in un contesto di suo gradimento, infatti si muoveva a suo agio, ed oltre a sentire il leggero vociare dellevarie lingue, che si fondevano l’una con l’altra, divenendo un costante sussurro, notò subito la presenza di un gruppo di americani, di famiglie russe, inglesi, francesi, poi si rese conto che le lingue slave prevalevano sulle altre, con quella polacca che predominava. Infatti, attorno a un tavolo vi erano un gruppo di adolescenti /e, di ragazzi/e, dai quindici ai diciassette anni di età insieme a un ragazzo dall’espressione fisica da androgino, vestito alla marinara, e dai capelli biondi molto lunghi, che poteva avere non più di quattordici anni, che a von Aschenbach gli fece venire subito alla memoriaquelle perfette sculture greche scolpite da Fidia.
Von Aschenbach ne rimase meravigliato per le posture che assumeva, per i suoi fini lineamenti e la grazia di stare in quel contesto con una semplicità e una naturalezza spontanea, pura, che non poteva non contemplarlo come un capolavoro mai visto prima nè in Arte, nè nella realtà.
Von Aschenbach ne è affascinato e turbato nello stesso tempo da questa presenza singolare e unica , che lo porta a seguirlo e quasi a spiarlo a distanza e a infatuarsi sentimentalmente di Tadzio, questo il nome del ragazzo, che è sempre in compagnia della sua famiglia per le strade dellaCittà, per le Calli, i Ponti, ma soprattutto in spiaggia dove von Aschembach va ogni giorno a prendersi il sole su una sedia a sdraio.
Una sera, Tadzio, mentre esce dal ristorante dell’albergo, voltandosi ad un tratto verso von Aschenbach, gli rivolge un sorriso pieno di fascino, che ad Aschenbach gli accende subito la fantasia associandolo a Narciso, altro Mito greco, ed in quel momento in cui è quasi fuori di sè confessa a se stesso di amare Tazdio.
Intanto a Venezia, in tutte le strade e le piazze si sente un forte odore di disinfettante, si parla di colera, che ha fatto già i primi morti, ma le autorità fanno di tutto per nascondere alla Città quando sta accadendo nonostante sia sotto gli occhi di tutti.
Von Aschenbach non è per niente turbato del colera, in un primo momento era li per finire la sua vacanza, infatti si era diretto alla Stazione Ferroviaria per prendere il treno e tornare a Monaco, ma poi decide di rimanere a Venezia perchè pensa e sente che la passione amorosa per Tadzio gli ha sconvolto la vita, pensa a quel continuo incrocio di sguardi, che ha avviato un dialogo visivo tra Lui e Tadzio, che oltre ad averlo scosso emotivamente, gli è entrato nel suo continuo mentale.
Ormai viveva in uno stato di ebbrezza, di una febbre per l’affetto e l’amore che sentiva per Tadzio, che una notte fece un sogno orgiastico, in cui venne fuori quella natura sessuale dei suoi sentimenti verso Tadzio, ma che non poteva vivere realmente, perchè il suo è un amore impossibile, che sublima Tadzio nel doppio di Dioniso, in quella versione di Dioniso fanciullo, che non fa altro che mettere in crisi la sua vita passata e presente, al punto che ricorre alla cosmesi, tingendosi i capelli e facendo intervenire il Barbiere anche sul suo viso con delle creme, per potere esprimere esteticamente tutto il suo amore e i suoi affetti verso Tadzio, che in quella corrispondenza di sguardi sembra avere in modo impersonale catturato lo spirito di von Aschenbach, che muore di colera sulla spiaggia cercando di salutare con un gesto della mano Tadzio mentre si allontana a piedi in mare.
Alcune brevi considerazioni: Al di là del concetto borghese del personaggio von Aschenbach e del Mito di Dioniso, è evidente nel rapporto tra von Aschenbach e Tadzio quella costante forma di incomunicabilità reale dei rapporti “ , tra uomini/e, a causa non solo dei rapporti di potere in cui il sentimento viene circoscritto e inglobato in una forma di potere che blocca e arresta il sentimento a uno stadio “ platonico “ , che non permette quel divenire e quell’armonia tra corpo, mente e sentimento per armonizzarli e armonizzarsi, e per promuovere nel soggetto uomo/a, quell’opera d’Arte latente, che è potenzialmente in ognuno di noi.
Roberto Bellassai