E’ un Romanzo di Italo Calvino scritto tra il 1956 e il 1957, fa parte della trilogia “I nostri Antenati“ che comprende: Il Visconte dimezzato, pubblicato nel 1952, Il Barone rampante, del 1957 e Il Cavaliere inesistente del 1959.
Il Barone rampante è un Romanzo scritto in forma di fiaba fantastica filosofica ambientato ad Ombrosa, una località immaginaria della Riviera Ligure tra il 1767 e il 1820, nel periodo dell’età dei lumi, in piena Rivoluzione francese.
E’ la storia di Cosimo Piovasco di Rondò, di un adolescente, primogenito di una famiglia nobiliare decaduta, che vive nella propria tenuta in territorio della Repubblica di Genova con a capo il Barone di Ombrosa, Arminio Piovasco di Rondò, padre di Cosimo, un uomo dal carattere rigido, bigotto e velleitario che aspira al titolo di Duca d’Ombrosa dal cui titolo si sentiva spodestato, per potere esercitare il su potere sul territorio e sulla gente.
Ed è questa sua forma di autoritarismo, che sotto certi aspetti esercita sulla famiglia, a rendere Cosimo reattivo fino a disubbidirgli e a ribellarsi all’autorità paterna.
“… Fu il 15 Giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello sedette per l’ultima volta in mezzo a noi. Ricordo come fosse oggi. Eravamo nella sala da pranzo della nostra villa d’Ombrosa …”
“Era mezzogiorno e la nostra famiglia per vecchia tradizione sedeva a tavola a quell’ora“.
“ Cosimo disse: “Ho detto che non voglio e non voglio!“
“ E respinse il piatto di lumache “. “ Mai si era vista disobbedienza più grave “ .
“ Via da questa tavola ! “
“ Io me ne infischio di tutti i vostri antenati, signor padre! “
“Ti farò vedere io non appena scendi ! disse nostro padre “ .
“ E io non scenderò più “ . E mantenne la parola “ .
E’ Biagio, il fratello più piccolo di Cosimo, un ragazzo educato secondo la tradizione che diviene un osservatore attento di tutto quello che succede ad Ombrosa, a narrare in terza persona la storia di Cosimo dopo averlo seguito in ogni fase della sua vita.
Fu così che Cosimo si stabilì sugli alberi e con l’aiuto di Biagio che gli fa avere degli attrezzi per costruirsi una capanna che via via migliorava fino a farne la sua casa permanente da cui si spostava da un albero all’altro tra lecci, olmi, platani, elci, faggi, uliveti, carrubeti, limoneti, mandorleti, querce, boschi, tra alberi di frutto come il ciliegio, il fico, il meleto, il pesco, tra le varie Ville, tra una proprietà e l’altra per pianure, montagne e valli per tutto il territorio senza mai scendere dagli alberi per miglia e miglia.
Col passare del tempo il padre di Cosimo, in merito alle sorti di suo figlio, si era rassegnato nonostante averlo perdonato e più volte provato a farlo tornare a casa, con tentativi che aveva fatto personalmente ma anche con elementi della stessa famiglia e parlando con l’Abate Fauchelafler, precettore dei suoi figli, gli disse: “Mio figlio Cosimo è matto!“
“E’ Indemoniato! Ha il demonio in corpo, bisogna fargli gli esorcismi!“
La madre, invece, la generalessa Corradina, una donna e madre anch’essa autoritaria, chiusa nel suo ruolo di donna e di madre, con un vecchio binocolo passava ore e ore a regolare le lenti per vedere e seguire Cosimo in tutti i suoi spostamenti sugli alberi.
Cosimo è un ragazzo avverso alle regole, perché ama la libertà, non si chiude nella sua reazione perché ha molta fiducia nella ragione, di conseguenza coltiva molti interessi e valori completamente diversi da quelli dei suoi familiari e della loro classe sociale, infatti, decide di continuare a studiare anche sugli alberi, a prendere lezioni dal suo Precettore, l’Abate Fauchelafler, un vecchietto arzillo, remissivo e accomodante che gli insegna il latino e gli fa studiare Virgilio, Tacito, Ovidio, Plutarco ed altri scrittori e filosofi.
L’Abate essendo un giansenista, che nel suo intimo contestava la Chiesa del tempo, era di conseguenza aperto alle nuove idee, quindi alle pubblicazioni che facevano gli Illuministi così leggeva i libri di Rousseau e di Voltaire che poi faceva leggere a Cosimo.
Essendo Cosimo legato alla terra e alla gente di qualunque classe sociale fece amicizia con i contadini e i servi delle varie famiglie nobiliari del luogo, facendo scambi, parlando di nuove tecniche per l’agricoltura, delle piante, delle semine, dei raccolti, dandogli consigli, suggerimenti che gli permettevano di fare meno fatiche, divenendo l’Avvocato degli ultimi.
Cosimo da quando era salito sugli alberi vedeva in maniera diversa ogni cosa, perché secondo lui stare quattro metri sopra il livello della terra permette di distaccarsi un po’ dalla visione che hanno gli altri della realtà ma anche della vita.
Distaccarsi era un modo diverso di porsi nei confronti della realtà, che non significa disinteresse, ma maggiore interesse soprattutto verso la natura, se stessi, gli altri, la realtà collettiva.
Un giorno esplorando sugli alberi, Cosimo si trova intorno alla Villa dei Marchesi d’Ondariva, dove conosce una ragazzina di nome Viola con cui entra in confidenza, dialoga e fa amicizia, una ragazzina intraprendente, un po’ viziata di cui Cosimo si innamora subito ma lei è sempre in vena di farsi solo desiderare senza mai corrispondere l’affetto e l’amore di Cosimo, amore che rimane l’unico della sua vita.
I suoi genitori la mandano in Collegio a studiare ma tornerà dopo molti anni nella sua Villa d’Ondariva, si incontrerà con Cosimo, parleranno del loro presente, dei loro ricordi e delle atmosfere vissute da ragazzi ma lei è costretta a lasciare la Villa a causa dei fermenti popolari.
Oltre agli insegnamenti che la natura di per sé trasmetteva a Cosimo incontrò dei personaggi singolari, come Il Cavaliere Avvocato Enea Silvio Carrega, fratellastro del Barone Erminio, zio di Cosimo, un uomo silenzioso e taciturno che faceva sempre progetti di idraulica, un rabdomante che si occupava anche di apicoltura.
Gli trasmise i suoi saperi che Cosimo mise in pratica creando un sistema di raccolta delle acque, come anche indirettamente contribuì sotto certi aspetti ad alimentare la volontà di Cosimo, il Brigante Gian Dei Brughi, un Brigante che faceva paura a tutti gli abitanti della zona, divenuto molto amico di Cosimo che attraverso uno scambio di Romanzi che Gian Dei Brughi divorava uno dopo l’altro, essendo ricercato dalla giustizia viveva sempre nascosto e la lettura di Romanzi in cui si specchiava e si riconosceva era divenuta la sua passione primaria, lettura che gli cambiò i venti dentro di sé, quindi la vita, facendolo divenire un’altra persona rispetto a quella che era prima e che gli abitanti di Ombrosa si erano fatta di lui.
A Olivabassa Cosimo conosce e frequenta una colonia di nobili spagnoli che vivono sugli alberi ma non per propria scelta ma perché esiliati dal Re Carlo III per una questione di privilegi feudali contrastati.
Erano sugli alberi per protesta ed aspettavano da un giorno all’altro una risposta del Re.
Sapevano che prima o poi il proclama sarebbe arrivato ed infatti arrivò e tornarono subito nelle loro Ville per riprendersi e godere dei propri privilegi di nobili.
Da questi incontri e frequentazioni Cosimo attraverso delle interpretazioni simboliche ne trasse degli insegnamenti sotto l’aspetto, umano, culturale, scientifico e politico che lo sollecitarono a impegnarsi ancora di più con le letture e con la politica, oltre a Rousseau, Voltaire, Montesquieu e Marat legge e studia l’Enciclopedia delle Scienze, delle Arti e dei Mestieri di Diderot e D’Alambert, un’Opera che spiega i principi generali su cui si basa ogni Scienza e ogni Arte, compresa quella dei Mestieri che altri studiosi europei non avevano mai contemplato nei tentativi delle loro pubblicazioni precedenti.
Gli Illuministi avevano chiaramente un concetto della cultura e della politica molto diverso da quello degli Aristocratici, della Chiesa e da chi serviva il loro potere.
Una lettura e uno studio dell’Enciclopedia che gli permette di entrare in contatto epistolare con filosofi come Diderot e Voltaire, con scienziati europei a cui pone domande e quesiti, ricevendo le dovute risposte scritte.
Cosimo viene conosciuto in tutta Europa, divenendo un vero discepolo della filosofia degli Illuministi, “una sentinella della ragione Illuminista“, organizzando e combattendo in tutto il territorio di Ombrosa per la rivoluzione, incontrando Napoleone Bonaparte, facendo suoi i principi di Libertà, di Uguaglianza e di Fraternità che erano alla base della Rivoluzione Francese.
Era da più di cinquant’anni, che Cosimo viveva sugli alberi, cibandosi della selvaggina che cacciava, del latte di capra, delle uova di gallina, della frutta in quella sua reale isola ecologica, a contatto degli uccelli che si erano accorti del suo modo di essere pacifico, affabile e in armonia con tutta la natura.
Adesso di anni ne aveva 65 e il suo fisico era molto segnato dal tempo trascorso sempre alle intemperie, di conseguenza si era ammalato, e nonostante gli aiuti e le cure da parte dell’intera comunità di Ombrosa e di suo fratello Biagio, che lo invitavano e lo pregavano di scendere dagli alberi, Cosimo ancora una volta si rifiutò con la stessa fermezza come se nonostante la malattia e l’età adulta in lui ci fosse quella compresenza del ragazzo con la sua “magia intatta“, che rifiutò anche i sacramenti del Prete che Biagio gli aveva mandato.
Un giorno salendo in cima a un albero vide passare una Mongolfiera, sembra che non aspettasse altro e in quel momento si sprigionò in lui una forza e una agilità che lui stesso non credeva più di avere, vi si aggrappò con tutte due le mani e tutta la sua forza facendosi trascinare verso il mare aperto, fino a scomparire dalla vista per sempre.
Di lui non si seppe più nulla.
Sulla tomba di famiglia vi è una lapide che lo ricorda con queste parole: “Cosimo Piovasco di Rondò – Visse sugli alberi – Amò sempre la terra – Salì in cielo“ .
Brevi considerazioni a Il Barone Rampante e al suo Autore
Come ogni buon Romanzo al di là della trama, dei fatti e dei significati, quest’Opera di Calvino è di per sé un’Opera che si apre a dei significanti, ad esempio al doppio ma anche a più chiavi di lettura.
Limitandomi a parlare di Cosimo e di Biagio, dei due fratelli, di due personaggi opposti, si può ben dire che Cosimo, oltre ad essere un ricercatore dedicato allo studio, è un soggetto che cerca sempre di affermare la ragione, quella base da cui scaturiscono le sue azioni a cominciare dal suo rapporto con il padre a cui si ribella perché è già in lui sin da adolescente il germe dell’autonomia dell’individuo e della sua determinazione che lo conducono ad interessarsi culturalmente e politicamente degli altri, infatti, oltre agli aiuti teorici e materiali che dà alle persone che incontra, organizza la Rivoluzione ad Ombrosa.
Biagio, invece, è un soggetto che si adegua alla realtà della sua famiglia, al modello della cultura tradizionale del tempo, a quella dei Gattopardi, ma non la pratica, coltiva e alimenta l’osservatore che è in lui, quel ruolo neutrale che potenzialmente è in tutti noi, che in lui prevale più di ogni altro suo aspetto come fosse la sua unica risorsa.
Cosimo rappresenta le idee, il dinamismo delle idee, la poliedricità, l’azione teorica e pratica, la lotta, il cambiamento della realtà, della vita, mentre Biagio è l’osservatore neutro che vuole vivere impegnandosi nello scrivere, nel creare solo nuova letteratura.
Il riferimento da parte di Calvino è al suo ruolo di Scrittore, alla sua metamorfosi di letterato impegnato culturalmente e politicamente perché, prima de “Il Barone rampante“, aveva scritto e pubblicato “Il sentiero dei nidi di ragno“, uno dei suoi Romanzi giovanili, dove si parlava della Resistenza Antifascista a cui lui stesso partecipò facendo parte della seconda divisione d’assalto Partigiana “Garibaldi“ con il nome Santiago.
Fin qui tutto va bene ma oggi più di ieri il sistema Capitalista ha messo il Mercato al centro di tutto, un Mercato che ha prodotto il modello consumistico diffuso in tutto l’Occidente globalizzato, un sistema che dopo avere sterilizzato le idee ha introdotto e stabilito ”il pensiero unico“ che, come un virus, ha infettato il Pianeta Terra.
Paese capofila di questo Capitalismo selvaggio globalizzato è l’Impero degli USA che, in concorso con la NATO e l’Europa, con pretesti e spesso accuse infondate hanno aggredito e fatto le guerre ai Paesi del Sud del Pianeta, per affermare il potere e il loro primato nel Mondo.
Per farla breve: oggi più che mai c’è bisogno della figura e dell’impegno dell’Intellettuale che, oltre a creare valori e bellezza, si impegni anche politicamente, anche perché facendo le dovute eccezioni, il Capitalismo globale di oggi e la politica liberista ,in tutte le loro sfere, hanno fatto man bassa degli “Intellettuali“ , divenuti organici al sistema vigente, di conseguenza è tempo di nuova Resistenza non al Nazifascismo di ieri ma al Fascismo consumistico e guerrafondaio di oggi, che si respira, che respiriamo.
Roberto Bellassai