Si è dimesso prima che fosse presentata una mozione di sfiducia nei suoi confronti. Ha chiesto scusa «se le mie parole sono state vissute come offensive», ammettendo che la sua «è stata una leggerezza che non dovevo compiere per il ruolo che ricopro». Leonardo Cribio, il 30enne capogruppo di Rifondazione-Sinistra per Pisapia in consiglio di Zona 9, a Milano, si è dimesso per le polemiche bipartisan seguite a un suo post su Facebook alla vigilia del Giorno del ricordo. «Nelle foibe c’è ancora posto» è la frase incriminata, notata da un altro consigliere di zona leghista e rimbalzata ovunque.
Il sindaco Giuliano Pisapia aveva subito bollato quella frase (e altre di tenore simile, sempre pubblicate su Facebook) come «vergognose, inaccettabili e assurde». Aggiungendo poi: «Anche quando esponenti della Lega hanno fatto attacchi pesanti su Facebook, nel momento in cui hanno chiesto scusa il problema si è ritenuto superato: credo che quanto meno le scuse sarebbero più che opportune».
Travolto però dalla critiche arrivate da ogni parte (anche dal suo partito, in ambito provinciale: «Parole inopportune, gravi e irricevibili»), Cribio ha deciso di dimettersi dal consiglio di Zona, prima che una possibile mozione della Lega mettesse in imbarazzo i suoi colleghi di maggioranza. Ma ha voluto ribadire, a proposito dei «due giorni di profondo dolore e disagio» vissuti, che ciò che ha scritto «è stato dettato dalla rabbia nei confronti di chi strumentalizza un fatto storico per mettere sullo stesso piano coloro che hanno massacrato per decenni le popolazioni e coloro che le popolazioni le hanno liberate dal nazifascismo».
La sua preoccupazione è andata anche «all’evidente risvolto negativo provocato all’immagine della coalizione e al duro lavoro di tutti noi». Le dimissioni sono state accettate, durante la seduta del consiglio, dalla presidente di Zona 9, Beatrice Uguccioni (Pd), che commenta: «Le parole di Cribio sono inqualificabili e gravi, ma le dimissioni dimostrano il suo senso di responsabilità nei confronti dell’istituzione».