“Voglio innanzitutto congratularmi e ringraziare pubblicamente il Dott. Ferdinando Buceti, Commissario Straordinario e liquidatore dell’Ato Idrico di Siracusa, per avere adottato la delibera n. 12 del 3.7.2013, che ha comportato la risoluzione del contratto con SAI 8 s.p.a. A distanza di quasi tre anni da quando stavo per formalizzare un provvedimento simile, cessa il lungo dominio di una banda di avventurieri e calunniatori a Siracusa.
Per giungere a questo atto di liberazione è stato necessario tutto questo tempo, a causa di ben precise e ormai chiare complicità di tanti “compagni di merende locali”, sia della fauna politica che del sottobosco sociale, professionale, imprenditoriale, mediatico e addirittura giudiziario, che per anni hanno fornito una rete di protezione a copertura di ogni possibile illegittimo favoritismo, costante violazione delle regole e scientifica, quanto cinica neutralizzazione del sottoscritto, unico sostenitore della legalità e del rigoroso rispetto delle norme di legge e di contratto.
Fondamentali, a tal riprova, appaiono le argomentazioni giuridiche a sostegno della decisione di procedere alla risoluzione del contratto, che sono esattamente le stesse già individuate ed esplicitate da me, prima e durante la mia gestione all’Ato Idrico, e già formalizzate in numerosi atti amministrativi, che sono stati alla base delle calunniose accuse mosse nei miei confronti dai dirigenti di SAI 8 per delegittimarmi e costringermi all’autosospensione.
Ciò non scalfisce minimamente la fondamentale importanza della deliberazione adottata dal Dott. Buceti, che l’intera provincia deve ringraziare per la determinazione dimostrata e per il grande merito di aver velocissimamente analizzato, compreso e risolto una vicenda amministrativa oggettivamente complessa, ma semplicemente testimonia:
1) che, quando a dicembre del 2010 avevo iniziato la procedura di risoluzione del contratto con SAI8 per gli stessi motivi che oggi sono richiamati nel provvedimento di Buceti, il mio comportamento era perfettamente legittimo e rispettoso dell’interesse pubblico;
2) che sull’argomento sono maturate, nel tempo, sensibilità diverse: – nel 2010 la locale Procura della Repubblica, guidata all’epoca dal Dott. Ugo Rossi, legato da vincoli familiari con l’Ing. Torrisi neo assunto da SAI8 con prestigiosi e remuneratissimi incarichi dirigenziali, decideva di sequestrare tutti gli atti del fascicolo SAI8 proprio lo stesso giorno (il 27 dicembre) in cui avevo convocato il CdA dell’ATO per adottare lo stesso atto oggi adottato da Buceti, con il preciso scopo, esplicitato nel provvedimento di sequestro, di impedire che detto atto venisse adottato; – a fine 2012 e nel 2013, dopo che il CSM ha declassato e trasferito ad altra sede il Dott. Rossi, la medesima Procura: – ha chiesto la mia archiviazione perché “la notizia di reato è infondata”; – ha chiesto al Tribunale il fallimento di SAI8; – ha chiesto il processo dei vertici di SAI8 non solo per i gravissimi reati ambientali, ma anche per frode ed inadempimento di contratti di pubbliche forniture;
3) che, quando ho deciso di astenersi dal riassumere la guida dell’ATO Idrico, dopo il definitivo riconoscimento del GIP della mia totale estraneità alle accuse artatamente costruite da SAI8, ho correttamente operato; infatti, ove avessi assunto l’incarico, non avrei potuto assumere decisioni differenti rispetto a quelle che avrei voluto assumere già nel 2010 e che oggi ha assunto Buceti, con la differenza sostanziale che, attesa l’autorevolezza e l’estraneità dall’ambiente locale dell’attuale Commissario, nessuno può oggi adombrare il benché minimo sospetto che tali decisioni siano il frutto di vendette personali.
Le principali motivazioni della deliberazione n. 12 di Buceti sono così riassumibili:
A. nel 2007, l’allora consiglio di amministrazione dell’ATO, violando gli interessi pubblici meritevoli di tutela attesa la durata trentennale della concessione, acconsentì che il Gestore, prima di sottoscrivere il contratto, offrisse una garanzia limitata agli investimenti del primo triennio e non quella, prevista invece nel bando di gara, relativa all’intera durata trentennale della concessione. Tale circostanza, ancor prima che la sua illegittimità fosse acclarata dalla sentenza della CGA n. 290 del 30/3/2011, era stata da me pubblicamente denunciata sia nell’interrogazione parlamentare del 9/7/2007 sia, ripetutamente, sulla stampa locale;
B. SAI8 non ha mai prodotto idonei contratti di finanziamento di start-up per 14 milioni, rendendosi così inadempiente. Trattasi dei medesimi contratti che ho ripetutamente chiesto al Gestore, anche mediante la notificazioni di 2 formali atti di diffida ad adempiere, e la cui mancata produzione era alla base della bozza di deliberazione di risoluzione del contratto predisposta nel 2010 e non adottata per il sequestro degli atti da parte della Procura.
Oltre alle suddette circostanze, la deliberazione di Buceti trova fondamento in ulteriori elementi maturati dopo la mia gestione dell’ATO Idrico e, in particolare:
a) nel mancato versamento dei canoni annui di concessione relativi agli anni 2011, 2012 e 2013; fino a tutto il 2010, e cioè sino a quando ero il Presidente dell’ATO Idrico, SAI8 ha sempre pagato le rate del canone di concessione che via via maturavano; b) nella mancata produzione del contratto di finanziamento bancario relativo al project financing dell’intero Piano d’Ambito; il termine di scadenza per la produzione di detto contratto è maturato dopo che avevo lasciato la Presidenza dell’ATO Idrico; c) nel recente fallimento di SO.GE.A.S. S.p.A., mandataria dell’ATI aggiudicataria della concessione. L’adozione di questa delibera completa la mia soddisfazione personale in merito a questa vicenda. Dopo l’accertamento della perfetta correttezza dei miei comportamenti dal punto di vista penale, arriva ora, alla luce degli atti adottati dal Commissario Buceti, la conferma anche della correttezza della mia azione amministrativa.
Rimangono due domande ed un rammarico:
– la prima domanda riguarda dove sono finite le svariate decine di milioni di euro che SAI8 ha rastrellato dalle tasche degli indignati cittadini siracusani, mediante il pagamento delle iperboliche bollette per un servizio mal reso considerato che:
– non sono stati fatti investimenti (tant’è che numerosi casi di infrazione europea riguardano proprio il territorio della provincia aretusea);
– non è stata fatta la manutenzione né ordinaria né straordinaria degli impianti (come dimostra il processo per la gestione del depuratore Canalicchio);
– non sono stati pagati né i fornitori, né l’ATO Idrico, né l’Erario (come dimostra la richiesta di fallimento avanzata dalla Procura);
– la seconda è quanto tempo dovremo ancora aspettare per avere fatta pienamente luce, identificare ed esemplarmente punire tutti i complici di questa truffa di proporzioni gigantesche, che ha ammorbato l’aria della nostra Provincia in tutti questi anni e, soprattutto, mettere in condizione di non più nuocere tutti gli squallidi protagonisti di questa vergognosa pagina della nostra storia.
Il rammarico è la constatazione dell’assoluto isolamento subito nel corso dell’intera vicenda da parte di tutta la classe politica provinciale e, in particolare, nel momento più delicato, quando sono stato fatto oggetto del procedimento giudiziario e di pesanti attacchi mediatici, malgrado la mia immacolata reputazione di politico onesto e rigoroso nel rispetto della legalità”.
Ma è politicamente presentabile questo Signore?
Bono si toglie diversi sassolini dalle scarpe. E in questa squallida vicenda, anche per lui è giusto che sia così. Si nota però, nella cruda esposizione dell’ex presidente della provincia, un’illustre assenza. Quella del fantastico commissario del CdA dell’ATO che è stato il catanese, Gustavo Cardaci, mandatoci nel luglio 2011 dal governo Lombardo e dimessosi il 5 gennaio di quest’anno. Ben diciotto mesi durante i quali questo solerte funzionario ha maneggiato le stesse carte ed era a conoscenza delle medesime notizie che hanno portato il Dott.Buceti, in poco più di tre mesi, alla sua drastica quanto clamorosa decisione. E dire che a Cardaci, essendo stato un giudice, le competenze professionali non gli mancavano. Ma tant’è.
Ricordiamo che il mai rimpianto Cardaci se n’è andato di sua sponte, sia per il provvedimento legislativo di Crocetta che, giustificando per ulteriori sei mesi il “rifiuto” opposto da molti sindaci alla consegna dei loro impianti comunali, rendeva ormai possibile la rielezione del CdA e sia perchè il gip di Siracusa, Michele Consiglio, aveva ormai archiviato le accuse di tentata estorsione a Bono; accuse che fino ad allora lo avevano reso incompatibile con la carica di presidente dell’ATO. Ma è bene ricordare che il mai rimpianto Cardaci, poco prima del suo opportuno disimpegno, aveva fatto approvare un bilancio di previsione del Consorzio dei Comuni dell’ATO per l’esercizio 2013, con cui si riconosceva a SAI8 la possibilità di affrontare un vantaggioso arbitrato, con in palio cifre a 5 zeri ma che avrebbero potuto trasformarsi benissimo a 6 zeri. E per cosa? Per inadempienze del consorzio. La faccia tosta non ha proprio limiti. Questa è una delle poche qualità che a SAI8 dobbiamo riconoscere.