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“Quanto possiamo imparare dalla tormentata elezione a presidente della Repubblica di Mattarella?”
Innanzitutto a distinguere lo statuto della da quello della che il nostro tempo, invece, confonde colpevolmente.
Inizia con questa riflessione ed amletico dilemma un recente articolo sulla Repubblica;
distinzione non da poco anche se spesso tendenziosamente equivocata, confusa per adattarla alle camaleontiche circostanze, piegata ai volubili e sinistri obiettivi perseguiti, strumentalizzata per abbindolare e conquistare l’opinione pubblica talmente assuefatta alla mediocrità, a tal punto delusa e ripiegata su un tetro nichilismo, da scorgere un barlume di speranza nelle false promesse di cambiamento.
Il tanto declamato , cavallo di battaglia della recente tornata elettorale cittadina, leitmotiv del programma del nuovo ospite di Palazzo Ducezio, a distanza di appena 100 giorni dal suo insediamento, ha mostrato tutta la sua vacuità di , …priva di coerenza logica oltre che etica.
Aldilà allora dei pubblici proclami di CAMBIAMENTO, le azioni concrete messe in campo dalla attuale amministrazione, confermano la inesorabile involuzione della storia politica netina, catapultata in un MedioEvo sociale e culturale senza precedenti, vittima di una retorica populista e clientelare da Prima Repubblica.
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Si è sentito parlare solo di dissesto economico e situazione debitoria catastrofica, tanto da assumere, con un incarico esterno piu’ esoso, lo stesso consulente finanziario della vecchia amministrazione.
Si ha talmente a cuore il bene della città, che non si è tentennato nel silurare dipendenti di indubbia ed atavica professionalità, colpevoli di aver lavorato bene con la vecchia amministrazione.
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Si stanno man mano pagando tutte le cambiali elettorali, riempendo tutti i posti disponibili non certo con i piu’ bravi, ma con i piu’ adatti, attingendo direttamente dalle liste dei movimenti che hanno sostenuto l’attuale Sindaco…
Venghino Venghino signori, il cambiamento è servito! E non finisce qui….
E’ stata ricostituita, sotto mentile spoglie, la” Sacra Inquisizione” con la caccia alle streghe puntualmente arse al rogo mediatico dei social, dove anche per un solo like al post (o) sbagliato, ti giochi l’unica chance per partecipare, con un misero contributo, al fermento della vita cittadina.
Ma per dare prova della perfetta conoscenza della storia, dando fondo alle reminescenze liceali, ci si è spinti anche oltre… travolti dalla nostalgia della democrazia ateniese nelle vecchie agora’, si è rispolverata la pratica dell’ostracismo, nella convinzione di poter avvolgere nelle tenebre dell’oblio, le gesta (per loro deprecabili!) di quanti li hanno preceduti nella gestione della res publica, revocando atti deliberativi, impegni e iter amministrativi avviati per il bene della collettività, in un adattamento grottesco della tanto di moda declamata “cancel cultura”, esclusivamente per appagare una egoistica sete di vendetta.
Tanto cambiamento…non c’è che dire… e siamo solo all’inizio!
Cio’ che diciamo mostra cio’ che vogliamo far credere di essere, ma sono le nostre azioni a dire cio’ che siamo davvero. È questo il principio della filosofia vichiana che stabilisce il nesso fra verità e produzione, secondo il quale l’unica verità che può essere conosciuta consiste nei risultati dell’azione concreta, della produzione.
Ai posteri l’ardua sentenza