Sarebbero in stato di agitazione da stamane gli ex dipendenti Sai 8. Si sarebbero registrati momenti di tensione nelle sedi di via Canalicchio e Santa Panagia. Intanto, si aggiunge un nuovo tassello sul fallimento Sai 8. Ha chiesto lui di parlare per onore della verità e della chiarezza che sin qui appare esigua. E’ l’opinione di un ex curatore sull’esito della gestione dell’esercizio provvisorio Sai 8 e dichiara: “Avevo previsto tutto”. Di seguito la sua lettera riportata integralmente:
“In data 5 febbraio u.s. rassegnavo le mie dimissioni dalla carica di componente del collegio dei curatori del fallimento Sai8 in aperto dissenso con le strategie dei miei colleghi (cfr. all. 1).
Che cosa mi divideva da loro:
1. la consapevolezza che non si sarebbe potuto addivenire all’affitto e alla vendita dell’azienda Sai8 senza il consenso dei legittimi proprietari, ossia deiComuni;
2. che lo stato dei rapporti con i Comuni era tale da far ritenere che sarebbe stato difficile ottenere il loro consenso se non con la minaccia dell’immediata riconsegna degli impianti che io volevo fare già a gennaio (ricordo a tutti la mia conferenza stampa del 29.01.2014);
3. il fatto che si addossavano senza alcuna speranza di recupero le rilevanti perdite che l’esercizio provvisorio determinava sulle spalle dei creditori;
4. il fatto che senza un braccio di ferro, da fare allora, con i Comuni – evidenziando alla pubblica opinione la posizione abusiva di chi aveva chiesto da un lato la riconsegna giudiziale degli impianti e dall’altro si rifiutava di prenderli concretamente in consegna – non si sarebbe potuto negoziare alcuna forma di tutela dell’ingente credito che Sai8 avrebbe vantato verso l’utenza al momento della riconsegna. Infatti, perdendo la gestione degli impianti, Sai8 avrebbe perso anche il controllo – che aveva tramite la leva del distacco – della gestione dell’incasso dei crediti.
Alla fine tutto ciò che avevo preventivato si è puntualmente verificato:
(i) i Comuni, cui è stato dato ampio spazio per organizzarsi, cosa che sono riusciti a fare anche tramite una legge regionale ad hoc – ma non si poteva non metterlo in preventivo – hanno bloccato il tentativo del fallimento di affittare a terzi l’azienda, non aderendo alle richieste di Aqualia, soggetto individuato dai miei ex colleghi come miglior offerente;
(ii) il fallimento ha quindi contabilizzato non meno di un paio di milioni di perdite gestionali che nessuno gli rimborserà;
(iii) il fallimento obbligato a riconsegnare gli impianti ha perso, definitivamente e senza la stipulazione di un accordo a riguardo, la leva di controllo sull’incasso dei crediti.
Si è trattato di un vero e proprio fallimento nel fallimento che poteva essere evitato, o almeno di cui si poteva ridurre l’impatto in termini di perdite da consuntivare, solo ove si fosse dato credito a chi aveva alle spalle, come il sottoscritto, 40 anni di professione, tutta sul fronte della gestione attiva delle imprese in crisi.
A questo punto a pagare il conto saranno chiamati ancora una volta i creditori, già fortemente incisi dalla gestione pregressa. Ma è giusto che i creditori sappiano di avere titolo per richiedere di essere risarciti da coloro che hanno per faciloneria e eccesso di protagonismo, fatto scelte che il sottoscritto aveva denunciato con dovizia di argomentazioni essere scelte perdenti”.
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