L’incremento notevole delle presenze turistiche, riscontrato negli ultimi anni nella nostra città, ha innescato diversi fenomeni positivi, di altrettanta rilevanza per la loro diffusione ed entità nell’asfittico tessuto economico che da svariati decenni caratterizzava la nostra economia locale, quasi sempre in controtendenza rispetto ai comuni viciniori (si pensi ad Avola e Pachino). Prova di ciò ne era (ed è ancora), la sconsolante unicità del nostro tasso negativo demografico rispetto a tutto l’immediato circondario .
Questa promettente nuova stagione economica rappresenta per la nostra città, forse, l’ultimo treno per il raggiungimento e, soprattutto, il consolidamento di un livello di benessere economico diffuso mai raggiunto, paragonabile a quello riscontrabile in altri piccoli centri con più antiche tradizioni turistiche.
Tutto prende le mosse fondamentalmente dalla piccola e grande proprietà immobiliare.
E’ evidente a tutti che, specie nel nostro centro urbano, numerosissimi concittadini hanno ritenuto opportuno aprire e, quasi sempre, gestire in proprio, l’attività di “Bed & Breakfast”, utilizzando, in parte o per intero, propri immobili, spesso ritenuti fino a quel momento quasi inutili, se non da vendere, al più presto, al migliore offerente . Si faccia avanti chi, se non l’ha fatto, non abbia almeno una volta accarezzato l’idea di cimentarsi in questa attività, anche per pochi e lucrosi mesi all’anno, magari riaggiustando quel vecchio magazzino pieno zeppo di cose da buttare.
Il tutto, quasi a riprendere in chiave moderna, la vecchia tradizione delle “pensioni familiari” che caratterizzavano la nostra città ai tempi (prima degli anni ’50) in cui essa costituiva l’unico centro di studi della scuola secondaria (liceo classico, magistrale e istituto tecnico femminile, per chi non ne avesse memoria) in tutta la zona sud della provincia di Siracusa. Occorre, inoltre, constatare che l’attività del B&B ben si adatta alle caratteristiche del “netino medio” (almeno quello visto negli ultimi decenni, se non da sempre): la non indifferente fonte di reddito ti viene a trovare fino a casa, a fronte di un limitatissimo investimento iniziale e, cosa non trascurabile, di un ridotto e semplice impegno lavorativo limitato a poche ore al giorno e, se si vuole, anche a pochi mesi all’anno.
Di contro, i relativi facili guadagni, rischiano di innescare fenomeni negativi (e purtroppo ci sono segnali in tal senso), come l’abbassamento del livello di qualità dei servizi offerti e/o l’aumento indiscriminato dei prezzi. Tutti fattori che, già nel medio periodo, porterebbero inevitabilmente ad una spietata selezione dell’offerta e ad una forte contrazione e selettività della domanda, con possibili ricadute negative per tutti gli operatori, anche quelli più seri ed accorti.
Ritengo quasi irrilevante ai fini turistici (non certo per le casse comunali), la presenza dei grossi alberghi nelle località marine, per l’indotto fino ad oggi dimostrato; risulta, infatti, ormai consolidata la loro tendenza ad “inscatolare” i loro ospiti in soggiorni “tutto-compreso” (perfino gli acquisti dei souvenir).
Rimane invece un fenomeno interessante, anche se localmente mostra una fase di stasi, quello dell’apertura dei cosiddetti “agriturismi”; qualifica, peraltro inflazionata, ormai prevalentemente utilizzata impropriamente ad indicare piccoli ristoranti/trattorie sparsi per il territorio, non sempre dotati di camere per il soggiorno, ma aventi comunque il merito di riutilizzare immobili rurali (o ex presunti tali) ed annessi terreni, altrimenti destinati all’abbandono a causa di una attività agricola ormai non redditizia (se non per le vere aziende) e quindi impraticabile.
Un altro nuovo fenomeno da attenzionare, che sta in mezzo tra il tradizionale affitto stagionale ed il B&B, è quello delle “case-vacanza”; mancano però dati attendibili sulla effettiva rilevanza di questa nuova, per noi, forma di accoglienza.
Parallelamente alla escalation delle presenze turistiche, si è innescato, specie nelle zone marine di Lido di Noto, un fenomeno di rapida ed ancora inarrestabile lievitazione dei prezzi nel campo della compravendita immobiliare (sia esso semplice terreno edificabile che casa) . Sono noti gli sbalorditivi “numeri” che ormai si sentono proporre gli incauti avventori alla inutile ricerca di un terreno su cui edificare la propria villetta. Risulta chiaro che l’offerta è ormai diretta esclusivamente verso i costruttori, che con lo sfruttamento intensivo di tali terreni, sono i soli in grado di rendere economicamente giustificabile un così alto investimento iniziale. A tal riguardo invito il lettore ad una gita domenicale presso le nostre località marine per constatare di persona la rilevanza degli investimenti immobiliari messi in campo dalle imprese costruttrici locali e non, a confronto di quelli relativi alla vecchia tipologia di “acquirente – costruttore – diretto utilizzatore”.
Con un “effetto domino”, complici altri fattori che traggono le proprie radici in eventi consumatisi negli anni passati (fra tutti, la manutenzione di molti immobili permessa dai contributi elargiti ai privati a seguito del sisma del 1990, una certa attenzione al nascente fenomeno turistico dimostrata durante l’amministrazione Leone, la qualifica di “città Unesco” acquisita nel 2003), il fenomeno della lievitazione dei prezzi degli immobili ha interessato tutto il territorio comunale, specie il centro abitato principale. Si evidenzia, inoltre, il crescente interesse dimostrato anche verso l’acquisto di grossi appezzamenti di terreno in varie parti della zona sud del nostro territorio, specie nei pressi del centro abitato e delle zone marine perimetrate, in passato considerati veri e propri pesi dai relativi proprietari, in quanto sostanzialmente improduttivi.
In un ormai quasi indistinguibile rincorrersi di cause ed effetti, si assiste, negli ultimissimi anni, al crescente interesse nel campo immobiliare, da parte di più o meno grossi operatori esterni, tant’è che si può registrare un interessantissimo trend crescente negli acquisti, da parte di facoltosi soggetti provenienti dal “nord” e dall’estero. Ciò ad indicare una aspettativa (si spera ponderatamente fondata), da parte degli investitori, di ottenere un possibile ritorno economico, almeno nel medio periodo.
Questa quasi generale rivalutazione del patrimonio immobiliare del nostro territorio, rasenta ormai la cosiddetta “bolla speculativa”, il cui “scoppio”, in un periodo forse non tanto remoto, causerebbe il repentino tracollo del mercato immobiliare, con grave danno per gli ultimi “avventurieri della zolla e del mattone”.
La nostra vocazione turistica, nata e sviluppatasi inizialmente, per fortuna, a prescindere dall’evoluzione delle vicende amministrative di questi ultimi anni, potrebbe essere sul punto di raggiungere la “massa critica”, cioè quella dimensione che non permette più di fare affidamento esclusivamente sulla semplice iniziativa di tanti, spesso improvvisati seppur appassionati, piccoli imprenditori variamente disorganizzati; ma per mantenere quanto raggiunto e compiere un vero e duraturo salto di qualità, occorre oggi pensare (ginnastica mentale spesso sottovalutata) per concepire strategie ed azioni di supporto a quello che, comunque, rimane (e deve rimanere) un mercato nelle mani di tanti piccoli imprenditori nell’attività dell’accoglienza diffusa e del relativo indotto, da affiancare, nel modo più appropriato e sinergico, all’“insidioso” mondo dei medi e grossi investimenti turistico-immobiliari, nell’ottica dell’immancabile “sviluppo sostenibile” (o meglio, in questo caso, del “turismo sostenibile”).
Occorre forse iniziare a pensare, senza alcuna presunzione di ottenere facili ed immediati effetti, ad incentivare la formazione e la sensibilità degli operatori del settore, fornendo loro occasioni di crescita e di veri contatti col mercato nazionale ed internazionale del turismo che, in ultima analisi, costituisce l’unico vero carburante di questa per noi nuova ed allettante “macchina da soldi”, da tempo efficacemente utilizzata nel nostro capoluogo di provincia e nel vicino ragusano.
Nel contempo, occorre che con il P.R.G. (perennemente in progress), si scelgano con chiarezza le direttrici di sviluppo urbanistico (magari eliminando il tabù del fiume Asinaro, regolando gli insediamenti a valenza turistica nelle zone agricole), cercando di individuare le soluzioni per riqualificare con i necessari servizi e le appropriate opere di urbanizzazione le aree vergognosamente compromesse come il quartiere dei caminanti o le lussuose favelas di S.Lorenzo e dintorni (colpevoli, queste ultime, di non essere state colonizzate dalla Noto bene). Non capisco perchè questi splendidi temi urbanistici, in grado di solleticare con gli appropriati sistemi (si pensi ad esempio ai concorsi di idee) fior di urbanisti di livello internazionale, debbano invece essere autarchicamente risolti da un ufficio comunale oggettivamente idoneo per la ordinaria amministrazione ma inadeguato per affrontare temi di tale livello e, di certo, non miracolabile da una sedicente consulente dal nome esotico, per giunta esperta di tutt’altre cose.
Accontentiamoci quindi delle iniziative spontanee come la meritoria nuova associazione di B&B, ma occorre (ahimè anche qui) un appoggio ed un supporto fattivo e mirato da parte delle nostre istituzioni locali e regionali, al fine di sostenere la creazione di un vero e proprio diffuso sistema produttivo.
La “Milano da bere” era uno slogan che caratterizzava la capitale del nord durante il boom economico degli anni ’60, oggi, con le doverose proporzioni e con un dovuto omaggio alla nostra meridionalità ed alle nostre istituzioni, si potrebbe coniare per il futuro turistico della nostra cittadina (e dintorni), il nuovo slogan “la Noto da dormire”; per quanto concerne la parte relativa al risveglio, una soluzione si troverà ..
Dallo storico di www.notolibera.it del 20/05/2007