Ogni anno siamo costretti a subire gli aumenti della tassa sui rifiuti imposti dall’Amministrazione Bonfanti.
Il costo della bolletta è il risultato delle politiche fiscali oppressive messe in atto e, in particolare, il risultato di un servizio troppo oneroso per le tasche dei nostri concittadini.
Negli ultimi due anni l’aumento per le famiglie è stato superiore al 50%, un trend in costante ed inesorabile aumento.
Quali vantaggi porta un servizio che costa circa 5 milioni di euro all’anno, se i problemi ambientali e di decoro permangono e soprattutto l’esborso per gli utenti aumenta?
Con atto di indirizzo della giunta, delibera n. 185 dell’11/10/16, di seguito recepito dal consiglio comunale, si sono deliberati aumenti, che sommati a quelli degli ultimi anni, arrivano al 70%, per lo più a carico delle categorie produttive.
Chi crea lavoro, e rispetta le regole, viene punito e di converso si chiudono gli occhi verso l’abusivismo dilagante.
Questo meccanismo, insieme ad una percezione del servizio poco adeguato, all’insostenibiltà della spesa, genera percentuali di evasione che superano il 50% e quindi un minor gettito per il Comune.
Ovviamente non si mette in discussione il sistema della raccolta differenziata spinta, unica strada percorribile.
Il problema sta nel come essa viene gestita dalla nostra Amministrazione, nel fatto che non si ricava nulla dalla vendita dei “prodotti” riciclati e soprattutto nell’onerosità dell’appalto.
Si punta il dito, giustamente, su chi dissemina il nostro territorio di rifiuti, ma un altro compito di chi governa è quello di “educare“ i cittadini meno consapevoli.
Invece di investire sulla comunicazione, sulla minor produzione di rifiuti, sulle “best practices” si è pensato bene di creare un sistema clientelare, facendo nuove assunzioni, spesso per soli tre mesi, che consentono di accontentare qualche amico, qualche sostenitore.
Ciò, però, nulla ha portato in termini di recupero dell’evasione, dell’efficienza del servizio e del risparmio ma, al contrario, ha fatto esplodere i costi.
Ecco perché siamo vessati con 5 milioni di euro di Tari.
Un meccanismo perverso che colpisce gli anelli più deboli, ovvero i contribuenti virtuosi che devono pagare anche per chi non lo fa.
Ma danneggia anche i lavoratori della ditta, i quali spesso non si vedono corrisposto tempestivamente lo stipendio a causa dell’insostenibilità dei costi per la collettività, che si difende con la disobbedienza fiscale (l’ultima vertenza è dello scorso sei ottobre con la proclamazione dell’ennesimo sciopero).
Quello della raccolta e smaltimento dei rifiuti è l’appalto più oneroso del nostro Ente: ciò impone, più che per gli altri, maggiore trasparenza e rigore.
Invece si utilizzano formule oscure ed espressioni quali “open government” e “open data”, inglesismi sconosciuti, dando l’illusione alla gente di operare bene e in modo innovativo.
Al contrario, l’uso di un’incomprensibile terminologia non consente l’esercizio di un minimo controllo democratico sulla gestione di questi appalti.
Si comprende facilmente l’acutizzazione patologica della corruzione e la profonda delegittimazione delle istituzioni.
Salvo Veneziano