Università degli Studi Catania 07/02/2013
Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali
Sez. Biologia vegetale
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Sciami
Case sparse dell’Agro Netino
Notoambiente
Natura Sicula
Acquanuvena
Al Comune di Noto
Relazione sulla vegetazione di macchia mediterranea di Eloro
La presente relazione vuole fornire un contributo alla corretta attribuzione fisionomica della vegetazione arbustiva presente in territorio di Noto a nord dell’area archeologica di Eloro. Si vuole pertanto stabilire se ciò che è visibile dalle foto da satellite e dalla vista sul terreno è riconoscibile come macchia mediterranea e quindi rientra ai sensi della legge forestale regionale del 6 aprile 1996, n. 16 e successive modifiche ed integrazioni, nella categoria bosco cui spettano norme di salvaguardia con particolare riguardo alle possibilità edificatorie all’interno di questa vegetazione e nelle aree limitrofe cosi come previsto dalle normative vigenti.
Innanzi tutto va tenuto presente che il sistema informativo forestale (SIF) della regione siciliana ha delimitato tutte le aree boscate della Sicilia e anche quella in oggetto è stata individuata e si estende per poco più di 10 ettari.
Tenuto conto del parere discordante espresso da tecnici del corpo forestale regionale con nota indirizzata al Comune di Noto l’11 dicembre 2012 si è effettuata una verifica puntuale del sito con un apposito sopralluogo avvenuto in data 5 febbraio 2013.
Con questo sopralluogo si è proceduto ad effettuare una ricognizione floristica al fine di verificare la presenza delle specie previste dalla legislazione regionale con decreto presidenziale del 28 giugno 2000. In tale decreto si elencano le specie ritenute tipiche di vari tipi di macchia mediterranea presenti in Sicilia. Il legislatore ha previsto la presenza di almeno 5 specie nelle formazioni di macchia tipiche e ciò rappresenta elemento fondamentale nei contenziosi per il riconoscimento di tale formazione vegetale. Non entrando nel merito della attendibilità di questa soglia numerica che in certi ambiti soprattutto al di fuori del territorio ibleo, è spesso difficile da raggiungere; e non entrando nel merito dell’esclusione di alcune specie tipiche della macchia dal suddetto elenco, questa soglia, come si vedrà, è il primo elemento confutabile del parere espresso dal corpo forestale locale.
Si è proceduto inoltre ad effettuare dei rilievi della vegetazione, campionando su aree di 500 mq tutte le specie legnose presenti, anche quelle tipiche di altre formazione vegetali come la gariga che è strettamente collegata alla macchia rappresentandone uno stadio di degradazione. In questo modo si è voluto mettere in evidenza il fatto che la soglia delle 5 specie viene raggiunta anche su superfici di ridotta estensione a riprova della elevata biodiversità della macchia mediterranea presente nell’area in esame; nonostante varie attività di disturbo come il calpestio, il paesaggio di mezzi a motore e più recentemente in alcuni tratti di veri e propri sbancamenti.
L’area di macchia mediterranea identificata dalla cartografia del SIF è stata scomposta, ai fini del campionamento nelle stesse zone individuate nello studio allegato all’esposto presentato alla procura di Siracusa il 3 febbraio c.a. dai rappresentanti delle associazioni ambientaliste. All’interno di ognuna di queste aree sono stati effettuati uno o più rilievi della vegetazione riportati nella tabella fitosociologica (Tab.1) in cui attraverso una scala convenzionale (+, presenza sporadica; 1 copertura fino al 5%, 2, 5-25%; 3, 25-50%; 4, 50-75%; 5, 75-100%) viene espresso anche il grado di copertura del suolo di ogni specie
Nel complesso la macchia rilevata è quella tipica delle aree costiere iblee identificata nell’associazione vegetale Myrto-Pistacietum lentisci. Essa normalmente presenta una notevole ricchezza di specie caratteristiche della macchia mediterranea; infatti oltre al lentisco (Pistacia lentiscus) che è la specie dominante, al mirto (Myrtus communis), sono presenti con minore abbondanza l’alaterno (Rhamnus alaternus) la fillirea (Phillyrea angustifolia) la palma nana (Chamaerops humilis), l’oleastro (Olea europaea ssp. oleaster), il ginepro coccolone (Junuperus macrocarpa), quest’ultimo più abbondante sulle dune sabbiose stabili.
Le specie previste dal decreto sono evidenziate nella tabella in neretto e i valori di copertura sono riquadrati; si noti che ve ne sono altre tra quelle caratteristiche dell’ Oleo-Ceratonion, Pistacio-Rhametalia alaterni e Quercetea ilicis non comprese dall’elenco ma che contribuiscono a caratterizzare la macchia.
Analizzando le singole zone ricadenti nel poligono censito nel SIF si rileva:
Zona A – E’ quella dove la macchia si presenta su buona parte della superficie meglio conservata con arbusti alti anche oltre 3 m;
Zona B – E’ un’area molto vasta dove la macchia è talora fittissima e modellata del vento talora più rada per affioramento di rocce o per l’apertura di varchi causati dal calpestio e dal passaggio di mezzi a motore ;
Zona C – questa zona è stata recentemente sottoposta a uno sbancamento superficiale che ha diradato la vegetazione di macchia; attualmente si nota il ricaccio per polloni radicali degli arbusti che si stanno riprendendo dopo questa perturbazione;
Zona D – in questa zona sono presenti le specie della macchia ma prevalgono quelle di gariga come il timo arbustivo (Coridothymus capitatus) e lo spinapulici (Sarcopoterium spinosum).
Zona E – in questa zona la macchia è ben rappresentata ma talora diradata a causa di incendi avvenuti in passato;
Zona F – questa zona circondata dalla macchia più fitta possiede oltre cinque specie di macchia anche se si presentano diradate a causa del disturbo antropico, tuttavia le potenzialità di ripresa sono molto buone.
Nel complesso l’area totale e ininterrotta di circa 10 ettari individuata dal SIF ha tutte le caratteristiche per essere considerata a pieno titolo macchia mediterranea; le zone con vegetazione rada sono da considerarsi ai sensi della legge forestale regionale n. 16 del 1996 e successive modifiche, come terreni, che pur essendo temporaneamente privi della vegetazione arborea sia per cause naturali, compreso l’incendio, sia per intervento antropico, non perdono la qualificazione di bosco. Anche la zona D, in cui prevalgono le specie di gariga essendo in contiguità con la macchia ha, in assenza di disturbo, ottime potenzialità di ritornare allo stato di macchia.
Si auspica pertanto da parte delle autorità competenti l’accettazione del vincolo forestale cosi come espresso dalla cartografia regionale ufficiale.
Dr. Pietro Minissale
Ricercatore di Botanica del Dipartimento