Non cambierà dunque molto dopo il duello Renzi-Grillo. Né Renzi avrà una vita più facile col suo governo, né Grillo pur continuando a non-dialogare porterà il suo movimento alla rovina. Più che le elucubrazioni sulla «fenomenologia dello streaming», ce lo dicono i segnali che emergono qua e là dalle elezioni e dai sondaggi. Il voto in Sardegna rivela tendenze non scontate, anche perché in quel caso il M5Stelle, primo partito nel 2013, non si è presentato. Si scopre in primo luogo l’enorme difficoltà dei partiti tradizionali a recuperare i voti degli arrabbiati. Su 100 elettori del M5Stelle nel 2013, la maggior parte, circa 60, si è rifugiato nell’astensionismo. Per il resto, circa in 15 hanno votato per il centro-sinistra e pochi di più per il centro-destra (se si considerano Cagliari e Sassari, dati Istituto Cattaneo). La lista anti-establishment della Murgia non ha intercettato nulla. La stessa tendenza era emersa dall’analisi di un altro tipo di elezione, le amministrative a Roma. Anche lì il Movimento 5 Stelle aveva ceduto all’astensione una quota rilevantissima di elettori (i quali avevano scelto addirittura di non votare il loro candidato a 5 stelle). Il partito anti-sistema di Grillo tiene incredibilmente, anche quando non è sulla scheda. Si segnala così, in prospettiva, come un traghettatore verso l’astensionismo, più che come una zattera per elettori in attesa che i vecchi partiti tornino a offrire qualcosa di convincente. Si conferma poi la trasversalità piena di questa forza politica. Non solo gli elettori vengono sia dalla destra che dalla sinistra, ma i pochi che rientrano nei partiti tradizionali, vanno da una parte e dall’altra, più o meno nella stessa misura. D’altro canto quando Beppe dice a Renzi «siamo conservatori», proprio ora che Matteo è diventato l’innovatore, guarda a destra (difendiamo la sovranità nazionale) e guarda a sinistra (acqua pubblica e no alle privatizzazioni), tenendo dentro tutti.
La spiegazione migliore che io abbia letto – di una tenuta così pervicace e resistente, pur in assenza di risultati – me l’ha scritta un lettore, Bruno, che sintetizza in maniera perfetta perché interi pezzi di classe media continuino a votare Grillo-il-guerriero. «Ho 64 anni e sono un funzionario pubblico. Schifato dalla politica, mi sono sentito dire dai miei figli laureati: abbiamo votato sempre chi ci hai consigliato, ma per noi non c’è futuro, voteremo M5S per azzerare un sistema che garantisce sempre i soliti noti. Ho detto: fate bene, vi appoggerò. Così noi classe media con stipendi bloccati, tasse in aumento, figli super-acculturati, ma disoccupati, abbiamo deciso di votare M5S. E ci aspettiamo che il M5S usi tutti i mezzi democratici per abbattere il sistema chiuso di potere creato dalla mia generazione. Ci devono mettere in pensione e ci deve essere più giustizia sociale. E naturalmente continueremo a votare M5S».
È passato un anno dalle elezioni del 2013 e ancora non abbiamo una legge elettorale decente, non ci sono misure significative in campo economico, per non parlare delle riforme costituzionali. Quanti Bruno ci saranno in giro? Date retta a me. Moltissimi.