“Noto, città ideale e spazio urbano nel 18° secolo siciliano” di Paul Hofer
Escursione 1 pag. 375
Pavimentazioni delle piazze e strade di Noto
Fig. 143 Via Viceré Speciale, tratto superiore visto dalla scala che conduce a S. Maria dell’Arco; in alto il prospetto sud del Palazzo Ducezio. Sintuazione al giugno 1982.
“Numerose città costiere e delle zone interne della Sicilia presentano pavimentazioni di strade e di piazze ricche di contrasto; e così pure mosaici in cortili di palazzi e di chiese sotto forma di fasce in pietra dura e riempimenti con ciottoli.
Vanno ricordati i manti stradali geometrici in Erice e Cefalù, mosaici in chiese e nel Collegio in Catania, la successione di cortili del Palazzo Beneventano del Bosco in piazza Duomo a Siracusa, il pavimento stradale delle piazze antistanti a S. Antonio Abate in Ferla, alla Chiesa Madre in Sortino e a S. Alfio in Lentini, nonché diversi pavimenti di chiese e di palazzi in Palermo.
Sono tutte manifestazioni di un sentito bisogno di dare, mediante il pavimento disposto al piede delle pareti su strade e piazze o di chiese, una dignità di diversa natura che sia di pari qualità o che a essa si avvicini.
Rimangono sempre, tuttavia, delle semplici creazioni singole, anche se ragguardevoli, nell’ambito di un certo monumento edilizio o di un importante cortile, ma senza alcun rapporto con essi.
Fig. 147 Largo Trigona, piazza antistante al Palazzo Vescovile e curva verso via Giovanni XXIII; a destra facciata del SS. Salvatore. Situazione all’ottobre 1981.
Dopo una presa di conoscenza da parte dell’autore dell’aspetto delle città della Sicilia, inevitabilmente incompleta, la sola Noto presenta un’impostazione delle strade e delle piazze estesa a tutta la zona intermedia con una varietà di pavimentazioni che è superiore alla media corrente. Delle dieci strade che scendono lungo la collina tra il Corso e la via Cavour, ce n’è sette, e in origine almeno otto, provviste di un pavimento riccamente decorato (fig. 144/5).
Le strade longitudinali della zona centrale, parallele al pendio in senso est-ovest, e quelle occidentali e cioè le due strade principali nord-sud del Pianazzo (via Principe Umberto), sono state lastricate a doppia pendenza alla fine del 19° secolo e all’inizio del 20° (fig. 144/11, 145/I1); non è stato tramandato quale fosse il loro pavimento originario. Il terzo tipo, talvolta originale, con un disegno ortogonale o diagonale formato con semplici fasce di pietra calcarea e con riquadri a ciottoli, talvolta uniformi e talvolta a disegno (fig. 144/111, 145/111), si estende anche oggi nei quartieri periferici di ‘edilizia moresca’, con zone di maggior intensità in piazza Taranto a est e in piazza Talamone a ovest (fig. 148).
Accenniamo brevemente ai materiali di pavimentazione di migliore qualità che prevalgono nei vicoli ciechi nord – sud della zona centrale.
Essi ricoprono del tutto l’affiorante terreno in tufo calcareo con fasce longitudinali e trasversali in lastre di pietra lavica grigiastra e con i riquadri così formati tappezzati con ciottoli di fiume grigio chiaro con tracciati a incrocio, paralleli o diagonali rispetto al bordo (fig. 115, 145/I).
In marcato contrasto con le mura che circondano le strade e le piazze e che sono costruite con pietra calcarea di cava di colore giallo pallido, i materiali di pavimentazione delle strade e delle piazze apportano un senso di “terza parete” festosa (fig. 143). E da ritenersi che sino alla fine del 19° secolo in tutte le strade che tagliavano il pendio e forse anche in una pane delle tre longitudinali, fossero impiegati materiali così pieni di effetto. Disegni curvilinei e di vegetali, analoghi ai pavimenti di cortili di palazzi e di chiese in Siracusa e Catania non vengono qui accettati. Tutte le linee di separazione longitudinali o trasversali sono orientate secondo i più elementari concetti della geometria e cioè quelli ortogonali e diagonali; elementi guida rimangono le lunghe strisce di pietra lavica disposte in forma unitaria o doppia o triplice (fig. 143,145 – 147).
Chiaramente più semplice e più sobrio, ma non perciò meno notevole, è l’effetto prodotto sulle strade e sulle piazze dal pavimento dei vicoli ciechi nei quartieri popolari delle periferie a est, a ovest e a nord-ovest. Al posto delle strisce in pietra lavica vi si trovano chiare strisce di tufo calcareo (fig. 145/111, 148).
Come nel caso del tipo I, i riempimenti consistono in ciottolino di fiume, molto fitto; anche qui ci sono croci greche o croci di SAndrea, strisce ad angolo retto o a tracciato parallelo con pietre più grandi che conferiscono variazioni al modello; là dove queste formazioni sono dominanti rispetto alle omogenee formazioni a quadrilatero, si arriva ad una eccitazione più vivace, come di un tappeto, nella formazione di un ambiente non ortogonale.
Al suo confronto, il monotono modello a doppia pendenza nelle strade longitudinali della zona centrale, della fine del 19° secolo e dell’inizio del 20°, appare come un chiaro impoverimento.
Alla domanda relativa all’epoca della posa di queste pavimentazioni di maggior qualità è altrettanto difficile rispondere di quanto lo sia quella riguardante i cortili dei collegi, delle chiese e dei palazzi di Siracusa (fig. 149) e di Catania, che li circondano con le loro costruzioni monumentali.
Non sorprende che le fonti scritte del 18° secolo e dei primi del 1906 finora consultate riguardo a singoli monumenti edilizi o su documentazioni biografiche, non forniscano alcuna informazione sulle pavimentazioni delle strade e delle piazze. Non ci sono fonti con illustrazioni o piante che si riferiscano ai pavimenti; si dovrebbero nuovamente eseguire delle ricerche in tutti gli atti notarili o in quelli comunali del Settecento a Noto.
Dei riferimenti isolati e degli schizzi planimetrici si trovano nella raccolta dei documenti dell’architetto della città Francesco Cassone, conservati nel Museo Comunale; essi, in pane, si riferiscono alla nuova pavimentazione del Corso Vittorio Emanuele7, già progettata negli anni 1871- 1875 ma realizzata, come già detto, alla fine del secolo, e in parte riguardano la via Cavour e le numerose pavimentazioni di strade perpendicolari e longitudinali della città bassa e di quella alta.’ Non si trova però in essi nessun accenno alle pavimentazioni esistenti prima della sostituzione. Il problema dello stato in cui erano le pavimentazioni delle piazze e delle strade alla metà e alla fine del Settecento è da lasciare come domanda aperta sull’aspetto di Noto, alla quale forse non sarà mai dato chiarimento.” Paul Hofer NOTO Città ideale e spazio urbano nel 18° secolo siciliano