Omaggio alle Metamorfosi di Ovidio.
Ci voleva questa bella Mostra negli aperti spazi dell’ex Convento di Santa Chiara, nel Museo Civico di Noto, tra gli ultimi reperti degli insediamenti del passato venuti fuori da sotto il Giardino di Pietra, scoperti da poco, che fanno da cornice alla singolare Mostra di Andrea Chisesi, le cui Opere parlano dei vari Miti Greci e Romani, di un viaggio visivo e non solo, di recupero e conoscenza del Corpo unito alla Mente e alla Natura, quel corpo e quella mente, che attraverso l’educazione autoritaria e mistificante, storicamente ha separato il corpo dalla mente, quindi l’individuo da se stesso, dalla natura e dagli altri, un individuo divenuto alienato da se stesso, che si identifica con i ruoli sociali, ai danni di una dimensione potenziale infinita, che vive nella percezione dell’attimo, in quell’attimo creativo e creatore.
La Mostra di Andrea Chisesi, che è un “Omaggio alle Metamorfosi di Ovidio”, a quel Poeta scandaloso, che a causa di un suo Manuale di seduzione amorosa ed erotica, ma anche per i suoi amori con donne vicini all’Imperatore Augusto, gli costò il confino nell’attuale Costanza, sul Mar Nero, in Romania, dove morì, senza potere fare ritorno nella sua Roma.
E’ un viaggio nel passato dei Miti della trasformazione, in cui le immagini dei corpi classici, tra innesti di simboli culturali, come la Pop Art, gli incollamenti di pezzetti di giornali, gli strappi, le pennellate, le stratificazioni e le sovrapposizioni, affiorano nel presente, in quell’idea di fusione tra Mito e realtà di oggi, a cominciare da quello di Alfeo e Aretusa, di Acamante e Fillide, di Proserpina, Venere, Dafne, Perseo, Andromeda, continuando con degli Omaggi e Tributi di Andrea Chisesi a Scultori e Pittori di primo piano a livello internazionale, che hanno riprodotto i Miti a cominciare da Pigmalione e Galatea, di Jean Lèon Gèrome, il Fauno e la Ninfa, a Edward Mc Cartan, Gaminede e l’Aquila, a Adamo Tadolini, Amore e Psiche, ad Antonio Canova, Mercurio, a Bertel Thorvaldsen, Achille morente, a Innocenzo Fraccaroli, Cupido, a Laurent Marqueste, Bacco Arianna, a Delou Jules, Apollo e Dafne di G. L. Bernini, in cui la dimensione classica della letteratura di Ovidio, sostenitore di quelle Metamorfosi per lui frutto della volontà degli Dei, quindi anche di Dioniso o Bacco, di cui ne parla del suo Mito come semplice trasformazione, non nella maniera dovuta, cioè di quella dimensione Dionisiaca vitale e immanente, rimossa e cancellata da Socrate, di quella dimensione Dionisiaca devastante e rivoluzionaria nei confronti del potere del tempo, di quella “ Grande Ragione, “ che F. Nietzsche sintetizza in un suo Aforisma, in cui scrive: “Vi è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore sapienza“.
E parlando anche di maschere, al di là dei vari Miti, quindi del Mito che diventa favola, che si umanizza, in cui gli Dei diventano anche persone umane che si concatenano l’uno con l’altro, aprendosi oltre al significati ai significanti, soffermandomi sulla dimensione del Mito di Dioniso e Arianna, nell’interpretazione che ne fa F. Nietzsche nella Poesia, “Il lamento di Arianna” n cui sostiene la dimensione presocratica dei flussi e dei riflussi, quindi di Dioniso, del Dio orgiastico del Caos, dell’ebrezza, della sofferenza e della musica, in opposizione alla dialettica socratica, in cui sul finale della Poesia scrive: “ Sii saggia Arianna! — Tu hai orecchie piccole, hai le mie orecchie: mettici dentro una parola saggia! — Non ci si deve prima odiare, se ci si deve amare? — Io sono il tuo labirinto — “
E’ evidente che la civiltà greca, quella presocratica, viene vista come il regno delle forze attive e molteplici, fuori dalle forze reattive, ed Arianna è lo “specchio“ di Dioniso, la sua molteplicità affermata della gioia e della vita.
Il Mito poi viene ripreso da parte di A. Artaud, che parla del Corpo Senza Organi, di quel CSO, che consente il continuo divenire e le conseguenti metamorfosi, per liberarsi dalla gabbia del corpo e del linguaggio articolato, cioè dei suoi automatismi, per alimentare le potenze, quelle potenze autorevoli, che sono nei centri del Corpo, che se si attivano permettono di “spezzare il linguaggio“ e “raggiungere la vita”, quella “dovuta vita“ da mettere in atto in vita.
Mi auguro che la Mostra di Andrea Chisesi, possa scuotere un pò questa Città, che storicamente, culturalmente e politicamente è conservatrice e allineata “all’ideologia dei consumi“ di oggi e alla spettacolarizzazione dell’ordinario, del già detto e del già fatto, una Città dal sonno profondo, che non conosce la ragione, di conseguenza non ha mai imparato ad affrancarsene, per uscire dalle “passioni tristi“, che tendono sempre a circoscriverla nei clichè da post cartolina, nonostante la bellezza della sua dimensione estetica, che continua ad essere deturpata, perché senza alcuna regola.
Figurarsi i rapporti interpersonali, facendo le dovute eccezioni, rapporti non liberi, ma condizionati dalla mancanza delle idee e della sua pratica, dalla sfera affettiva e sessuale, chiusa nel privato dal modello piccolo borghese, che blocca il potenziale immaginario, mai legata a una visione culturale e politica alternativa e libertaria, in cui promuovere attraverso il dialogo un processo di autoliberazione, tra amici, tra le coppie, in famiglia, nella società.
Si preferisce adeguarsi e conformarsi sia a destra, al centro, che a sinistra, facendo sempre le dovute eccezioni, alimentando la frammentazione di sé, con l’essere funzionali al sistema economico, culturale e politico prevalente, continuando ad assumere ruoli e maschere, come se fossimo ancora ai tempi di Pirandello.
Noto, Agosto 2025 Roberto Bellassai










