La maturità di una città turistica va misurata nella capacità di gestione delle risorse economiche e di programmazione degli eventi. In questo senso possiamo asserire di essere indietro anni luce; continuiamo a spendere somme astronomiche in periodi dell’anno e per manifestazioni che da sole riescono ad attrarre turisti e visitatori e poi deserto assoluto nei periodi “morti” dell’anno.
Che dire poi sulla valenza culturale e sull’attrattiva di alcune manifestazioni pseudo-culturali che nulla portano alla città in termini di ricchezza.
Da sempre sosteniamo che le centinaia di migliaia di euro spesi per l’infiorata e l’estate sono del tutto inutili, perché nulla portano in termini di valore aggiunto come presenze; queste risorse dovrebbero essere destinate per programmare eventi di qualità in altri periodi dell’anno e sopratutto per investirli sul territorio in infrastrutture e viabilità.
Occorre determinare il vero salto di qualità di una città che ancora rimane l’eterna “promessa” nel panorama turistico nazionale.
Se continueremo ad assistere allo squallido spettacolo di decine di bus parcheggiati all’ingresso della città, che intralciano il traffico, o il corso invaso da invadenti venditori abusivi di cianfrusaglie, se a tutto questo non si darà risposta, ogni tipo di discorso sarà inutile.
Salvo Veneziano
Probabilmente ci vorrebbe un vero e proprio piano, un piano che includa una visione di sviluppo della città per i prossimi 20-30 anni: sviluppo urbano, sviluppo culturale, sviluppo economico. Un piano che non sia solo l’iniziativa di questa o quella parte politica, ma un piano più condiviso e quindi perseguibile a prescindere dal colore dell’amministrazione in carica.
All’interno di un tale piano, è chiaro che dettagli (per quanto importanti) come quello del parcheggio degli autobus, o delle bancarelle, sarebbero appunto dettagli e quindi persino più facilmente risolvibili.
Mi sembra che, al di là di quelle architettoniche e paesaggistiche, il territorio ha molte risorse antiche e preziose che sono ancora oggi poco valorizzate. Per fare un esempio, si potrebbe sviluppare il settore della trasformazione alimentare attraverso la creazione di un’accademia del gusto che esalti i prodotti e le lavorazioni locali e ne faciliti in fine l’esportazione, di circuiti pedagogici che facciano da vetrina alle tradizioni agroalimentari, creando in questo modo delle nuove attrazioni non solo turistiche ma anche economiche slegate dalla stagionalità del turismo che si è sviluppato in questi ultimi 10 anni grazie all’Unesco.
Non è per fare inutile polemica, ma forse questo va tenuto bene a mente: lo sviluppo e la notorietà di cui gode oggi Noto non sono il frutto né di una volontà pubblica nazionale né di un’azione politica locale, ma la semplice conseguenza diretta dell’iscrizione del ValdiNoto al World Heritage da parte dell’Unesco. Di ciò si può cercare di farne tesoro con intelligenza: pianificare per i prossimi 20 anni, mostrare un po’ di giustificata ambizione. Oppure, è sempre possibile, vivere alla giornata…
Saluti,
S. Alderuccio