Nonostante sia opinione diffusa che stiamo attraversando una fase di cambiamento che condiziona la diagnosi della democrazia e la sua terapia e che un mondo se ne va, anche molto lentamente, e un altro si avvicina, anche se le sue vele sono ancora lontane dalla costa, viviamo un tempo in cui la gente decente è perplessa e le canaglie sono ringalluzzite.
Sembra incredibile, ma c’è stato un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui la gente non ci pensava nemmeno a trattare gli altri come semplici merci.
I tempi cambiano, l’indecenza è diventata la norma e la decenza si è tramutata in un valore nascosto
È sufficiente usare il modesto armamentario della scienza politica perché fra le pieghe del pensiero si insinui un inquietante sospetto: non è più possibile universalizzare il sistema capitalistico e al contempo farlo funzionare come stato sociale e democratico di diritto.
La democrazia e il benessere di alcuni diventeranno la dittatura e la miseria di altri.
Se riusciamo a immaginare chi è destinato a essere felice e chi miserabile, sappiamo già da che parte sta la gente decente.
Se questo è lo scenario globale e italiano, figuriamoci alla periferia dell’impero.
A Noto ormai è chiaro! La campagna elettorale, è inutile negarlo, è partita già da almeno qualche mese, le riunioni “alla carbonara” si susseguono sera dopo sera e, anche il contenuto di certe dichiarazioni comincia a diventare infuocato.
Oggi possiamo dire che per gli apparati elettorali non è arrivato il momento delle scelte definitive ma è del tutto evidente che i soliti noti stanno fiutando l’odore e soppesando, con attenzione, il peso specifico dei possibili compagni di viaggio.
Gli strateghi, gli spin-doctor, i tattici, gli esperti in estimo sono richiamati in servizio attivo e permanente, dopotutto il potere è un miele irresistibile, la fetta di torta è lì e qualcuno la deve mangiare.
Al momento l’opposizione apparentemente sembra essere ricompattato dal collante comune della ricandidatura di Bonfanti, salvo esplodere nel caso in cui il primo cittadino decida mestamente di ritornare a fare il bancario.
Dall’altro lato il Sindaco, con spericolati equilibrismi, imbarcando pezzi degli sconfitti alla precedente elezione, l’inossidabile Tardonato, la consigliera Pennavaria-Cultrera e altri, ricucendo con l’on.le Gennuso e flirtanto con Uniti per la Città ha inteso raggiungere quella massa critica di consensi che lo potrebbero portare almeno al ballottaggio.
Beninteso equilibri fragili che, visto i comunicati degli ultimi giorni, potrebbero polverizzarsi in men che non si dica.
Ed allora il mitico foglietto bianco della sommatoria elettorale che ogni navigato politico tiene in tasca potrebbe essere strappato e riconsiderato con sommo dispiacere di Corrado Bonfanti.
Nota a parte va per il Partito Democratico, anche dalle nostre parti sempre più partito della nazione, considerato da tanti suoi elettori in stato confusionale, convinto come è di non aver leaderships al proprio interno adeguate per vincere le prossime amministrative e sempre più adagiato sulle scelte di Corrado Bonfanti.
Un errore che impedisce un dialogo con altre forze della città che invece pensano a personalità, interne e esterne al PD, capaci di rappresentare una comunità che ha estremamente bisogno, più o meno consapevolmente, di una rivoluzione culturale, economica e sociale che, anche a mio avviso, non è possibile raggiungere con accomodamenti ormai fuori dal tempo.
In mezzo il popolo bue che non conta nulla!
Se vogliamo che le idee diventino città, dobbiamo reinventare le parole della politica, trasformare urgentemente le parole in secchi d’acqua gelata da rovesciare sulle nostre teste tiepide, e poi tramutarle in munizioni verbali per una lotta niente affatto teorica.
L’impegno nella cittadinanza attiva è la soluzione alla tendenza dei politici, locali e nazionali, di confinare il ruolo di cittadino a manifestare solo con un sì o un no il proprio gradimento a soluzioni verticiste, in un contesto troppo spesso segnato da polemiche, contrapposizioni e appelli plebiscitari che fanno precipitare la politica nella “democrazia delle emozioni”.
Sentire la parola “democrazia” e pensare: “Sono io che comando” non è come interiorizzare la frase: “Vota e fra quattro anni ne riparliamo”.
Bisogna agitare il discorso come chi lancia un nido di vespe in un confessionale.
È tutto molto semplice.
E poi anche io penso che non bisogna rassegnarsi a una logica e ad una prospettiva elettorale, a una classe dirigente ipocrita e autoreferenziale che, francamente, nulla può offrire alla città e tutto può continuare a depredare.
Immagino già il suo sorrisino cinico dei mestieranti della politica ………… Come fare?
Il sentiero di Progetto Noto, per chi ci vuole stare, è ancora lì, può essere ripercorso facendo tesoro degli errori commessi ma con il conforto di idee potenti e convincenti.
Ancora una volta, né di destra, né di sinistra, ma con la consapevolezza che le radici sono in quest’ultima!
Né neutrali, né indifferenti perché per natura contro le obbedienze identitarie e ideologiche, contro i privilegi corporativi, contro una casta di comando controllata dalle segreterie nazionali, regionali e provinciali, invece fautori della legalità come strumento di eguaglianza anche sociale che costringe l’establishement a non prevaricare, per l’analisi dei problemi del proprio territorio, per l’individuazione delle soluzioni concrete più opportune e degli uomini più capaci per raggiungere obiettivi condivisi, valorizzando intelligenze e competenze spesso escluse.
Senza voler né sfruculiare, come pensano i parvenù del PD locale, bene hanno fatto i Giovani Democratici a uscire da un empasse conservatrice del gruppo dirigente locale e porre sul tappeto l’argomento del dialogo con forze diverse e intestarsi un ruolo di mediazione fra tutte le forze cittadine, sociali, economiche e politiche per costruire un progetto di rinascita economica, sociale e culturale della città.
Su questo terreno molti, tra partiti, associazioni, movimenti civici, persone sono pronti a metterci la faccia, a puntare ad avere rappresentanti nell’istituzione consiliare comunale e nell’amministrazione attiva, sostenendo qualcuno che rappresenti i valori della Cittadinanza, qualcuno che lo faccia “a tempo determinato” utile ad agevolare la partecipazione attiva dei cittadini.
Qualcuno può dire: abbiamo già visto e il risultato è sotto gli occhi di tutti!
A costoro rispondo che gli interpreti sono stati, salvo qualche sparuta eccezione, veramente scadenti!
Non so immaginare altro …… se sarà …. bene! se non sarà ….. pazienza … continueremo a fare quello che stiamo già facendo.
Qualcuno ha scritto che il coraggio è contagioso e Non è dunque tempo di una prudente audacia?
Evarco
fantastico ..letto tutto ..e pensato di aver capito ..
unsolo appunto oltre alla tua malcelata sinistrosita….
usare un linguaggio e termini più vicini alla massa?. massa nel senso più ampio del termine…..
Il dado e’tratto. Giulio Cesare
Non abbiamo il Rubicone ma l’Asinaro basta….non si torna indietro
Letto fino in fondo, inutile le mie raccomandazioni a non essere prolissi, si rischia di non comunicare. Audacia prudente, ebbene si, prudente ma convincente, curiosa, puntigliosa a tratti pericolosa o meglio dire insidiosa.
Nessuna prudenza. Bisogna pensare da saggi ed agire da folli.
Prudente Audacia?….Perché fin’ora cosa abbiamo avuto.
l’audace prudente non è altro che un lupo mascherato da agnellino, o chi dietro a paroloni e principi di apparente alto profilo sociale, nasconde interessi della più bassa specie.
Chi non perde occasione per dire la propria anche correndo il rischio di contraddirsi in parole e fatti………………
Non servono soggetti del genere, serve gente vera che abbia chiaro nel cuore e nella mente il limite tra legalità e illegalità, tra ordinario e straordinario.
Serve gente che si presenti in maniera chiara con progetti ben precisi.
Forse una volta per tutti bisognerebbe cancellare dal nostro panorama cittadino buona parte dei politicanti e di chi gravita intorno a loro.
Ci vuole gente Audace, e dai forti principi sociali.