Apprendiamo con grande stupore ed altrettanto dispiacere, tramite la stampa locale, del triste episodio che riguarda palazzo Rau e la prestigiosa esposizione di mobilia del ‘700 siciliano che qui avrebbe dovuto tenersi.
Anche se comprendiamo le ragioni di tutela della privacy della proprietà, solidarietà nei confronti dell’organizzazione, nelle persone di Vincenzo Medica e Claudio Fayer e del proprietario dello spazio utilizzato a fini espositivi, Giuseppe Zen.
Noto, perla del Barocco riconosciuta universalmente, non gode di parecchi spazi pubblici, utilizzabili per esposizioni d’arte. Se si escludono l’ex Convitto Ragusa, sede del Museo d’Arte Contemporanea, i bassi dello stesso ex Convitto, i bassi di Palazzo Ducezio (il palazzo di Città), ed i sporadicamente concessi spazi del prestigioso Palazzo Nicolaci, non esiste alcuna alternativa pubblica.
Sensibile alla tematica, Vincenzo Medica, si è da sempre prodigato alla ricerca ed all’adattamento di spazi non nati per esposizioni artistiche ma prontamente adattati allo scopo. Il sodalizio con Giuseppe Zen porta la Città a scoprire dunque un nuovo spazio, nascosto prima agli occhi dei più, in cui godere oltre che delle bellezze Artistiche, anche di quelle Architettoniche. Palazzo Rau della Ferla.
Grazie a questo sodalizio ed alle diverse esposizioni di affermati artisti Siciliani, Palazzo Rau è stato inserito di diritto, nell’elenco dei più prestigiosi siti museali siciliani.
Ora, possibile che per dei “vizi di forma di natura organizzativa” si debba annullare un evento di tale importanza e si perda l’opportunità di poter fruire gratuitamente di uno spazio privato, grazie alla volontà di un filantropo, per la cittadinanza e per il turista?
Sappiamo che l’Amministrazione Comunale è intervenuta con un tentativo di mediazione tra le parti ma, non essendo a conoscenza dei dettagli, non sappiamo se questa non sia stata abbastanza incisiva. E perché, ci si chiede, non è stata trovata, o proposta, una sede alternativa, tra le sparute sopra menzionate?
Questo episodio, riflettendo attentamente, è un ulteriore spunto per promuovere la regolamentazione degli spazi espositivi. A quelli comunali infatti, potrebbero aggiungersi degli spazi privati, messi a disposizione da quella cittadinanza che con grande senso di filantropia, volesse promuovere attività culturali. Una sorta di musealità condivisa. Come promuovere l’iniziativa? Magari con lo strumento dello sgravio d’imposta. Ad esempio, chi concede in uso un locale di proprietà, per l’allestimento di eventi culturali, ottiene, per un periodo di tempo, la riduzione di una imposta comunale, legata all’immobile stesso. Ad esempio legata all’installazione di una potenziale insegna che serva ad individuare lo spazio espositivo. Spazio che, non essendo mai esistito, non pagava alcuna accisa di questo tipo.
È universalmente riconosciuto ormai che Arte e Cultura sono asset strategici di attrazione turistica sul territorio e spinte di sviluppo economico. Sappiamo bene che l’Amministrazione comunale intende usare questi asset per lo sviluppo della Città.
È tempo quindi di dare sostanza alle parole con azioni concrete ed efficaci. È giunto il momento di istituire un “Regolamento per i criteri di assegnazione e gestione degli spazi espositivi”.
Passione Civile