Un’altra festa folkloristica particolarmente “sentita”e che affondava le sue radici nelle tradizioni del passato, era “La jornada de cortador de cana de azucar” (la giornata del tagliatore della canna da zucchero).
Si svolgeva ogni anno a Tierra de Agua, al termine della stagionale raccolta della canna da zucchero e vi partecipavano i paesi di: Tierra de Agua, Monte Fallecido, Tortilla e Puente Pequeno.
Per cause oramai ignote, che si perdevano nella notte dei tempi, era sempre stato Tierra de Agua il luogo prescelto per i festeggiamenti, probabilmente perché era al centro del territorio occupato dai quattro paesi … oppure perché negli ultimi cinquant’anni era quello con maggior numero d’abitanti: quasi 400 residenti e inoltre era l’unica cittadina dotata della luce elettrica.
La “Fiesta”, da sempre, si svolgeva in due giornate: sabato e domenica.
Il sabato era riservato alle competizioni sportive, mentre la domenica era dedicata ai divertimenti popolari e alle mangiate campestri.
Descrizione delle Manifestazioni Sportive:
Torneo a quattro squadre di calcio, lancio del machete, corsa su asini bendati, sollevamento del macigno e, infine, la corsa di venti chilometri denominata: “Il calvario del peone”.
Il torneo di calcio era formato da quattro squadre, in rappresentanza dei paesi partecipanti e si disputava sul campo “sportivo” dietrola Parrocchiadi San Aginulfo: campo in terra secca e pietrosa … molto pietrosa … e dall’inconsueta misura di metri 40,70 per 21,50, delimitato da muri a secco, alti circa un metro e quaranta che servivano anche da tribune … se il pallone, urtando il muro od uno spettatore, ritornava in campo era ancora “valido e giocabile, “ il tutto” secondo il regolamento locale … se invece, come spesso accadeva, sorvolava oltre, smarrendosi nei campi sassosi e nei pascoli dietro la chiesa, la partita veniva sospesa, anche per diversi minuti, nel disperato tentativo di recupero … la parrocchia possedeva solo due vecchi e rattoppati palloni.
Alcuni anni prima, il torneo fu sospeso al16’del primo tempo per esaurimento palloni, ritrovati solo mesi dopo durante la semina nel campo di Tobias Morales … fu ricordato come l’anno senza vincitori.
Un italiano, certo Totò Travaglio, talent scout di Molfetta (Puglia, Italia) che viaggiava per il mondo vendendo, porta a porta, olio d’oliva e scatole di “pelati” grande appassionato di foot-ball … attento e esperto osservatore di giovani, nell’illusoria speranza di scoprire nuovi campioni da portare nel campionato calcistico italiano si era trovato, alcuni anni prima, a sostare a Tierra de Agua, essendosi, per l’ennesima volta, guastato il furgone con le merci e … attendendo pazientemente i pezzi di ricambio … assistette al torneo … e rimase colpito dalla strana forma del campo … ebbe un’intuizione che trasformò in una brillante idea e riuscì a lanciare in Europa: il gioco del “Calcetto” … la geniale intuizione lo fece diventare ricco e famoso.
Le partite si svolgevano in tre tempi, di venti minuti di gioco effettivo … sempre che l’arbitro di turno possedesse un orologio … in caso contrario, si calcolava il tempo in base al numero dei giocatori che crollavano sfiniti a terra … generalmente, al terzo crollo, l’arbitro fischiava la fine del tempo.
Il giocatore più prolifico in fatto di segnature era, generalmente, il portiere perché, rilanciando la palla in un campo così corto, essa arrivava direttamente nella porta avversaria, sorprendendo molte volte il collega, il quale aveva, quasi sempre, la visuale coperta da venti o più contendenti che vagavano smarriti davanti a lui … non era raro che un incontro finisse con il punteggio da partita di basket: … è rimasto storico il risultato tra Monte Fallecido e Puente Pequeno:68 a19!
La squadra ritenuta più forte, da anni, era quella di Monte Fallecido … 180 anime sparse lungo tutto un versante della montagna, alta438 metri… come punto centrale e ritrovo, era la bottega di Tomasino Naranja (per i lettori: Tommaso Arancia) a quota273 metri, ove si poteva trovare di tutto: dai chiodi alle pallottole, dai martelli ai machete, dalla farina al caffè in grani, dalle varie sementi al motore revisionato per un trattore, qualche francobollo, sigari e fiammiferi, le pastiglie per combattere l’ameba e le magliette con l’effige di papa Paolo Giovanni II° o di Maradona, qualche tanica di gasoline ed, a volte, alcune riviste illustrate vecchie di un paio d’anni.
Nel suo locale Tomasino, svolgeva anche l’attività di veterinario e strappadenti, mentre la moglie, una grassa negra di nome Euridice, era chiamata per aiutare i bambini a nascere … la gente vi si ritrovava la domenica mattina, bevendo birra e rhum, per conoscere le ultime notizie su nascite, morti, matrimoni e anche di qualche sparatoria per difendere i confini … nonché, le ultime quotazioni sul prezzo della canna da zucchero.
I ragazzi della squadra di Monte Fallecido non erano molto alti, ma robusti e resistenti alla fatica, abituati come erano, sin dalla più tenera età, a spostarsi da una piantagione all’altra, lungo la montagna, sempre a piedi ed più volte al giorno … solo pochi fortunati potevano muoversi a dorso di bestie da soma … inoltre, sin da piccoli, avevano appreso l’arte della sopravvivenza … quindi negli scontri, corpo a corpo, per la conquista del pallone, riuscivano ad avere sempre la meglio, usando ogni metodo lecito ed … illecito … erano famosi per i loro morsi alle orecchie.
La squadra più debole era considerata il “Puente Pequeno A.S. Calcio” … il paese aveva raggiunto, in passato, anche la punta massima di 74 abitanti, ma dopo l’alluvione di due anni prima, in seguito allo straripamento del torrente “Mansueto” che aveva distrutto cinque fattorie sull’argine sinistro, con relativi campi, si era ridotta a 48 persone, compresi nove bambini inferiori ai dieci anni.
Il Puente Pequeno aveva perciò difficoltà a rimediare undici giocatori con i quali poter disputare le partite, tanto che in porta ora giocava Maria Ibanez, insegnante alle elementari di Tierra de Agua, scuola che raggiungeva a piedi tutti i giorni … otto chilometri all’andata e otto al ritorno … e al centro della difesa sua sorella Rosa, di tre anni più giovane, ma di 15 chili più robusta ed inoltre erano stati costretti a reinserire nonno Carlito, di 63anni, con un buon passato come calciatore nel Santa Caterina, nel ruolo di puntero … peccato che, nell’arco di una partita, si prendesse molte pause, a causa del suo vizio per il sigaro … dopo una breve corsa di paio di metri, per mancanza di fiato, rimaneva piegato in due e seguito da violenti e frequenti attacchi di tosse … e se accadeva che qualcuno si ammalasse di influenza od avesse qualche altro disturbo, la squadra scendeva in campo sotto il numero regolamentare.
Le vincitrici, dei primi due incontri, si scontravano per la vittoria e l’aggiudicazione del premio, consistente in alcune bottiglie di rhum, una ventina di chili di carne da griglia e la foto ricordo da appendere nella sede sociale.
Nella squadra di Tierra de Agua giocava, come mediano di spinta, padre Ciclamino, il parroco, un ragazzone alto quasi due metri, pesante almeno cento chili di carne benedetta, d’origini indios, con mani enormi come pale per infornare il pane … egli puntava l’avversario, travolgendolo come un trattore, poi lo incitava: “ Risorgi, Lazzaro”ed ogni volta che nel gioco gladiatorio sentiva una bestemmia, fermava il gioco e saettava intorno lo sguardo sino a trovare il peccatore,e gli infliggeva due sonore sberle, cento Ave Maria e cento Pater Noster.
Un’altra gara molto seguita era il lancio del machete: tre giocatori per ogni squadra lanciavano il machete contro bersagli concentrici di legno alla distanza di venti metri … avevano a disposizione cinque tiri per ogni lanciatore e vinceva la squadra che totalizzava il maggior punteggio … gli spettatori e passanti infilzati non facevano punteggio.
La terza gara era individuale: la corsa in groppa a un asino con gli occhi bendati e si svolgeva sempre al termine del torneo di calcio sul medesimo campo: andata e ritorno, senza briglie e senza poter pungolare l’animale con frustini o bastoni … lo potevano guidare solo a voce o usando le ginocchia … vinceva chi arrivava primo o, molto spesso, l’ultimo che rimaneva a dorso dell’asino, i quali avevano la pessima abitudine, al termine del percorso d’andata, quando il cavaliere tentava di farli voltare, di scaraventarli al di là del muro, quando, addirittura, non li facevano “sfacciare” contro il muro stesso … per tutti i partecipanti: cure mediche, tinture di iodio e fasciature erano a gratis.
Un gran fascino suscitava sul pubblico femminile il sollevamento del macigno: lungo una riga di gesso, tracciata sul terreno, si ponevano diversi macigni del peso di una settantina di chili l’uno … i concorrenti li dovevano afferrare a mani nude e sollevare sopra la testa … vinceva chi riusciva a sollevarne di più.
Un certo imbarazzo aveva destato tre anni prima, tra il pubblico e lo stesso concorrente, la prestazione di Paquito Mundo, un guardiano di maiali della porcilaia “ Cooperativa Lavoro e Sudore” di Tortilla, il quale al sesto macigno, mentre era saldamente in testa, con grosse possibilità di vittoria, nello sforzo di portarlo sopra la testa, preceduto da un inconfondibile suono, gli si aprì lo sfintere, lasciandolo letteralmente in brache di merda.
Nel tardo pomeriggio aveva svolgimento l’ultima gara: la corsa denominata “ I venti chilometri della muerte” o come l’aveva apostrofata il prof. Aristotele Queimada, insegnante di storia … le “Termopili manzanillesi” … questa corsa, sotto un sole cocente e impietoso, di almeno 40 gradi, lungo stretti sentieri, ricoperti di pietre aguzze e polvere bianca, attraversando guadi e ruscelli con una spanna di acqua e di fango, per poi gettarsi in una fitta boscaglia di alberi spinosi, liane, piante rampicanti, grosse radici sporgenti dal terreno e frequentato da innumerevoli animali camminanti e striscianti dalla classificazione ancora non certa … e infine, una volta usciti da quell’inferno (se si usciva) … con la pelle a brandelli, restava da percorrere una discesa di un chilometro con la pendenza del 29% che portava direttamente all’arrivo.
E’ stato accertato, che molte dittature del terzo mondo abbiano mandato i loro esperti a studiare questa corsa per farla disputare, nei loro paesi, ai dissidenti politici, al posto delle normali e antidemocratiche torture, ottenendo ottimi risultati … curativi.
Eppure ogni anno, erano sempre numerosi i partecipanti e alcuni giungevano, addirittura dalla capitale … ai primi tre arrivati era consegnata nell’ordine: una medaglia placcata oro, una placcata argento, una in rame autentico ed il bacio (un po’ schifato) della Miss … immediatamente dopo partivano le squadre di soccorso alla disperata ricerca dei mancanti all’appello finale.
Tuttora, a metà percorso, sorge un cippo, aggiornato di anno in anno, col nome degli scomparsi.
La domenica era la giornata del barbecue, dei giochi campestri e dei divertimenti popolari.
I festeggiamenti avevano luogo sul piazzale davanti alla parrocchia di San Aginulfo, la stessa dove era stata inaugurata la statua di dona Isabel Zalayeta y Tiburon, con chihuahua e considerata da tutti, ovviamente, la piazza principale … sulla quale si specchiavano l’Ufficio Postale e telefonico, la farmacia con annesso ambulatorio settimanale del dentista, il distaccamento delle guardie municipali di Santa Caterina, il negozio d’alimentari e granaglie di Olindo Mercenario e il palazzo dei Marchesi Esteban y Del Monte, antichi proprietari del feudo di Tierra de Agua.
In paese, perla Fiestaarrivavano come tradizione: la giostra, il teatrino dei pupazzi, il tiro a segno con fucili a pallettoni, un tunnel dell’amore … diverse bancarelle di dolciumi e specialità gastronomiche … cartomanti, indovini e fattucchiere, mentre il fabbro Artemio Hierro di Tortilla, montava ogni anno uno stand, sotto il quale presentava gli ultimi modelli di machete, zappe, vanghe e aratri … infine era molto frequentato, lo spazio riservato alla “riffa” parrocchiale.
L’ultimo anno era arrivato anche un fotografo da Accampamentos, un paesino montano, poco distante da Torquemada, trasportando sopra un carretto trainato da un mulo, due sagome di legno, a grandezza d’uomo, con un ovale vuoto al posto del viso, rappresentanti: la prima, una formosissima ragazza in bikini e la seconda, un muscolosissimo atleta, vestito da Superman … al prezzo di 300 pesos le coppie introducevano il viso nell’ovale, sorridevano al fotografo, stringendosi per mano … e nel giro di quindici minuti ricevevano le foto, un poco sfocate, in cui erano stati immortalati … quasi tutte le case della zona avevano, appese alle pareti, queste riproduzioni di Nembo Kid e Barbarella.
Al centro della piazza era issato l’albero della cuccagna, un poco differente dagli usuali alberi: in cima, al posto dei tradizionali beni alimentari come polli, prosciutti, cesti di frutta, bottiglie di rum ed altro, erano attaccate buste a sorpresa … l’albero era alto16 metri, i primi 12 cosparso, con uno strato di tre centimetri, di grasso mescolato a sterco e gli ultimi4 metriil tutto impastato con grosse spine di cactus.
All’ultima fiesta, il primo ad arrivare in cima era stato Mesquino Movida di Puento Pequeno, fece l’ultimo balzo con un urlo disumano, riuscendo a strappare una busta, poi si lasciò scivolare lungo il palo, con uno sfrigolio che fece digrignare i denti agli spettatori … quindi aprì raggiante la busta, mentre la moglie Lupe gli estraeva delicatamente le spine dalla carne … “CORNUTO” … stampato a grosse lettere rosse sul foglio … senza proferire una parola, si recò nel posto, ove aveva depositato i vestiti della festa, toltosi per non sporcarli ed estrasse da sotto il mucchio un lungo machete, poi con lo sguardo frugò tra la folla, sino a rintracciare uno degli organizzatori … a passo lento, cercò di avvicinarlo per una tranquilla e idilliaca conversazione … fu immediatamente intercettato e fermato dalle guardie municipali che amichevolmente … dovettero ammanettarlo.
Il secondo, Felix Machacado, fu più fortunato … sembrava appena uscito da una fossa dei leoni, ma stringeva con orgoglio la sua busta: “ Vinci un sacco di cipolle, una cassa di birra, una bottiglia di aguardiente e la foto di una famosa attrice italiana!” … secondo il prof. Aristotele, conoscitore del cinema europeo, era l’immagine di un’artista più volte candidata all’oscar come miglior attrice, tale Valeria Marini, che lui trovava molto somigliante alla famosa … Biba Montada.
Dopo le varie flagellazioni, con grande tripudio e divertimento degli spettatori, si proseguiva con la danza dei “cabrones”… i contendenti, due alla volta, si ponevano, uno di fronte all’altro, a una distanza di dieci metri e allo sbandieramento di una ragazza, correvano a testa bassa, cranio contro cranio … il suono dello scontro era orripilante … ogni coppia si doveva scontrare quattro volte, a meno di sospensione per svenimenti, ferite o grossi ematomi con fuori uscita di sangue … la tenzone suscitava applausi, risatine, scommesse, urla di ammirazione e d’incitamento e qualche battuta, a volte, un poco volgare … sulle corna dei contendenti.
Non esistevano vincitori o vinti, l’onore consisteva nella partecipazione … a volte, qualche concorrente, negli anni a seguire, per le ripetute cornate, manifestava qualche … leggero segno di squilibrio.
Altro gioco particolarmente apprezzato era la corsa delle carretillas (carriole) … i partecipanti mettevano un famigliare dentro una carretilla, spingendolo di corsa lungo una discesa … per creare un minimo di difficoltà le caviglie del guidatore erano unite con una cordicella della lunghezza di30 centimetri, mentre il partner aveva il volto coperto da un cappuccio … a metà percorso, lungo il tracciato era piantato un enorme banano … bene, le leggi della fisica sono molto strane ed imperscrutabili! … chi ancora non era inciampato, con conseguente ruzzolata e trascinamento a valanga del mezzo di trasporto e del congiunto, giunto a quel punto, nonostante che lo spazio attorno alla pianta fosse largo una ventina di metri, regolarmente vi si stampava contro.
Anche per questo gioco: niente premi! … però il falegname locale rimediava, gratuitamente, tutti i danni subiti dalle carretillas.
Sotto il sole tropicale del mezzogiorno, nello spazio erboso, antistante la piazza, le famiglie, riunitesi in base ai paesi di provenienza, accendevano dei falò per cuocere alla griglia ogni tipo di carne, dal porcellino morellatos, all’iguana … permaneva sulla zona, per oltre due settimane una densa nube scura con forte odore di grasso bruciato che ricordava i roghi dell’Inquisizione spagnola d’antica memoria … il tutto era divorato, accompagnandolo con grandi quantitativi di birra … terminate queste pantagrueliche mangiate, durante le prime edizioni, si proseguiva la giornata con un’esibizione collettiva di rutti, ma dopo le ripetute lamentele del Centro Sismico posto lungo la fiancata di Monte Fallecido, il quale si ritrovava con tutte le apparecchiature impazzite, l’esibizione fu sostituita col gioco delle”secchiate” … si scavavano quattro enormi fosse, riempiendole di acqua e di terra, mescolando il tutto, sino ad ottenere stagni ricolmi di fango … si dotavano i cittadini dei quattro paesi di secchi o altri contenitori e questi gioiosi festaioli li riempivano di fango per poi scagliarselo addosso … qualche burlone scioglieva in mezzo alla terra ed acqua anche qualche sacco di cemento … Fulgencio Mandrugo, alla fine di una di queste esibizioni, essendo uomo poco incline alla pulizia, invece di lavarsi immediatamente si stese al sole ad asciugare … a sera, fu ritrovato solidificato a braccia aperte.
I suoi parenti, per riportarlo a casa, a Puente Pequeno, furono costretti a farsi prestare il furgone scoperto di padre Ciclamino e lo depositarono nell’ingresso,utilizzandolo come attaccapanni … quasi tutti i compaesani fecero visita alla famiglia per ammirarne la praticità.
Tutti gli anni, a conclusione della giornata, si svolgevano due concorsi con premiazione … l’elezione di Miss Cana de Azucar e il concorso la “Focaccia più originale”.
Per l’elezione della ragazza più bella, raccontano le leggende paesane, erano frequenti i tentativi di corruzione agli organizzatori, con promesse di prestazioni sessuali, al limite della depravazione, da parte delle mamme, zie ed anche qualche nonna delle concorrenti … il “Comitato delle Savie e Imparziali”, composto dalle cinque donne più brutte della zona, di cui quattro incallite zitelle, mettevano tutto il loro impegno a controllare che i reggiseni delle aspiranti non fossero gonfiati con coppette di gomma o altro materiale … non si facessero uso di parrucche particolarmente elaborate e che non si nascondessero verruche, cicatrici o altre deformazioni sotto chili di cerone … mentre padre Ciclamino, sudando e ansimando come una bestia, armato di una grossa candela da altare, si aggirava per la sacrestia, che, per l’occasione, era trasformata in spogliatoio e sala trucchi … vigilando, onde evitare intrusioni maschili … qui le ragazze concorrenti indossavano i costumi … mono pezzo e si acconciavano per la sfilata.
La vincitrice riceveva una corona e uno scettro in simil-oro, più un buono per 10 messa in piega e manicure presso la parrucchiera Yvonne di Santa Caterina .
Al concorso la “Focaccia più originale” partecipavano, generalmente, tutte le casalinghe … dovevano impastare una focaccia di farina di mais e riempirla delle cose più strambe, quindi cuocerla al forno, il tutto nel tempo di un’ora.
L’anno precedente aveva vinto Euridice Mendez con la “Focaccia del Diablo”: cipolle, peperoni piccanti di Cayenna, tabasco, polpa di pescecane, papaya, lumache di mare con guscio e chiodi di garofano … come premio le era stato donato il gradito libro di ricette” I 100 modi di cucinare la renna in Lapponia”.
Come in tutte le fiestas a Manzanilla, si chiudeva la “due giorni”, con i fuochi pirotecnici … per molti anni l’esperto era stato Eufemio Bottardo … sino a quella fatidica giornata del 19.., quando, al momento di preparare i botti per la serata, Eufemio si accorse che aveva usato tutta la polvere pirica per il matrimonio di Manuel e Rosita Gutierrez, tre settimane avanti … non scoraggiatosi, com’era nella sua natura, cercò nel suo deposito e infine trovò una cassa di candelotti di dinamite che in passato erano serviti nelle cave di marmo … “Sempre polvere da sparo è!” fu il suo serafico commento … e accese per prova un candelotto dietro a casa sua, nascondendosi dietro un barile contenente del kerosene e tappandosi le orecchie.
Gli spettatori che assistevano alla danza dei “cabrones”, in un primo momento, pensarono al cozzo tra due teste particolarmente dure e al Centro Sismico saltarono tutte le apparecchiature, ma quando videro il tetto della casa di Eufemio che saliva velocemente sopra le loro teste, compresero che, per quell’anno, i fuochi erano stati … anticipati.
Così sparirono nell’esplosione il miglior artificiere di Tierra de Agua, Eufemio Bottardo, il suo vecchio cane Ulisse, il mulo Seneca e 37 palme, particolarmente rare, che, anni prima, erano state piantate da suo padre Mariano.
Ancor oggi le madri per intimorire i figli recalcitranti, così li ammoniscono … “Se non mangi tutta la minestra viene l’uomo nero e ti fa saltare come don Eufemio”