“Lettere ai prepotenti“, è un piccolo libro di 32 pagine di Antonin Artaud, 1806 / 1948, pubblicato da Stampa Alternativa, a cura di Marco Dotti.
Uno scrittore che aderì alla corrente letteraria e artistica del Surrealismo, che per lui era un mezzo per la liberazione dello spirito, pubblicando libri di poesie molto singolari, come Artaud LE MOMO, CI – GIT e altre poesie, testi come “Il teatro e il suo doppio, Eliogabolo o l’Anarchico incoronato, Viaggio al Paese dei Tarahumara, Van Gogh il suicidato della società, CSO, il corpo senza organi, Suppliche e Supplizi, I Cenci, tanto per citarne solo alcuni.
In queste cinque “Lettere ai prepotenti” da parte di Artaud, c’è tutta una decostruzione del potere culturale, politico e spirituale del sistema Occidentale che comporta, attraverso l’attività culturale e artistica di Artaud, ad insorgere contro gli stati, i governi, le leggi, la famiglia, la polizia, la giustizia, la chiesa, la psichiatria, il “teatro pietrificato”, il linguaggio, quindi contro tutti gli apparati di potere, che con le loro mistificazioni e la loro forza alienano e sottraggono il corpo, la libertà e la vita.
Ecco alcuni stralci della prima lettera indirizzata ai Primari dei Manicomi:
1)“… Signori, le leggi, il costume vi concedono il diritto di valutare lo spirito. Questa giurisdizione sovrana, terribile, la esercitate a vostra discrezione. Lasciateci ridere. La credulità dei popoli civili, dei sapienti, dei governanti data la psichiatria di non si sa quali lumi sovrannaturali.
“ … Possiate ricordarvene domattina, all’ora in cui visitate, quando tenterete, senza conoscerne il lessico, di discorrere con questi uomini, sui quali – dovete riconoscerlo – non avete altro vantaggio che quello della forza.
“ … I folli sono per eccellenza le vittime individuali della dittatura sociale; in nome di questa individualità, che appartiene all’uomo, noi reclamiamo la liberazione di questi prigionieri, forzati della sensibilità perché è pur vero che non è nel potere delle leggi di rinchiudere tutti gli uomini che pensano e agiscono … “
2) Ai Legislatori in materia di stupefacenti.
“… Signori dittatori della scuola farmaceutica di Francia, siete rognosi: c’è una cosa che dovreste misurare meglio; è che l’oppio è quest’imprescrittibile e imperiosa sostanza che permette di rientrare nella vita della loro anima a coloro che hanno avuto la sventura di averla persa.
“ … La fortuita scienza degli uomini non è superiore all’immediata conoscenza che posso avere del mio essere. Sono io il solo giudice di ciò che è in me. Tornate in soffitta, medici parassiti, e anche tu, signor pecorone Legislatore; non è per amore degli uomini che deliri, è per tradizione d’imbecillità di volerlo limitare.
3)Lettera ai Rettori delle Università Europee.
“… Signor Rettore, in quell’angusta cisterna che voi chiamate “Pensiero“, i valori spirituali marciscono come paglia. La colpa è dei vostri sistemi ammuffiti, della vostra logica del due più due fa quattro. La colpa è vostra, Rettori, tutti presi in sottili sillogismi. Voi fabbricate ingegneri, magistrati, medici cui sfuggono i veri misteri del corpo e le leggi cosmiche dell’essere; fabbricate falsi e ciechi eruditi di metafisica e filosofi che pretendono di ricostruire lo spirito. Proprio in nome della vostra logica, oggi noi vi diciamo: la vita è in putrefazione, cari Signori. Guardatevi allo specchio, tirate le somme di ciò che avete prodotto. Attraverso il setaccio delle vostre lauree passa una gioventù sfiancata, perduta. Siete la piaga di un mondo, ma che si pensi un po’ meno alla guida dell’umanità.
4)La liquidazione dell’oppio.
“… Siamo nati corrotti nel corpo e nell’anima, siamo congenitamente disadattati; togliete l’oppio, non toglierete il bisogno del crimine, i cancri del corpo e dell’anima, la propensione alla disperazione, il cretinismo congenito, la sifilide ereditaria, la debolezza degli istinti; non impedirete che vi siano anime destinate a un veleno quale che sia, al veleno della “lettura“, al veleno dell’isolamento, al veleno dell’onanismo, al veleno dei coiti ripetuti, al veleno della debolezza radicata nell’anima, al veleno dell’alcool, al veleno del tabacco, al veleno dell’anti – socialità. Ci sono anime incurabili e perdute per il resto della società. Sopprimetegli un mezzo di follia, ne inventeranno altri diecimila. Creeranno mezzi più sottili, più rabbiosi, mezzi assolutamente DISPERATI. La stessa natura è anti – sociale nell’anima, non è che per mezzo dell’usurpazione di poteri che il corpo sociale organizzato reagisce contro la tendenza naturale dell’umanità. “… Finchè non saremo giunti a sopprimere alcune cause della disperazione umana, non avremo il diritto di provare a eliminare i mezzi con i quali l’uomo cerca di liberarsi della disperazione.
5) Al Papa.
“… In nome della Patria, in nome della Famiglia, tu (Papa), tu induci alla vendita delle anime, alla libera triturazione dei corpi. Abbiamo, tra noi e la nostra anima, abbastanza percorsi da superare, abbastanza distanza per interporvi anche i tuoi preti tentennanti e questo ammasso di azzardate dottrine di cui si nutrono i castrati del liberalismo mondiale. Qui lo spirito si confessa allo spirito. Dall’alto in basso della tua pagliacciata romana, quello che trionfa è l’odio per le verità immediate dell’anima, di quelle fiamme che ardono direttamente lo spirito. Non c’è Dio, Bibbia o Vangelo, non ci sono parole che fermino lo spirito. Non siamo al mondo. O Papa confinato nel mondo, nella terra, né Dio si esprimono in te. Il mondo è l’abisso dell’anima, Papa deformato, Papa esteriore all’anima, lasciaci nuotare nei corpi, lascia le nostre anime alle nostre anime, non abbiamo bisogno della tua lama di abbagli.
Artaud è un Poeta, un Attore di cinema, di teatro, per un “Teatro della crudeltà“, un ribelle, che non si rinchiudeva dentro un testo scritto, né in un’opera teatrale per poi vivere di rendita, né separava l’Arte dalla vita, da quella vita per lui sempre in atto, che gli permise di intraprendere la battaglia del “Corpo, contro il linguaggio“
Per Derrida: “ … Artaud diffida del corpo articolato, così come del linguaggio articolato. Perché l’articolazione è la struttura del corpo, e la struttura è sempre struttura d’espropriazione. La divisione del corpo in organi, in cui il corpo si fa assente a se stesso, dando ad intendere di essere, o credendo di essere, lo spirito … “Per Artaud bisogna rifare l’anatomia dell’uomo, liberare il corpo dagli organi, dalle separazioni, dalla frammentazione e dagli automatismi meccanici, quindi dal sistema del falso io, attraverso la creazione di un “Corpo Senza Organi“, rivoluzionario e indomabile, un corpo in continua rivolta, che potenzialmente è in ognuno di noi.
Per Artaud il teatro era una dimensione artistica dove poteva essere combattuta la mistificazione e la dittatura della parola articolata e organizzata, facendo la dovuta chiarezza tra “la cultura e la vita”, per questo in Artaud la scrittura si fa scrittura di Corpo, di un Corpo che scrive, con tutta l’energia creativa che esso sprigiona.
Roberto Bellassai