Armando Faraone, Prof.di Storia e Filosofia nei Licei, dopo la pubblicazione della sua prima opera, “ Io e la mia Città oltre la siepe “ , Edizioni Lussografica 1995, una biografia intellettuale in cui, oltre ad una analisi del suo contesto, prevale una introspezione e un discernimento che partendo dal suo nucleo abitativo dove ha vissuto la sua infanzia e la prima giovinezza arriva fino alle sue esperienze letterarie e filosofiche che lo caratterizzano dandogli quegli strumenti e di conseguenza quella maturità culturale che da tempo continua a dare i suoi frutti che sono divenuti le sue opere letterarie, come ad esempio, il romanzo “ L’ospite inatteso “ , sua seconda opera, sempre per le Edizioni Lussografica 2001, per poi,nel 2006, dare alle stampe un altro romanzo dal titolo: “ I mascheroni di casa Ranera “ , Bonanno Editore, tutti i tre libri con prefazioni di Enzo Papa.
L’età fanciulla, invece, è un libro di saggi letterari, su autori come Giacomo Leopardi, Thomas Mann, Marcel Proust, Franza Kafka e Gesualdo Bufalino, un suo nuovo libro appena pubblicato nel Dicembre del 2012, per la Collana “ Cultura e Società “ , dall’Editore Lombardi, dedicato alla memoria di Benito Mincio.
In questo suo volume, Faraone ci parla dell’età fanciulla di tutti i cinque scrittori, che per quanto diversi l’uno dall’altro, hanno in comune quel tratto basilare di vita vissuta, che secondo l’Autore, oltre a vivere una “ dimensione atemporale “ , piena e ricca di freschezza, di spontaneità, di sensazioni sempre nuove, di vitalità, di felicità e di crescita, che segnano in positivo il fanciullo, di conseguenza comporta in loro un riferimento costante dei ricordi, delle emozioni, e delle atmosfere, che caratterizzano lo sviluppo e il percorso di ognuno, divenendo il nucleo fondante della loro crescita umana e artistica.
Altro tratto comune dei cinque scrittori, messi in scena in questo libro, che sembra molto evidente scorrendo l’introduzione scritta dello stesso Faraone, che si sofferma parlandoci di un viaggio fatto a Parigi, insieme alla moglie, prima della pubblicazione del libro, dove cercando i luoghi di Proust, cerca anche un suo doppio, un doppio di se oltre a quello della fanciullezza in cui si riconosce, in quella età fuori dal tempo cronologico, vissuta a Noto,
dove facendo il parallelo pur con le dovute proporzioni,con quella degli scrittori in questione, che chi più chi meno, sembra che abbiano in maniera inconscia, vissuto quel complesso di Edipo,che in parte li ha caratterizzati e segnati.
Tutti i cinque scrittori,attraverso la scrittura,quindi la creatività artistica,tendono a riscattare la propria vita fatta di quotidiano,di quel vivere ordinario,che comunemente rende la vita molto comune.
Infatti,Leopardi,a parte i suoi primi componimenti,gli Idilli,scritti nell’età fanciulla,si chiude nel suo “ borgo selvaggio “ di Recanati,una specie di suo rifugio per scrivere,anche se frequenta Roma,Firenze e Napoli,per creare,confidando nell’arte e nelle illusioni,mentre Proust chiuso nella sua stanza con le sue pareti ricoperte di sughero per non sentire l’esterno, denuncia la stupidità della società borghese salottiera della Parigi del tempo,con una tecnica dello scrivere da “ dopo Galileo “ , direbbe Elio Vittorini,infatti,i personaggi dei romanzi di Proust attraverso un semplice e banale ricordo della memoria,ribaltano il tempo cronologico,in atemporalità,che stabilisce nello scrittore quel “ flusso di coscienza “, che oltre a farsi e a divenire segno grafico,cambia e rivoluziona il modo di scrivere il romanzo.
Thomas Mann,è invece,un aristocratico del gusto della letteratura,un Nicciano,che ricerca i valori universali dell’uomo, che prende posizioni pubbliche contro il regime nazista,autore di opere come ad esempio,I Buddenbrooks,La Montagna incantata,e altri romanzi,racconti,di cui il Cinema ha tratto molti film di successo. Nel 1929, gli fu assegnato il Premio Nobel per la letteratura.
Franz Kafka,un nomade non solo in letteratura,si può dire che in tutte le sue opere ha denunciato le distanze tra l’individuo e le varie Istituzioni pubbliche,Istituzioni ,sia macro, che micro, indicando delle vie di fuga attraverso le varie metamorfosi che il soggetto può avviare in sé.
Per lo scrittore Bufalino,chiuso nella sua “ tana “ di Comiso, scoperto da Leonardo Sciascia, e poi, dai CriticI, quindi dagli Editori, alcuni decenni prima della sua scomparsa, autori di romanzi, poesie, di saggi sulla letteratura,di traduzioni,tra l’altro sosteneva che ad esempio, l’io narrante dei suoi romanzi è solo una controfigura mentale e ipocrita dell’autore, e che la scrittura diviene autoterapia.
Anche questo libro di Armando Faraone presenta sul retro di copertina una critica di Enzo Papa.
Roberto Bellasai