Mia zia ha una cuoca cinese bravissima a cucinare pugliese, crede lei.
Poiché è la nipote di Qing Jiang e Mao, di politica ci capisce, e quando ho dei dubbi le chiedo lumi.
Domenica, mentre stava preparando un calzone (un timballo riempito con cipolla fritta, olive nere, alici, uva passa e ricotta piccante, il ricostituente perfetto dopo la notte brava con la zia), le ho domandato:
“Che te ne pare di queste elezioni presidenziali, Yu?”.
“Non cambieranno nulla, e nessun commentatore ha toccato la questione rilevante”.
“Che sarebbe?”.
“Davvero non ti sei accorto che da anni tutte le decisioni per l’Italia sono prese da poteri forti sovranazionali e che il Parlamento deve solo prenderne atto e a ratificarle?
Ne parlò qualche anno fa il procuratore Scarpinato, in un discorso che andrebbe trasmesso in prima serata a reti unificate.
In breve, le regole del gioco grande sono state riscritte in modo che i diritti individuali e sociali fossero subordinati alla logica del profitto.
Un secolo fa, l’Italia era ancora un Paese feudale, con un 80 per cento di analfabeti che la casta dei padroni teneva in condizioni di servitù, così come erano al suo servizio la piccola borghesia, le corporazioni artigiane e la legge.
Il potere politico controllava la magistratura: la legge era la voce del padrone. Nessun colpevole per gli scandali bancari dell’Italia monarchica e liberale, mentre in Sicilia i braccianti dovevano sot- tostare alla mafia degli agrari”.
“Ma dopo la Seconda guerra mondiale le cose sono cambiate, no?”.
“Perché erano cambiati i rapporti di forza. Le organizzazioni politiche contrapposte del capitale e del lavoro, che si erano scontrate nella prima metà del 900, nella nuova epoca del bipolarismo internazionale trovano un compromesso, dando origine a uno Stato democratico che si impegna a rimuovere le disuguaglianze economiche e sociali del passato.
La tassazione progressiva, che sposta una quota del reddito dal capitale al lavoro, rende possibile la nascita dello Stato sociale, con lo Statuto dei lavoratori, la riforma sanitaria, eccetera;
la giustizia, affrancata dal controllo politico, tutela i diritti dei cittadini.
Il vecchio ordine cercò di sabotare il nuovo patto sociale in tutti i modi, arrivando fino alla strategia della tensione, ma la guerra fredda fra Usa e Urss non consentiva colpi di Stato.
Questo equilibrio crolla col muro di Berlino.
Il nuovo assetto, con la globalizzazione, rende politicamente ininfluente la classe operaia, ma anche il ceto medio, la cui forza contrattuale derivava dal pericolo che andasse a sinistra se insoddisfatto.
Il capitale, senza più ostacoli democratici, può sbarazzarsi finalmente dello Stato sociale e del patto costituzionale.
È la stagione delle privatizzazioni, dell’attacco allo Statuto dei lavoratori, dei decreti legge che rendono inutile il Parlamento, di una classe politica che mira a un sistema bipolare con due partitoni intercambiabili che portino avanti la stessa agenda neoliberista, e di una casta che cerca in tutti i modi di impedire alla gente di impicciarsi di ciò che la riguarderebbe.
E così, come voleva la Bce di Trichet, e senza alcun dibattito, fu introdotto il pareggio di bilancio nella Costituzione”.
“Embè?”.
“È un trucco diabolico: impedendo le spese in deficit quando c’è crisi, obbliga a togliere risorse allo Stato sociale. Per opporsi al sistema servirebbe una nuova Internazionale.
Chi sarà il prossimo presidente? È irrilevante”.
“Enrico Letta tifa Draghi”.
“Tifò anche per Monti. Letta è un allievo di Andreatta, il privatizzatore: fa parte della cricca del Bilderberg, della Trilateral, dell’Aspen. Vai a vedere chi gli finanziava VeDrò e capirai tante cose.
Non sai proprio nulla!”.
Non so neppure com’era il timballo: per cuocerlo ha bruciato l’appartamento.
l’Italia è una colonia degli USA, ma non da ora!