LE RIFLESSIONE DI UN NETINO DEL NORD
Ogni volta che lascio Noto per tornare nella citta del nord in cui vivo da qualche anno, porto con me, oltre al dispiacere di lasciare le persone e i posti a me cari, il racconto e il vanto di appartenere a uno dei luoghi più belli d Italia.
Ma silenziosamente mi chiedo a quale Noto ideale faccio riferimento nel mio racconto.
Penso alla Noto delle meravigliose dimore barocche?
La Noto glamour, mondana, attraente per i Vip, quella “estiva” e molto social?
Oppure a quella Noto fatta di gente comune, che abita case comuni, che si sforza di contribuire al progresso di questa citta pagando regolarmente servizi che non riceve o riceve male, che sopporta una viabilità caotica, che a volte non si sente sicura e che patisce il “carovita” netino?
O ancora a quella Noto-gomorra che ha precise collocazioni geografiche ma anche culturali e sociali.
Quella Noto dove lo “Stato”, in ogni sua espressione, ha abdicato o fa compromessi, quella diventata porto franco per la trasgressione alla piu semplice regola di civile convivenza, quella dove si pretendono arrogantemente servizi senza contribuzione, che deturpa il territorio e degrada l’ambiente, dove l’educazione dei giovani e “siberiana” e dove si sottraggono sfacciatamente risorse alla collettivita?
Perciò come racconti a chi e tanto lontano da noi, sia geograficamente che culturalmente, una società complessa come quella siciliana (netina nello specifico) evitando gli sbandamenti tra il campanilismo magnificante e la critica impietosa e rassegnata?
Puoi solo lasciare andare il cuore e raccontare l’affetto e le emozioni.
Ma queste cautele possono e devono essere evitate con chi appartiene a questa stessa terra, con loro ti puoi confrontare con piu schiettezza, con affettuosa e costruttiva sincerita.
E per questo chiederei a quella Noto “normale”, dalla quale sicuramente anche io provengo:
Se avverte un rischio di rimanere schiacciata tra il “colonialismo” della grande ricchezza che compra parti del nostro incanto rendendole esclusive e la Noto gomorra che carpisce risorse pubbliche e violenta il territorio.
Se il vivere quotidianamente difficolta e disservizi può rendere assuefatti, disillusi e indolenti.
Se la rassegnazione ha pervaso anche quella parte di società netina che da sempre professa impegno e dedizione per il bene della nostra citta e della sua popolazione meno garantita.
Non sale nella buona gente di Noto, che e sicuramente maggioranza, forte l’urgenza di reclamare, con chi di dovere, il diritto di vivere questa cosi bella citta nella maniera che e normale in altre parti d Italia?
E mi chiedo:
Esiste a Noto un collettivo che puo ricevere la fiducia di questa maggioranza facendo un chiaro e coraggioso discrimine fra la societa civile che vuole tutelare e quella con cui non scendera mai a compromessi?
Una forza che si impegni concretamente a far funzionare la macchina amministrativa?
Che ha una idea di durevole sviluppo economico e sociale della citta?
Che sappia governare i diversi interessi e le necessita come anche le contraddizioni del nostro territorio?
Che abbia il coraggio di contrapporsi duramente al malaffare a agli abusi?
Che sappia aiutare e stimolare i netini a non alienare i propri beni?
Che abbia progetti per aiutare chi non vuole lasciare Noto e per chi pensa di trovarvi una nuova o rinnovata residenza?
La mia personale sensazione che Noto non si stia attrezzando al meglio per le sfide che porta la modernità può essere smentita (e ne sarei felice) da fatti che non conosco?
Alla fine espongo quello che da tempo chiedo a me stesso: Noto merita il ritorno dei tanti che come me l’hanno lasciata per vivere e arricchirsi di esperienze in altri luoghi?
Senza attribuirsi particolari capacita salvifiche c’e, eventualmente, il dovere per ognuno di noi di accorrere in soccorso della casa natale se si ravvisa un problema?
O puo legittimamente prevalere il diritto di vivere una personale forma di serenità altrove?
E legittimo per noi godere del “tempo dolce” e degli affetti che solo temporaneamente ritroviamo a Noto e lasciare alla sicura capacita della collettivita residente la ricerca (qualora ne ravvisi la necessita) delle soluzioni più opportune?
Probabilmente e legittimo se non addirittura doveroso.
Peppe La Fauci