C’è uno sterrato, una trazzera, una regia trazzera che giorno dopo giorno metaforicamente si allarga e si allunga fino a diventare una autostrada che porta dritto dritto a Palazzo D’orleans.
E c’è, invece, un partito che non riesce più a muovere un passo, infilato in un vicolo cieco, un vicolo a cui la toponomastica elettorale ha assegnato un nome e cognome: Rosario Crocetta.
E c’è una insofferenza popolare, ormai diventato boato, che solo i vertici e gli onorevoli regionali del partito democratico si ostinano a non sentire.
La tragedia politica del PD siciliano è tutta qui.
Il peggiore incubo che si potesse immaginare, il dubbio che ormai attanaglia le menti dei dirigenti del Pd (alias Partito democristiano) siciliano e impedisce persino di ragionare.
La scelta tra l’atto di coraggio, andare al voto, perdere ma ridare almeno la speranza del cambiamento al popolo siciliano, oppure galleggiare, aspettare e infine straperdere alla scadenza elettorale portando alla definitiva rovina la sicilia, una nuova isola ferdinandea che si inabissa nell’oceano del malaffare, dell’illegalità diffusa, dell’opportunismo familistico e personale.
Un atto di coraggio o tirare a campare!
Alla fine sceglieranno la seconda perché Crocetta ha messo sul piatto il governo politico, quindi qualche onorevole potrebbe avere nel suo cursus disonorum la targhetta di assessore, gli altri i famosi 15000 euro ancora per lunghi mesi e poi si vedrà ……… magari un colpo di fortuna. In fondo anche loro tengono famiglia!
Nella lontana periferia del consolato palermitano, la consapevolezza di un fallimento politico è merce alquanto rara, pochissimi la espongono, tutti gli altri preferiscono l’appartenenza acritica ad un comodo sistema di piccoli privilegi, rinserrando le fila, sotterrando le asce di guerra delle correnti e preparandosi alla battaglia sul mantenimento del piccolo potere locale, magari pronunciando parole ben infiocchettate, ma che rimangono solo parole a cui la gente non crede più.
E alla fine perderanno pure loro!
Carmelo Filingeri