È una strana storia quella di Salvatore Rossitto, pneumologo, responsabile dell’ex dispensario tubercolare di Siracusa, fino a un paio di anni fa. Poi trasferito in pneumologia, quindi sospeso dai vertici dell’Asp (Azienda sanitaria provinciale, ndr ).
Quarto provvedimento disciplinare, eppure Rossitto è un’eccellenza, componente del gruppo di esperti del Centro Formazione Permanente Tubercolosi del Niguarda di Milano e unico referente per il Sud e le isole del Gruppo di Studio Tubercolosi dell’Aipo. Dell’emergenza tbc a Siracusa ne avevamo scritto, i dati si riferivano non solo a un’indagine condotta dal meetup 2.0 del M5s; ma anche a quanto documentato proprio da Rossitto ai vertici dell’Asp.
Lo faceva da anni.
State attenti, c’è una pericolosa recrudescenza del batterio, dal 2004 al 2009, il trend è aumentato del 600%, avvertiva Rossitto in una delle relazioni redatte e spedite alla dirigenza dell’azienda sanitaria pubblica, oggi a riconferma aggiunge i 6 casi pediatrici accertati nel 2012 contro i 4 del 2009. I bambini non contagiano, ma vengono contagiati, dunque erano piccole epidemie famigliari, bisognava allora controllare i contatti, procedere con uno screening avanzato. Rossitto ne parlava già in quella relazione datata 2010, esortando l’Asp a intervenire velocemente, considerato che su Siracusa il dato stimato e di ricaduta, secondo le cifre fornite dall’Oms, era ed è di circa 40 mila positivi al bacillo, dunque potenzialmente malati.
Rossitto è costretto a lasciare il dispensario tubercolare, ribadendo tuttavia ai vertici l’allarme sanitario. C’è una commissione che deve valutare la condotta di Rossitto. Rossitto viene sospeso.
Per cosa, perché?
Su Siracusa non esistono sanatori, non sono praticabili indagini decisive come l’antibiogramma e l’esame colturale, capaci di individuare le forme di tbc farmacoresistenti, quel che insomma è prassi ministeriale. Dopo l’articolo pubblicato dal Fatto in cui si rendeva conto di quanto stava accadendo in- torno alla questione, Rossitto dunque viene sospeso. NO, NON C’È un allarme rientrato, al contrario. Siamo al settembre scorso, a Siracusa succede che una donna ospite del centro di accoglienza Umberto Primo, un’immigrata, si presenti in pronto soccorso: ha la tubercolosi in forma attiva, ma non le viene riconosciuta, deve tornare al centro. La donna peggiora, torna in ospedale, viene ricoverata: la diagnosi stavolta c’è. É tuberolosi. In malattie infettive non c’è un’ala apposita. Non è ancora finita. Soltanto un mese prima, sempre all’ospedale di Siracusa, il deputato del M5s Stefano Zito, durante un’ispezione a sorpresa, apprende della fuga di un immigrato affetto anche lui da tubercolosi in forma attiva. Siamo a due casi, nel giro di qualche settimana. L’escala – tion è abbastanza chiara: nel 2007 casi di tbc in una scuola elementare di Rosolini, in una scuola media di Noto; nel 2010 in una scuola materna di Bu- scemi. Ancora casi di tbc con- clamata nel 2008 negli ospedali di Noto e di Lentini, nel 2009, nella comunità di Solarino e sempre nel 2009 nel centro di accoglienza di Cassibile. Rossitto valuta gli impedimenti opposti dall’Asp, procedimenti oppositivi alle norme ministeriali. L’emergenza non è mai rientrata, Rossitto opera in condizioni di totale isolamento. Fino a oggi. Esonerato da tutto, persino da una qualche specie di dignità professionale, dice: “È soltanto il prolungamento di un calvario, che dura da anni. Mi chiedo perché le istituzioni avversino così tanto la verità”. Per i procedimenti disciplinari intentati dai vertici della Asp nei confronti del medico pneumologo sono ancora in atto i ricorsi giudiziari in fase di appello.
A quanto ho capito, risultare positivo al test sulla TBC, raramente significa essere malato, molto più frequente è segno di essere provvisti dei relativi anticorpi dopo essere stati a contatto con soggetti malati. I semplici positivi, mi pare di aver capito, non infettano altri. Allora mi chiedo come nella provincia di Siracusa con circa 404 mila abitanti , ci possano essere circa 40.000 positivi (dato OMS), pari a circa 1 su 10. Se il Dott. Rossitto sostiene che in 5 anni (dal 2004 al 2009) il trend è aumentato di ben 6 volte, chi sono i malati che continuano a diffondere la TBC dalle nostre parti?
Ho trovato che un malato, in media fa ammalare nell’arco di diversi anni circa il 15% (1 su 7) di quelli che vengono dallo stesso infettati. Il restante 85% diviene solo positivo. Per avere 40.000 semplici positivi, occorrono diverse centinaia di malati ogni decina d’anni in grado di infettare (capisco la semplicistica forzatura statistica, anche perché un malato può venire a contatto con centinaia di persone).
Se tutto questo è comunque fondato come sembra, le domande conseguenti possono risultare scomode. Le prime sono queste:
– stiamo in un territorio che rispetto ad altri è più prudente evitare? (pensiamo ai turisti)
– quali categorie sociali, quali ambienti e quali fasce d’età sono più a rischio ed è quindi prudente attenzionare per precauzioni e interventi sanitari mirati?
– i poveri disgraziati che sbarcano e spesso circolano dalle nostre parti rappresentano un aggravante accettabile del rischio di diffusione di questa malattia data la situazione epidemiologica in cui già ci troviamo?
Spero che il dott. Rossitto mi legga e ritenga utile rispondermi. Grazie.