Su Il Giornale di Sicilia del 27 Aprile c.a., l’Avv. Emanuele Atanasio, delegato per la Sicilia degli Ordini dinastici, “ sembra “ sgomberare il campo dagli equivoci, sostenendo che non esiste nessun nesso tra la visita di Emanuele Filiberto di Savoia e il Comune di Noto, ma si tratta di una “visita privata”.
A noi, sembrano non proprio chiare le affermazioni dei vari Attori, lette sulla stampa e visti sui video fino ad oggi, infatti vorremmo sapere: ma se il cosiddetto principe Emanuele Filiberto è un semplice Cittadino come chiunque di noi, perché in tutti i Comunicati Stampa del Comune, del Sindaco, di conseguenza su tutti gli articoli pubblicati si continua a chiamarlo principe di Savoia?
Sarebbe ora che il Sindaco chiarisse alla Città chi incontrerà in questa “visita privata“, di cui parla l’Avv. Atanasio, perché nel finire dell’articolo sopra citato leggiamo: “A questo punto la polemica potrebbe dirsi soffocata: l’unico elemento storico di quel passato è lo stemma del Regno d’Italia affrescato sulla facciata di palazzo Ducezio e restaurato dalla delegazione per la Sicilia dagli Ordini dinastici di Casa Savoia”.
Dicevamo che l’Avv. Atanasio “ sembra “ sgomberare il campo dagli equivoci creati dai vari Attori, che hanno gestito ogni aspetto della questione in maniera qualunquista!
Nessun equivoco invece creato da parte delle Associazioni a cui si attribuiscono le “ eccessive bugie, “ma quali bugie? Al contrario, la dovuta critica e protesta pubblica, per quella che riteniamo sia una stravaganza grottesca, poco chiara e fuori dalle regole democratiche, che calpesta i processi storico culturali che vanno dall’Unità d’Italia alla Resistenza Antifascista, dal Referendum tra Repubblica e Monarchia, alla Carta Costituzionale a cui tutti i Cittadini sono sottoposti, soprattutto il Sindaco di una Città Patrimonio dell’Umanità.
In breve: il Sindaco di Noto non può riconoscere istituzionalmente un Monarca, come è riportato nelle “ Disposizioni Transitorie “ della Carta Costituzionale, perché la Repubblica non riconosce i titoli nobiliari, di conseguenza non può inaugurare lo stemma del Regno d’Italia, né può andare ad assistere al rito religioso con la fascia tricolore, perché la fascia tricolore rappresenta simbolicamente tutta la Città.
Il groviglio in cui il Sindaco si è cacciato, insieme agli altri Attori della questione Savoia, non può scioglierlo a spese della Città, intendiamo le spese Etiche e Laiche, perché la Città esige il dovuto rispetto da parte del primo Cittadino, quel doveroso rispetto che riguarda la compresenza dei vivi e dei morti, in particolare per tutti gli italiani che in quella circostanza tragica, a causa dei Savoia, fecero la scelta estrema armarsi ed combattere contro il nazifascismo, versando il proprio sangue per tutti noi, per la nostra libertà e la Democrazia.
Il Sindaco di Noto non può continuare a mistificare la realtà della nostra Città con le sue personali opinioni e i suoi gusti, parlando di City Marketing, cambiando il senso alle parole e i suoi contenuti perché il Comune di Noto è un luogo Laico, presidio di Laicità, dove di conseguenza deve essere praticata la dovuta pluralità culturale che deve tenere conto dei parametri fondanti della Carta Costituzionale, altrimenti i sui concetti di City Marketing e “bene comune“ potrebbero portare, lo diciamo come paradosso, visto che davanti al palazzo Ducezio ci sono ancora gli stemmi del fascismo, a riconoscere anche i discendenti del nazifascismo!?
Ci chiediamo anche su questa questione, che non è solo simbolica e che indigna la Città : i candidati a Sindaco che si pongono come alternativa a Bonfanti cosa ne pensano?
Perché non dicono niente pubblicamente in merito?
Comitato per i Diritti del Cittadino