“Senza pensieri, concezioni rivali perché diverse, progetti politici alternativi di cui uno acceda al potere e si realizzi, senza una politica (anzi più d’una, in costante competizione) che interpreti “le linee di una ‘buona città’” la democrazia è “una farsa dietro la quale c’è un retroscena, dove si svolge il dramma politico effettivo” e cioè la completa erosione dell’idealità, e con essa di tutto ciò che ha natura di imperativo categorico e normativo, di dovere insomma: l’appiattimento dell’ideale sul fattuale e del diritto sul potere.”
Questo è il quadro, dove gruppi, “i giri” continuano a sviluppare “viscidi connubi”, dove ruoli pubblici si fanno servizi privati, macchine d’affari che si fanno organizzazioni di partito, la rappresentazione politica che diventa servizio alla clientela, imprese che foraggiano la politica per esserne sostenute, la politica che svende risorse e beni pubblici, privatizzando profitti e socializzando perdite.
Sono questi “giri” che determinano le sorti delle città e il risultato della guerra di questi “giri” darà, ancora una volta, il volto al potere!
Gruppi che si alleano per diventare massa critica appetibile, sbandierando parole di democrazia e buon governo, altri che permettono il mercato delle vacche, autoassolvendosi nella narrazione illusoria del mezzo miracolo del possibile.
Ormai non ci facciamo più illusioni, tutti hanno il famoso “fogliettino bianco” in tasca nel quale vengono annotati il peso e la dimensione dei “giri”.
In tutto questo non si salva nessuno, perché la corsa è a fare parte dei “giri”, anche questa illusoria perché, come affermava un mio caro amico, l’ascensore sociale a Noto è stato sempre guasto!
Nel primo “giro” i potenti, i privilegiati del potere e del denaro i quali con funzioni diverse (politiche, ideologiche, tecnico-esecutive, avvocatesche) detengono effettivamente le chiavi del potere.
Nel secondo “giro” ci sono quelli che operano per fornire la materia prima elettorale necessaria, i manipoli di truppe, dentro partiti e movimenti, che si occupano del lavoro sporco, che hanno paura di finire nel terzo “giro”, ma che in ogni caso non arriveranno mai al primo.
Nel terzo “giro” – quello dei dannati – i reietti, i disoccupati, la zavorra che non ha diritto, quelli che impediscono la convivenza civile dei benpensanti, l’humus naturale che al massimo si deve accontentare dei cinquanta euro, della bolletta pagata, di essere famiglio di qualcuno e, i più fortunati, di qualche elettrodomestico.
Anche gli intellettuali son diventati dei ragionieri.
Giri ….giri ……giri!
Prendetela pure come uno sfogo, il mondo va male. E’ questo è un fatto.
Evarco
LA CERTEZZA DELLE REGOLE E …………….CHE SIANO EGUALI PER TUTTI Questo l’impegno alle prossime amministrative che si svolgeranno da qui a qualche mese.Non grandi proclami o frasi ad effetto , lavoro, sviluppo ecc.ecc che suonano di circostanza e che sono tutto e niente allo stesso tempo.
Meglio soffermarsi sul rispetto delle regole
Daniele Manfredi
Riproducono il sistema gerarchico, da cui dipendono politicamente, senza nessuna possibilità di alternativa culturale e politica.