Colapesce è un cantante e compositore, Alessandro Baronciani un fumettista che suona. Insieme hanno scritto La distanza, un graphic novel in cui i personaggi fanno da contorno al fascino dell’isola. Perché i veri protagonisti sono luoghi nascosti, atmosfere rilassate e sapori da provare
Si entra direttamente dentro casa di Nicola, senza chiedere permesso e senza passare dalla porta. E non c’è bisogno nemmeno di prendere un traghetto o un aereo per ritrovarsi nella piazza di Noto, in Sicilia. Nel graphic novel La distanza non ci sono margini bianchi da attraversare nella pagina per immergersi nelle immagini. Ci si ritrova lì e basta. E poi si devono fare i conti con un protagonista indie snob e due ragazze che godono della libertà, che portano l’estate. Ma soprattutto si può assaggiare la Sicilia in un viaggio, quello dei tre protagonisti, che tocca luoghi noti e angoli nascosti che viene la voglia di trovare. Sembra quasi di sentire il sapore del prosecco con dentro uova blu di gambero …
Gli autori di La distanza (Bao Publishing, 200 pagine a colori, 16 euro) sono Colapesce (Lorenzo Urciullo) e Alessandro Baronciani. Il primo, siciliano, è un musicista alla prima esperienza nel mondo dei fumetti. Secondo il quotidiano francese Le Monde è l’erede di Dalla e Battiato. Il suo ultimo album è uscito quest’anno e si intitola Egomostro. Il secondo, Baronciani, è fumettista e illustratore di professione. Ha iniziato con le autoproduzioni per poi pubblicare due graphic novel e la raccolta Raccolta. Suona anche negli Altro e, più di recente, ha dato vita al nuovo progetto darkwave Tante Anna. “Ci siamo conosciuti a un concerto a Milano dove suonavamo entrambi”, racconta Alessandro, “ma io avevo già ascoltato il suo primo disco all’infinito. Poi abbiamo fatto un concerto insieme a Roma: c’era lo sciopero dei mezzi e il posto, all’aperto, era troppo grande per la gente che era riuscita ad arrivare. Ma l’idea di disegnare dal vivo mentre lui suonava era ottima! Fu un vero spettacolo”. “È stato quasi tre anni fa al Magnolia, un live club di Milano”, chiarisce Colapesce. “Io avevo letto da poco un suo libro, Quando tutto diventò blu, che è anche il titolo di una mia canzone. Da lì in poi siamo rimasti in contatto con l’idea di fare qualcosa insieme”.
Come è nata l’idea di fare un fumetto?
Baronciani: “Eh! Come al solito all’inizio è abbastanza complicato. Ho sempre l’impressione, quando racconto queste cose, che tutto possa sembrare naturale: ci si incontra, si scrive, si disegna e così via. Tutte cose facili da fare, come i concorrenti di Masterchef che si mettono per la prima volta a fare il ‘filetto in crosta con salsa Worcester’ e ci riescono. In realtà è tutto molto determinato dal caso. Prendiamo la trama del libro, ad esempio. Da quando abbiamo avuto l’idea, fino alla realizzazione negli ultimi giorni, è stata sempre in evoluzione. Magari possono sembrare solo piccolezze, che però possono tenerti in stallo tutta la sera e la mattina dopo. Per fortuna c’era Lorenzo, ci sentivamo quasi tutti i giorni. Lui è stato un ottimo “pungeball” per me, e spero di essere stato lo stesso per lui. Ci raccontavamo la storia, gli mandavo le tavole e ci raccontavamo come dovevamo andare avanti. Mi piace molto lavorare in questa maniera! Disegnare è una cosa abbastanza solitaria e a me le cose che si fanno da soli, in generale non piacciono”.
Colapesce: “È nato tutto dallo scambio di tante email e brevi incontri in giro per lo Stivale (ma il tour nei teatri occupati in Sicilia è stato decisivo). Avevo anche tanta voglia di misurarmi con la scrittura, qualcosa di ‘altro’ rispetto allo scrivere canzoni. Sono partito da un paio di soggetti che avevo già, ma poi ho riscritto quasi tutto confrontandomi anche con Ale. Alessandro era già un autore di culto e per lui poteva rappresentare un rischio. Affidarsi a un’altra persona che conosci a stento, per la stesura di un soggetto non è cosa da poco, invece si è buttato a capofitto sull’idea e abbiamo lavorato d’amore e d’accordo da subito”.
La storia è stata scritta a quattro mani?
Baronciani: “È nata pensando alla Sicilia come aveva fatto Antonioni nel suo film L’avventura, e immaginando qualche dialogo qua e là. Sicuramente volevamo mostrare una Sicilia che i tour operator non si curano di farci vedere. Siamo partiti senza una sceneggiatura scritta, con una trama che era un itinerario dentro la Sicilia, un percorso. I personaggi sono stati caratterizzati a dovere da Lorenzo: quello che dicono, i vezzi, sono invenzioni sue. Invece come si muovono e come si atteggiano sono trovate mie”.
Colapesce: “Antonioni a parte, il libro è pieno zeppo di riferimenti letterari, musicali e cinematografici che in qualche modo hanno a che fare con la Sicilia, più o meno direttamente: da Rosa Balistreri a Woody Allen, passando per Bufalino, gli Smiths, Goethe, Gay Picciotto e molti altri”.
Le pagine non hanno margini bianchi, si entra dentro i disegni senza una zona di decompressione…
Baronciani: “Ho ragionato molto sulla forma che doveva avere il libro. L’ho pensato tutto a colori perché in Sicilia, d’estate, i colori sono in piena esplosione. In bianco e nero la Sicilia mi ricorda soltanto una novella di Verga. Ho immaginato che se avessi lasciato una cornice bianca intorno alla pagina la storia sarebbe rimasta compressa, costretta. Inoltre mi piaceva l’idea di dare importanza anche alla metà pagina, perché disegnarci in mezzo vuol dire prestare attenzione anche dove di solito non si sta attenti. Come quando si cammina per strada e ci si ferma per vedere un cortile nascosto dentro un portone lasciato aperto”.
Alessandro, sei andato a stare in Sicilia per un po’?
Baronciani: “Si! D’estate, a casa di Lorenzo. Abbiamo fatto insieme il viaggio del protagonista, toccando le mete del libro. Ho disegnato, fatto foto e preso appunti di continuo, ma ci siamo anche divertiti. Per non parlare delle cene e delle colazioni con le granite alla mandorla. Lorenzo mi ha fatto scoprire quella Sicilia che un vero viaggiatore vorrebbe conoscere”.
Qual è la distanza che dà il titolo al libro? Non si tratta solo di distanza fisica…
Baronciani: “La distanza è il titolo provvisorio con cui abbiamo chiamato insieme il libro. Suonava bene. Ricordava Antonioni a tutti e due. Ma la distanza è la componente stessa del viaggio. Per coprire la distanza ci vuole il tempo. Il tempo porta la noia, per combattere la noia ci vuole la conoscenza. È così che i protagonisti del fumetto si conoscono tra di loro, durante il viaggio. Ovviamente la distanza è anche quella dell’età e della loro provenienza e quella particolarità tutta contemporanea e generazionale dell’essere soli mentre si è in mezzo a tanta gente”.
Chi di voi si identifica con Nicola?
Colapesce: “Inutile nascondersi, Nicola è un po’ Lorenzo. Sono come lui un ipersoluzionista, intollerante e insicuro, ma devo dire che grazie al mio lavoro e a qualche seduta di psicoterapia negli ultimi anni ho fatto passi da gigante. Anche se il ‘Nicolismo’ è sempre dietro l’angolo e bisogna stare attenti. Però l’ottimismo e la vitalità dei ragazzi e delle ragazze in Erasmus con le Birkenstock ai piedi mi turba ancora”.
Come descrivereste il protagonista: indeciso, passivo, snob…?
Baronciani: “Non lo so, per me il personaggio di Nicola è un pretesto per parlare di Sicilia e per trasportare le due ragazze, Carla e Francesca, in questo viaggio. Una è l’amore come pensa dovrebbe essere. Quello della vita, quello da portare avanti. Complicato e importante. L’altro è quello impossibile, di cui non puoi fare a meno e che vorresti avere ma sai già che ha la scadenza scritta sopra il tappo”.
Colapesce: “Sicuramente è indeciso, passivo, snob… e pure stronzo (si può dire?). Ma è anche un sognatore, colto, appassionato di musica, fatalista e che crede ancora nell’amore”.
www.repubblica.it di Alessandra Roncato
contenuto segnalato da Stefano Alderuccio
Magari questa volta non siamo né bugiardi né denigratori!