Jiddu Krishnamurti, Teosofo, Maestro, Messia, Mistico Orientale, Veggente, Guru, Antiguru, Grande pensatore, Filosofo, Poeta, sono tutti ruoli, etichette, date a Jiddu Krishnamurti, dai vari critici, che si sono occupati di lui e di quello che ha trasmesso con i suoi dialoghi; ruoli e etichette, che non corrispondono a ciò che è, a ciò che lui era, all’autenticità dell’individuo, nè alla sua vita unica, irripetibile e irrappresentabile.
La filosofia di Krishnamurti è fuori da ogni Accademia di pensiero, infatti, non formula teorie filosofiche, ma si pone e pone tantissime domande, tra cui quella “ se sia possibile vivere senza aggrapparsi, assoggettarsi e dipendere psicologicamente dall’autorità, da quell’autorità che ha imposto la “ cultura tradizionale, quella cultura tradizionale millenaria, che è compresente ed ha caratterizzato storicamente l’uomo/a, a cui le istituzioni pubbliche, si sono conformate a cominciare dalla famiglia, dallo Stato, dai Governi, dalla religione, dalla politica, dalle accademie, dalle scuole, dalla cultura, dalla filosofia, ecc. Krishnamurti, attraverso degli incontri pubblici, con gruppi di persone giovani e meno giovani, stimolava la dimensione critica soprattutto nei confronti della conoscenza tradizionale, frequentando l’India, gli USA, l’Europa, Il Mondo, indagando sulle origini dei conflitti individuali e collettivi, ma anche sulla possibilità di liberarsi attraverso l’osservazione, a cominciare dai condizionamenti storici, culturali e sociali, che l’uomo/a ha subito psicologicamente, passivamente e per conformismo, facendoli suoi, a causa della falsa sicurezza, della paura, del contesto familiare, culturale e sociale. Con la sua autorevolezza libertaria, con una comunicazione circolare, e non piramidale, fatta sempre di dialogo aperto, di domande e di risposte, indagava sempre insieme agli altri ad individuare le gabbie e le prigioni, che gli stati e i governi, con i loro leader e autorità politiche hanno sistematicamente costruito. Un dialogo aperto a tutti, tendente sempre alla de-costruzione di ogni forma di potere e condizionamento, che ha identificato e reso dipendente l’uomo/a, sporcando e inquinando la loro mente, che Krishnamurti vuole liberare dall’oscurantismo e dalla miseria culturale, attraverso la conoscenza e la comprensione di sè. “
Jìddu Krishnamurti, un Indiano, nato a Madanapalle nel 1895 / 1986, figlio di un teosofo dell’India del Sud, iniziò il suo cammino e la sua ricerca come teosofo, seguendo Anna Besant, una teosofa Inglese, divenuta sua Madre adottiva, a capo della Scuola di teosofia, divenendo secondo i principi della teosofia l’atteso Messia, che doveva preparare l’umanità per liberarla da ogni forma di sofferenza e di schiavitù.
Fu Charles Leadbeater, un teosofo chiaroveggente a scoprire Krishnamurti, su una spiaggia vicino Madras, in India, che gli apparve con ” un’aura “molto luminosa e singolare, catturando la sua sensibilità e la sua attenzione.
Leadbeater e la Besant decisero che Krishna, così lo chiamavano a Krishnamurti, che era colui che doveva divenire il veicolo della nuova incarnazione del Dio Maitreya, quindi la loro missione era quella di prepararlo al sentiero e agli insegnamenti.
Krishna seguì gli insegnamenti dei suoi Maestri, e sotto la guida di Leadbeater fece dei viaggi astrali, mettendosi in relazione con un Maestro conosciuto in quei viaggi.
Nel suo primo anniversario dell’iniziazione, fu fondato “ L’Ordine della Stella d’Oriente, “ e Krishna divenne la Guida di quella Fondazione.
Iniziò a viaggiare e a fare conferenze per gli iscritti all’Ordine, convegni in vari Paesi dell’Oriente e dell’Occidente, dove erano sparse le Scuole diteosofia, ed i suoi membri.
Seguendo i viaggi astrali, ebbe come un ” processo ” , che si ripete più volte nella sua vita, un processo interiore, cioè un’esperienza mistica, che lo condusse ad un cambiamento e a una svolta nella sua vita.
E il 3 Agosto del 1929, a Ammen, in Olanda, davanti a più di tremila membri, fece un discorso per poi sciogliere l’Ordine della Stella d’Oriente, in cuitra l’altro, disse: “… Ritengo che la verità sia una terra senza sentieri, e che non la si possa raggiungere attraverso nessuna via, nessuna religione, nessuna scuola. Questo è il mio punto di vista, e vi aderisco totalmente e incondizionatamente.
Poichè la verità è illimitata, incondizionata, irraggiungibile attraverso qualunque via, non può venire organizzata. Non possiamo istituzionalizzare la fede. Se lo facciamo diventa una cosa cristallizzata e morta …”
Krishnamurti si rimise a viaggiare negli Stati Uniti, in Europa, e in tutto il Mondo, facendo Incontri, dibattiti pubblici, aperti a tutti. In uno di questi incontri, dichiarò: “… C’è una rivoluzione che dobbiamo fare se vogliamo sottrarci all’angoscia, ai conflitti, e alle frustrazioni in cui siamo afferrati. Questa rivoluzione deve cominciare non con le teorie e le ideologie, ma con una radicale trasformazione della nostra mente …”
Sosteneva che nei nostri processi di pensiero, prima c’è “ l’atto del pensare, ” e poi c’è “ il pensatore, ” quindi una dualità, che mantiene e separa, creando conflitto, facendo confliggere il soggetto. Questa dualità del soggetto, che è sempre tra passato e futuro rafforza la memoria, ostruendo il presente, non permettendo la conoscenza di noi stessi, nè di vivere realmente come individui, che riescono a sperimentare se stessi, essendo sempre fuori dall’ “ immediato, ” che è il “ nuovo, ” di conseguenza siamo sempre tra passato e futuro, dove non incontriamo lo scorrere della vita, ma ci ritroviamo la sua copia, la sua cristallizzazione, la sua confezione, che ci porta meccanicamente a riciclarci sempre e sistematicamente in quel “… processo conflittuale ininterrotto, che non si interrompe mai, …” nelle relazioni con gli altri, in famiglia, in rapporto con le istituzioni, nella società, con le Religioni, che hanno intrappolato l’uomo/a nel suo piccolo frammento, essendo frammentato e intrappolato nella sua frammentazione, che poi questa dinamica si riproduce tra Stati e Stati, tra Governi e Governi. Una dinamica che ha radici profonde in una società Capitalista, gerarchica, autoritaria, classista e violenta, che educa alla funzionalità dell’individuo, a cominciare dall’educazione nelle Scuole, dove si insegna ad essereconformisti, competitivi, dove si promuove la competizione con l’altro/a, per poi dare il premio o la punizione, facendo diventare ambiziosi, ma anche a fare imitare gli altri, ad essere ubbidienti ai desiderata del sistema, a cui danno un contributo notevole i Media con i loro apparati autoritari e chiusi su se stessi. Per cui secondo Krishnamurti diviene necessaria la conoscenza di sè, che guida al retto pensare, ma per conoscere se stessi bisogna liberarsi da tutti i condizionamenti del passato, dei contesti in cui si vive, a cominciare dalla famiglia, dalla tradizione, dai partiti politici, dalle religioni, dalle ideologie, dal sistema dei consumi, dalle mode, perchè finchè l’io è presente non c’è unione, ma c’è separazione, perchè l’io è un prodotto del pensiero, e il pensiero ha creato guerre, miseria, confusione, ed è diventato dominante nelle relazioni con l’altro/a, quindi per trovare quell’unità di sè, che rende autentici, di una autenticità che si deve sempre rinnovare. Per questo non occorrono riti, nè sacramenti, nè fede, e neppure lo yoga, ma una rivoluzione interiore, che crea una “ mente nuova, “ senza la quale le riforme esteriori non hanno alcun senso, evitando di fare l’introspezione, liberandosi dell’analizzatore che esamina, che è un’entità fittizia, un’illusione della mente, come il tempo, la memoria, la storia, che cristallizza e congela l’individuo nella staticità, espropriandolo dall’osservazione e dalla sperimentazione, che nell’intervallo tra due pensieri, cioè tra passato e futuro, può succedere di sentire il ” vuoto creativo ” , che crea la dovuta “ mente nuova.”
In un testo in cui Krishnamurti dialoga con David Bohm, scienziato di fama mondiale, un fisico, 1917/ 1992, il dialogo è centrato su l’uomo/a, che secondo i due dialoganti, originariamente ha imboccato la via sbagliata, perchè condizionata dall’ansia della sicurezza per se stesso, la famiglia, il gruppo, la tribù, quindi la religione, l’educazione, la cultura, la scienza, e “… soprattutto quando il pensiero divenne tanto importante da collocarlo sul trono, divenuto poi pensiero assoluto, che ha aperto all’oscurità, creando la propria oscurità e funzionando in essa, che ha condizionato l’uomo/a, la sua mente e la sua coscienza, costretto a causa dell’ego ad identificarsi con il conosciuto, che esclude potenzialmente ciò che è sconosciuto …” Questo secondo Krishnamuti e Bohm, “… ha reso l’umanità irrazionale, infatti l’irrazionalità è stata introdotta dal pensiero nell’atto di creare l’idea sia dell’uomo/a, che del suo domani, separandolo da se stesso e dagli altri, facendolo divenire un uomo/a sofisticato e insieme barbaro, in cui l’egoismo si nasconde dietro infinite maschere, sotto ogni travestimento spirituale e culturale …” Il tempo quindi è l’artefice dell’ego, del “me” , del “me” gratificato dalla società, dai genitori, dall’educazione, costruita nell’arco dei millenni, è il risultato del tempo. Il pensiero è il risultato di un accumulo psicologico, è quel raccoglitore, che sotto forma di conoscenza crea una routine, dando continuità al tempo. Se non ci fosse il tempo psicologico la struttura che il sistema ha prodotto, crollerebbe. “… Bisogna essere libero dalla conoscenza, ed essere libero deriva dalla libertà e non dalla conoscenza …” C’è un fondamento da cui derivano tutte le cose, che scaturisce dal “ vuoto, “ un “ vuoto “ in cui non c’è movimento di pensiero come conoscenza psicologica, quindi nessun tempo psicologico al di là del “ vuoto “ c’è il fondamento. ” Bisogna prendere coscienza con la dovuta “ mente flessibile, “ e consapevole della irrazionalità, attraverso l’osservazione di sè, soprattutto e solo con “… l’insight, “ cioè con l’intuizione improvvisa e immediata è possibile lasciarsi l’irrazionalità alle spalle, per “ quel nuovo, “ che comporta l’abbandono del “ tempo psicologico, “ che fa vivere sempre e meccanicamente tra passato e futuro. L’insight rende razionale il pensiero, perchè agisce sulla memoria e sul pensiero, si produce quando non c’è la memoria, infatti quando c’è l’intuizione immediata, esiste soltanto l’azione, non il pensiero, perchè il pensiero è limitato, diviso, frammentato, incompleto, non può essere razionale, quando il pensiero smette di agire, abbiamo una “ mente vuota, “ la mente è pensiero, emozioni, coscienza, cervello, volontà. Un intero processo materiale – “ vuoto “ come energia totale, movimento di energia totale. E in questo vuoto c’è energia eterna senza tempo. “… E l’insight è razionalità totale, libertà immediata, una libertà che si sbarazza del ” vecchio uomo /a, ” per una “ rivoluzione del reale …”
La dimensione spirituale di Krishnamurti di un antiguru, adeguata al sentire è simile ad un’ariete non -violenta, che devasta, sovverte e de-costruisce storia, tradizioni, idee teosofia, filosofie, religioni, psicologie, psicoanalisi, con quella autorevolezza de – pensante del ” vuoto creativo, ” che contempla. Krishnamurti è un autentico libertario, che ha sempre ripetuto che non vuole discepoli, che non fa da stampella a nessuna religione, dicendo anche che ognuno di noi è discepolo della verità, di quella verità che permette la comprensione, perchè non c’è niente che possa essere “ adorato.” Krishnamurti non si riconosce in nessuna organizzazione filosofica, religiosa, spirituale, politica, infatti, non c’è un termine conosciuto che lo possa contemplare. Sostiene che la mente non può ancora continuare a pensare con “ il condizionato storico,“ nè avere come riferimento la struttura dei vari processi storici millenari, quando invece bisogna prendere atto dei vari livelli di intelligenza, dei diversi movimenti di pensiero, e degli stati di coscienza, che permettono di sentire ed entrare in quel “ vuoto creativo ” della mente meno esplorata, che è un processo non riconoscibile.
Krishnamurti fondò delle scuole in India, in Europa, in USA, in Canada, ecc, a cui scrisse delle lettere per tenersi sempre in contatto, in queste lettere scrive che le scuole devono occuparsi dello sviluppo di tutto l’essere umano, aiutando sia lo studente che l’insegnante a fiorire in maniera naturale, perchè l’istruzione è soltanto un processo meccanico, funzionale a una professione, a una carriera, anche se la professione in una società è inevitabile, ma la libertà di fiorire è più importante, anche perchè l’uomo/a non può essere libero accumulando denaro, perchè quando il denaro diviene il “ fattore dominante “ della vita, non può esserci nessun equilibrio nella persona, di conseguenza nessuna armonia tra corpo e mente. La funzione della scuola è quella di aiutare le nuove generazioni ad essere liberi dall’azione egocentrica, risvegliando nello studente la propria intelligenza e l’importanza dei rapporti con l’altro/a, imparando l’arte di vivere nella vita quotidiana, anche perchè se si vive nel conosciuto non succede niente di “ nuovo, “ nulla di originale, nulla che sia stato contaminato e circoscritto dal pensiero, perchè il pensiero è il conosciuto. Nelle scuole di Krishnamurti, l’affetto, l’attenzione e l’apprendimento, spogliati dal dovere, è quella cura che permette di superare sia allo studente che all’insegnante la frammentazione di sè, importantissimo e basilare in entrambi, in un rapporto che non sia nè di affermazione nè di approvazione. Krishnamurti non è un filosofo, nè un pedagogista, che vuole proporre delle filosofie o dei metodi, ma è per un rinnovamento profondo dell’individuo e della sua vita, per cambiare realmente e non formalmente la società.
Noto,15 Gennaio 2022
Roberto Bellassai