Noto, deturpamento Estetico, Acustico, Spaziale.
Una Città d’arte come Noto ha un bisogno basilare di un “Laboratorio di Idee“ per potere essere gestita adeguatamente sotto ogni aspetto,e promuoverla sia per un turismo culturale qualificato che per un turismo di massa ma è necessario che esca prima dall’attuale condizione di diffuso “ cattivo gusto “ che fa scivolare la Città verso un degrado culturale che potrebbe non arrestarsi se non si interviene in tempo a risalire la china.
E’ fin troppo evidente, ed è sotto gli occhi di tutti, il caos ad esempio,che prevale e si respira nel centro storico, a cominciare dal Corso Vittorio Emanuele, letteralmente invaso da ambulanti, in particolare da venditori di palloncini, che disturbano turisti e passanti con il continuo lancio di “palle pazze“, di razzi lanciati in aria, di bolle di sapone, di musiche rumorose e fastidiose, a cui si aggiungono file di Tazebao che insieme alle varie merci invadono la strada, i marciapiedi,e gli angoli più suggestivi della zona aurea della Città d’oro, deturpando esteticamente l’identità dei luoghi.
La via Nicolaci, la strada più suggestiva e importante di Noto, dove ricade il Palazzo Villadorata la cui facciata rappresenta “Il Manifesto in pietra degli Intellettuali di Noto,del Settecento“ (Di Blasi), dove oltre al deturpamento spaziale del luogo,vengono zittite e rese senza respiro, mute, “le pietre cantanti“, (Ceronetti), a causa della presenza della doppia fila dei tavolini,delle sedie, del vocio degli avventori del Ristorante, invece di essere fruita adeguatamente,viene ostruito il dovuto spazio ai turisti che vogliono filmare, fare delle foto o fermarsi a contemplare in un sacro silenzio i balconi del Palazzo con le sue sculture antropomorfe.
I Giardini pubblici non li abbiamo mai visti nel degrado estetico in cui sono da tempo. Anche in questo luogo, a parte le infinite buche sui vari viali, prevale il disordine, il contrario delle regole.
Infatti,di fronte al viale principale degli uomini illustri di Noto, si sono collocati una lunga fila di ambulanti, alcuni vendono prodotti locali, altri cianfrusaglie, ambulanti a cui l’Amministrazione deve trovata una soluzione, quindi un altro tipo di collocazione.
La zona aurea del centro storico viene deturpata sotto l’aspetto estetico, acustico, spaziale perchè la classe dirigente e tecnica attuale ci sembra che, sotto questi aspetti, non abbia i dovuti parametri per poterla adeguatamente gestire,di conseguenza quale senso può avere promuoverla alle varie BIT europee se poi il turista che arriva a Noto si viene a trovare come in una Casbah dove non ci sono regole nè cultura civile!
Eppure,esiste un Piano Estetico,con parere favorevole della Soprintendenza ai Beni Culturali di Siracusa, rilasciato il 15 Febbraio del 2012, ma il Sindaco Bonfanti e la sua Amministrazione,non l’hanno mai approvato in Consiglio Comunale.
Perchè?
Forse gli va bene il deturpamento estetico,acustico,e spaziale?
Perchè ad esempio,non viene fatto un Piano di zonizzazione acustica da inserire nel Piano Regolatore?
Sono quotidiane e infinite le lamentele e le proteste dei residenti nei confronti della cosiddetta Movida di via Silvio Spaventa, sia sulla Stampa locale che sui vari Blog di Internet.
Sarebbe ora di praticare i dovuti controlli da parte di chi preposti per fare rispettare le Ordinanze sindacali visto che spesso viene fatta musica fino alle quattro del mattino ma soprattutto si faccia rispettare quella quiete pubblica che non può essere fraintesa da nessuna licenza o permesso perchè è un diritto inalienabile riposare e dormire la notte nel dovuto silenzio.
Noto,è una Città d’arte, un sito UNESCO, che gli Amministratori non possono ignorare di conseguenza sono basilari quelle dovute regole sia per la Città che per i Cittadini, per il rispetto reale dell’identità dei luoghi e la convivenza civile se si vuole che il Giardino di Pietra possa realmente fiorire sia economicamente,che civilmente!
La Città di Noto,è piena di Architetti, di Ingegneri, di Artisti, di Intellettuali, se così si può dire, che nei Convegni sul Barocco spaccano il capello in quattro ma sotto l’aspetto della pratica della cultura civile, facendo le dovute eccezioni, si comportano come sudditi.
Il caso in questione ne è l’esempio!
Roberto Bellassai
Sottoscrivo parola per parola e aggiungo lo sdegno per lo stato di degrado in cui si trova l’accesso a un rilevante sito archeologico: la villa del Tellaro. Accanto al parcheggio i cassonetti spesso traboccano di immondizie che si sparpagliano sulla strada; alla prima curva si triva una discarica abusiva e il parcheggio realizzato un anno fa è sepolto da erbe altissime. Chi trascura un tale tesoro non merita di gestirlo.
Ciao Maria Elena,Noto è difficile come del resto è la Sicilia,di cui Noto fa parte! Il problema è la volontà politica,quella volontà politica che purtroppo non viene praticata da parte di chi va al potere,quando il loro dovere politico è quello di razionalizzare,affrontare e risolvere anche gradualmente i problemi che la Città presenta,come nel caso in questione!
Concordo. Anch’io come Bellassai forse sono destinta a essere <> di questa città. Mi spiace, ma nonostante faccia ogni possibile sforzo per giustificare lo spettacolo indecoroso che vedo tutti i santi giorni al Corso e lungo il viale principale dei giardini pubblici, non ci riesco. Non è possibile restare appiccicaticci per colpa delle bolle di sapone, sparate a distanza ravvicinata ogni cinque metri! E che cavolo, tutte a Noto le devono vendere? Se non sono bolle, ti disturbano con palline o spade rotanti come quelle di Mazinga o qualche altra diavoleria. Ma dico, controlli no? Certo che no! E gli ambulanti disposti in due file alla villa, una a destra e l’altra a sinistra? O vogliamo parlare dei tavolini selvaggi? Quanto pagano di suolo pubblico per avere potuto lottizzare il centro storico di Noto? Il bello è che io glielo darei perfino gratis il suolo, un pezzettino uguale per tutti, però e guai a chi sgarra. Invece bisogna chiedere il permesso per passare! Caro sindaco, cari assessori al Turismo, alla Cultura e al commercio, perché non la fate una passeggiata seria per la città, possibilmente con gli occhi bene aperti? Sono certa che resterete sconvolti. Io, personalmente vi stimo molto per questo non capisco come possiate stare con le mani in mano senza intervenire. Mi pare che ci sia un’idea molto superficiale e raffazzonata di sviluppo turistico e di ritorno in termini economici per la città. Non può finire tutto a spaghetti, panini e vino! Bellassai ha detto bene: Noto sembra un suk, che per carità ha il suo fascino, ma a Tunisi! Come i suk che si rispettano, i turisti che hanno affittato le case vacanza a mare e a Noto soffrono per mancanza d’acqua. Direte:<>. Appunto, sempre le solite storie.
Cordialità
Ciao Cetty di Noto,vedo che ami la Città di Noto forse più di me,e penso che è per questo che ci esponiamo pubblicamente perché vogliamo il reale progresso culturale e civile di questo luogo,ed è un nostro diritto e dovere denunciare il cattivo gusto,il degrado,e sollecitare chi preposti a fare il proprio dovere.
Sarebbe un atto democratico,se su questo ed altri problemi il Sindaco ascoltasse i Cittadini organizzando degli incontri pubblici.
IL RESTO MANCIA
Niente da fare, per la coscienza collettiva netina il tempo continua a trascorrere invano. Puntualmente al crescere d’ogni erba molesta, al sorgere di una maldestra impalcatura, ad ogni inimmaginabile violazione di immutabili canoni estetici, si levano le severe voci dei censori, dei custodi del bello e della netina cultura&architettura. In questo esercizio di sdegno e di nobili affermazioni, mi viene facile comprendere il punto di vista dei turisti e dei netini part-time, i quali qui vengono principalmente per godere del “giardino di pietra” e ai quali, com’è ovvio, nulla interessa del resto. Solo che quello che ora sto liquidando con la semplice parola “resto” altro non è che la nostra cittadina fatta di territorio, di cose e, se qualcuno avesse dei dubbi, soprattutto della carne viva delle persone.
Eppure per il turista, fruitore estetico e spesso superficiale per eccellenza, Noto non può essere altro che il “giardino di pietra” , magari condito con le nostre spiagge più gradevoli e con qualche area archeologica di pregio . Una preziosa scorza da cui non può e non deve trasparire niente di disdicevole, niente di inelegante, niente di sporco e di inefficiente. A costo di prender parte ad una immensa recita, in cui tutta la comunità netina debba far finta di essere degna e al passo con l’unesca eredità dei nostri (?) avi. La Noto delle facciate, la Noto dei “borghesi gentiluomini e gentidonne” alla Moliere, ma con le pezze al culo. L’importante è rimaner fieri e non volgere mai le spalle allo straniero.
Non riesco invece a seguire il nobil sdegno del netino autoctono. Cioè di chi conosce in quale contesto si sviluppano le terribili stonature che osano trapelare addirittura nel Cassero e dintorni. Promettenti piccoli caminanti con audaci palline elastiche. Tavolini e sedie da bar che cingono, incuranti dei passanti, le mura del Palazzo. Giardini pubblici trasformati in fiera perenne con vendita di prodotti merceologicamente “inappropriati”. Roba da turbare e far rizzare il pelo persino ai depositari locali del culto della nobile scorza. Salvo essere altrettanto insensibili alle cause del degrado economico e sociale che stanno inesorabilmente sprofondando una sempre più larga parte della nostra comunità. C’è solo da meravigliarsi che ancora, dalla nobile scorza, facciano capolino soltanto questi insignificanti brufolini. Ci si cura ed indigna degli effetti e si ignorano volutamente le cause. A chi si compiace di vivere nel paese di Alice, comunico ufficialmente che “oltre il giardino” esiste la Noto, decisamente maggioritaria, a cui ben poco interessa di infiorate, di meritevoli iniziative culturali, dei privilegi di cui godono gli esercizi del Corso e dei proprietari dei relativi immobili, dei violati silenzi contemplativi, persino dell’erbetta colpevolmente strabordante dai cornicioni. Guarda un po’.
E non solo la Noto dei caminanti e dei quartieri popolari tradizionalmente lasciati a se stessi. Ma anche la Noto di una classe media che arranca sempre di più, le cui nuove generazioni non dispongono di un’adeguata offerta di occasioni aggregative e formative. Le cui fasce più deboli precipitano in situazioni sempre più umanamente insostenibili. Ma quello è “IL RESTO”, la Noto da bere è ben altra cosa.
The show must go on.
Caro elettore M5S,la tua analisi può essere condivisa ma in parte,so bene che a Noto,storicamente non è mai passata la ragione,ma questo non vuol dire che gradualmente non si possa cambiare la tendenza! Bisogna avere un attegiamento meno pessimistico,soprattutto provare a sgambettare un po’ di pose e di stereotipi culturali,difficile in questa Noto,dove si rispolverano simbolicamente i Borboni,e dove l’avvenire dei Giovani è provare a fare gli sbandieratori,oppure gli infioratori. Ma come soggetto politico del M5S,mi deludi un po’ prima perché in quello che scrivi non ci metti la faccia,e poi perché dovresti avere una vitalità politica,che da quello che scrivi nemmeno traspare!
Egregio signor Roberto Bellassai, come ben sappiamo le odierne problematiche socioculturali di questa città sono l’espressione di un modo errato di far politica ed il retaggio del clientelismo del ‘900, che pur di raccogliere una misera manciata di voti ha preferito operare scelte scellerate che ne condizioneranno per sempre il futuro, creandovi un clima di conflittualità tra classi sociali di provenienza e origini molto diverse. In una realtà socialmente e culturalmente molto complessa, come è quella di Noto, credere di avere l’asso nella manica o la bacchetta magica è una presunzione bella e buona. Sperare invece operosamente, e non solo con sterili polemiche, in un futuro di integrazione sociale e di progresso civile e culturale, lento e graduale come Lei stesso dice, è già un atteggiamento più maturo che il cittadino medio possa assumere, poichè i miracoli solo Dio li fa, per chi ci crede! Un futuro che si presenterebbe forse radioso e promettente per tutta la comunità se, come Lei fa bene a sottolineare, la attuale classe dirigente si impegnasse fin da subito ad arginare i vari fenomeni di abusivismo e illegalità che si registrano in città. Un futuro che tuttavia potrebbe diventare triste e tragico per lo sviluppo in senso lato, qualora le dovute misure correttive dovessero ancora tardare e si dovesse intervenire solo eccezionalmente come è accaduto di recente in occasione di qualche visita illustre. Mi preme farLe presente infine che questa città non può avere un futuro di successo sul piano economico, politico e culturale se il cittadino medio non dismette l’abito del polemista ad ogni costo e non impara a rileggere la storia con intelligenza critica ed onestà intellettuale, prescindendo dalle proprie convinzioni politiche. Di fatto Lei parla di ragione, ma volendo essere ragionevolmente obiettivi non possiamo non riconoscere al passato aristocratico di questa città, già Capovalle e centro politicamente importante del Regno, il merito di una somma eredità culturale, artistica e architettonica che oggi difendiamo contro il cattivo gusto, ma che altro non è che l’espressione del passato, dove i Borbone hanno svolto un ruolo dominante e determinante. Vi è una contraddizione dunque in ciò che Lei dice a difesa delle bellezze artistiche di questa città, laddove i valori cui facciamo appello non sono certo valori della contemporaneità, ma di un mondo che Lei rinnega e contesta come anacronistico e retorico!
Cordialmente
Caro Maurizio,mi sembra molto scontata la tua analisi,se parli anche con una persona che ha fatto la quinta elementare,ti dirà magari con altre parole e senza uno stile letterario,quello che tu dici con molta eleganza espressiva.
Non penso proprio che le mie siano sterili polemiche,ma denunce che partono da delle analisi anche dibattute,e non da ora. Se fossimo in tanti a denunciare,molte cose si risolverebbero. Ma poi… di cosa ho scritto? di cosa ho parlato? Non credi che in fondo in fondo abbia parlato delle foglie,delle foglie dell’albero,e non dell’albero,dei suoi rami e della terra dove è piantato l’albero! Potevo parlare di legalità,altro tema di cui in Città non si parla,ma si ignora ipocritamente! Mi sono limitato invece di denunciare il deturpamento della Città,di una Città d’arte,che è divenuta ” la caricatura di se stessa ” ,sotto l’aspetto Culturale,Estetico e Civile,che penso qualsiasi Amministratore può gestire praticando le dovute regole,senza ricorrere agli estremi! Noto non è una metropoli,ma una Città di non più di 24 mila abitanti,in cui non si pratica la ragione perché storicamente sconfitta,ma pur con tutte le belle analisi fatte e da fare,sollevare,denunciare i problemi che spesso si incancreniscono è un dovere civile di ogni Cittadino.E lo abbiamo dimostrato ultimamente riguardo la questione delle Villette che si volevano costruire nella zona Eloro – Pizzuta,in questo caso è bastato un Intellettuale libero, non organico al potere come l’Ingnegnere Corrado Fianchino,che insieme a un gruppo di persone,coinvolgendo delle figure tecniche,legali,ambientalisti,ecc,insieme abbiamo ribaltato un progetto che era contro la Città! Scusami,ma tu che fai tutte queste attente analisi,perchè non fai qualcosa per questa Città,perchè non ti esponi pubblicamente,perchè non dai l’esempio? Forse non credi minimamente in un cambiamento nemmeno graduale della Città? Sei pessimista,come la maggioranza dei netini,che poi in fondo è quello che vuole ogni forma di potere,provinciale e non! Noto è piena di persone che fanno analisi,che danno consigli,ma non fanno niente,perchè hanno storicamente interiorizzato i modelli culturali della cultura dominante, sia del passato che del presente,e mi viene da pensare che anche tu Maurizio,che poi non metti la faccia in ciò che scrivi,come se fossimo in era fascista,sei una delle tante varianti del soggetto piccolo borghese,che aspetta i liberatori! Un’altra cosa: Non sono esente da contraddizioni,infatti,io difendo il centro storico di Noto,chiunque l’abbia progettato e costruito,perchè c’è un’espressione artistica,che è anche nel mio inconscio oltre a essere nella mia coscienza,ma questo non vuol dire riconoscere a vita i Gattopardi,perchè ci sono stati tanti processi storici e culturali che non lo permettono. Lasciamo agli storici,tutto ciò che ha a che fare con la storia passata,occupiamoci dei saperi,della pluralità dei saperi!
¿HEMOS ABANDONADO NUESTRO JARDÍN INTERIOR?
Alejandro Jodorowsky: Temprano en la mañana, cuando salí a dar mi caminata habitual, me topé con una elegante señora que con todo cinismo estaba esperando que su perro defecara junto a la puerta de mi edificio. La miré. Cuando el can terminó de obrar, la dama, sin dar una mirada de excusas, se alejó dando pasos estilo dueña del mundo. Me hubiera gustado contarle esta historia:
Los propietarios de una gran casa decidieron hacer un largo viaje de placer a través del mundo. Buscaron a un guardián para que les cuidara su mansión mientras estuvieran fuera. Una vez firmado el contrato, los amos se fueron dejando todas las piezas cerradas con llave. El cuidador se instaló en el cuarto de sirvientes, desde donde veía sólo el jardín. El pasto había sido invadido por ortigas, los árboles eran devorados por hormigas y las flores languidecían. “¡Cómo es posible -pensó- que tan ricos propietarios hayan despreciado este rincón de buena tierra!” Y cada día dedicó la mayor parte de su tiempo a cultivar el jardín hasta convertirlo en un hermoso vergel. Sus amigos, que no lo habían visto hacía mucho, se treparon a un muro y, al sorprenderlo trabajando con fervor, estallaron en carcajadas. “¡Eres un necio! ¿Para qué salvas un jardín que no es tuyo?” El guardián contestó: “Estas plantas no crecen en el jardín de alguien, crecen en la tierra. Simplemente las cultivo porque las amo”. Y por discreción, no agregó: “El planeta, nuestro cuerpo, nuestra mente, la vida misma, son un jardín prestado. Las cosas parecen tener propietario pero con el tiempo resulta que son de nadie y son de todos. Y esa propiedad común, a su vez, sólo pertenece a la Causa Primera que la anima. Muchos se sienten ajenos a esta realidad. Tienen la dolorosa sensación de que nada les pertenece y ven con tranquilidad el daño que sufre la Naturaleza porque ‘pertenece a los otros’. Yo no soy un individuo separado, soy parte de la Humanidad y estoy convencido que lo que hacemos en provecho del planeta y de los otros es en beneficio del alto destino de la raza humana.”
El jardín abandonado también puede ser el símbolo de nuestro espíritu. Aunque influencias sociales exteriores, los malos amos, hayan hecho que los valores humanos se desvíen, plantas enfermas, a nosotros nos toca extirpar las malezas, pensamientos erróneos implantados para mejor explotarnos, y paso a paso, con trabajo de jardinero apasionado, hacer florecer en nuestro espíritu las naturales verdades.
Carissimo Bellassai,tutto quello che si scrive è assodato da anni per questa città,si riporta alla ribalta solo in estate,fra pochi giorni quando finisce questo esodo non si parlerà più di decoro e quant’altro. Da anni il sottoscritto propone di fare una programmazione organizzativa per evitare questi mal costume,ma le varie amministrazioni fanno orecchie da mercante perché il caos piace a tutti,compreso i turisti che a Noto fanno i menefreghisti non rispettando segnaletica lasciando immondizia da per tutto.
LA TARGA
Al signor Bellassai, ribadisco per l’ennesima volta che in un blog si esprimono idee, considerazioni, proposte e non personaggi o modelli di vita. In tale contesto l’ossessione di “metterci la faccia” come discriminante tra il dire e il fare è, mi consenta, un falso problema, tutto suo.
Nelle insignificanti attività che svolgo da semplice cittadino, penso di dare quando posso dei contributi positivi alla comunità a cui appartengo. Non mi interessano “momentucci di gloria” o “medagliette” di cui vantarmi pubblicamente. Quel poco che fo, che non so se di minore valore o efficacia di quello che fanno la maggior parte di quelli che ci “metteno la faccia”, lo fo e basta. Con discrezione e senza la benché minima forma di protagonismo, da anonimo cittadino “resistente” ed attento elettore, senza alcuna fatale attrazione per il “palco” o similari forme di esposizione mediatica.
Se da un canto ritengo che siano utili, anzi indispensabili, anche i sedicenti “non piccolo-borghesi”, intellettuali di provincia o meno, che si occupano a tempo pieno dell’effimero (in senso positivo e non dispregiativo), non posso fare a meno di temere cosa succederebbe senza una ben più consistente componente di anonimi cittadini che fanno il loro mestiere giorno per giorno, attratti dall’effimero quanto basta, ma opportunamente concreti per il resto.
Il fatto di inebriarci di turismo, compiacendoci acriticamente dei numeri che innegabilmente aumentano di anno in anno, deve prima o poi essere messo a confronto con una seria valutazione dell’effettivo impatto che tutto ciò implica per la città (soprattutto quella dei cittadini e non delle pietre). Qualcuno dispone di aridi numeri in grado di fornirci un quadro che caratterizzi il variegato turismo che conosciamo durante l’anno? Dati sulle permanenze, sul tipo di acquisti di beni e servizi, sulle spese pro capite. Sui costi sostenuti dall’amministrazione e su come si distribuiscono nel territorio gli eventuali benefici (non solo economici) derivanti dall’impiego dei soldi dei contribuenti. Siano essi coinvolti in proficui esercizi del Corso, in attività ricettive o che abitino e lavorino da “piccolo borghesi” al di fuori del nostro ormai rutilante Centro Storico.
Rispetto alla qualità della vita di tutti i netini e non solo di qualcuno direttamente beneficiato, siamo sicuri che la strada maestra sia quella della ricerca dei record sui numeri? Qualcuno è in grado di fornire dati sufficientemente oggettivi o il nostro comune mezzo di misura è del tipo “stasera al corso non si poteva camminare”, oppure “oggi in Via Napoli c’era una fila di auto lunga fino alla Niura”, oppure “stanotte non si trovava parcheggio da nessuna parte” e così via. Valutazioni a naso, “ad muzzum”, che, senza dubbio, a tutt’oggi assurgono a insostituibili basi anche per la programmazione delle spese e delle attività da parte dei nostri amministratori.
Né si può cedere ad opposte improponibili mummificazioni del territorio in nome di inimmaginabili benefici nel lungo periodo. Come banalmente si dice in economia, nel lungo periodo siamo tutti morti, per cui nel festival delle ovvietà a cui ci costringono questi spazi ridotti, possiamo solo dire che occorre trovare il “giusto equilibrio”, tra la tutela dei beni materiali e immateriali di cui indegnamente disponiamo e il fatto che non possiamo – oggi – lasciare indietro parti sempre più estese della nostra comunità nel nome di più “lungimiranti” visioni amministrative.
Di certo (salvo grossi imprevisti) tra cent’anni il mondo continuerà ad apprezzare quel che resterà del nostro Centro Sorico e nessun turista si curerà minimamente dei destini delle generazioni di netini che nel frattempo si sono avvicendate. Magari di Bellassai resterà una “borghese” targa da qualche parte, e degli anonimi cittadini come me, paragonabili all’insignificante custode del racconto di Alderuccio, men che niente.
Niente?
Caro Signore,se lei ha delle idee,e si considera libero dalle sue idee,quindi non identificato con le sue idee,non capisco perché non ci mette la faccia in quello che scrive! Usare pseudonomi in politica,non fa che alimentare le doppiezze,in particolare la Città di Noto,è piena di soggetti che non si espongono pubblicamente,a causa della dipendenza nei confronti soprattutto del potere politico,di conseguenza si cavalcano le mode di Internet,come nel caso in questione! Non se lo è chiesto ad esempio,perchè in questo sito quelli che ci mettono la faccia in ciò che scrivono sono pochissimi? Le assicuro che in coscienza penso di non dipendere dalle passioni tristi,il potere non mi ha mai interessato,ma non da ora,ma da sempre!
Dimenticavo: il suo linguaggio prolisso, che vuole apparire ironico ma non lo è per niente, alternato con battute che suscitano l’ilarità di soggetti da Bar Sport, dietro cui lei elettore del M5S si nasconde, mi fa pensare a un soggetto logorroico, che attraverso queste sue forme di provocazione, che rimangono tali, vuole farsi riconoscere le nuove verginità politiche dagli altri, visto che da estremista della politica di sinistra, (a parole) si è dato al liberismo attuale,(un bel salto)di conseguenza difende l’attuale capitalismo selvaggio, per stare sul trespolo come nel passato, solo che nella sua veste politica attuale, non la gratifica nessuno, di conseguenza fa il provocatore, forse per un inconscio senso di colpa, che potrebbe avere un suo riscontro con una delle sue ultime posizioni pubbliche, che l’hanno visto schierato in difesa della Chiesa Cattolica!
Il fatto che apprezzi come altri il suo modo di affrontare alcune contraddizioni della nostra vita paesana, non la rende (e come potrebbe?) indenne da “cadute” che ci affliggono un po’ tutti. Evidentemente risentitosi per qualche mia uscita “da bar” ha perso un tantino della sua consueta lucidità e si è affrettato ad affibbiarmi due tra le peggiori categorie che lei possa concepire: liberista e cattolico. Sarò logorroico ma non “egorroico”, per cui la taglio subito rassicurandola che non subisco alcuna attrazione fatale nè per l’una nè per l’altra (in verità neanche per la sinistra senza se e senza ma). Cerco solo di essere pragmatico quando serve. Tutto qui. Ho solo pensato che potesse essere sufficientemente distante da se stesso da potere sostenere persino un po’ di “anonima” ironia. Mai più.
Sono due voci contrastanti, anche se, con toni diversi, dicono entrambi verità, mi riferisco al Bellassai e all’elettore del M5S che si trincera da anni dietro l’anonimato e che non ho avuto il piacere di conoscere, purtroppo l’anonimato nasconde la codardia e le sue idee restano aria fritta. Un plauso va al Bellassai che ci ha messo la faccia.