Sono pienamente consapevole che le parole sono importanti, contengono una semantica politica, quando se ne sceglie una invece di un’altra si sceglie da che parte stare e pertanto sarebbe stato forse, almeno in questo caso e almeno per questa volta, più conveniente starsene alla finestra ad osservare ma, purtroppo, è fuori dalla mia natura.
Una grafica irriverente frutto di un fotomontaggio di una immagine copiata da internet raffigurante il Sindaco-re con il pistolino di fuori, l’assessora-regina in deshabillé, il vicesindaco-pifferaio magico, seguito da uno stuolo di cortigiani con lo sfondo il vessillo del PD, il partito dalla doppia morale, così come è stato definito dai firmatari del manifesto.
Un contenuto, apparentemente pesante, in cui si parla di spese dissennate e superficiali della giunta comunale, per la verità situazioni – vedi caso Venuti e altri – già posti all’attenzione dell’opinione pubblica nel 2013 attraverso le pagine di questo blog e completamente ignorate allora dal distratto parterre politico cittadino.
Comunque, come era facile aspettarsi, è scattato subito lo sdegno, l’indignazione e, a seguire, gli immancabili attestati di vicinanza e solidarietà, per lo più, da quella stessa claque organizzata, raffigurata nel manifesto, già vista in azione durante l’ormai celebre consiglio comunale sulla commissione d’inchiesta, in particolare per la professoressa Raudino che, verosimilmente, secondo costoro, fatta oggetto di “attacchi pretestuosi e volgari, che oltre che sul piano politico, si spingono ad offenderne la dignità personale di donna”.
Naturalmente reputo la Dott.ssa Raudino una donna libera, intelligente e, soprattutto, consapevole, per potersi sentire lesa nella sua dignità di donna o schernita sessisticamente dalle immagine del manifesto incriminato.
Ritengo, invece, quanto meno imbarazzante l’atteggiamento di chi, donne e uomini, pensando di muoversi in favore della questione di genere o, peggio, sproloquiando da “clientes” a difesa e vicinanza di chi, probabilmente, non ne ha bisogno per consapevolezza di sè, scivola in una ingannevole retorica tipica delle moderne suffragette ancora vittime della trappola del moralismo mascherato da progresso ma, implicitamente e contiguamente vicine, per status psicologico, al più becero maschilismo.
“Apparentemente pesante”, …. “fino ad un certo punto”…. “non si fa politica con le denunce”, il gioco delle parti della politica cittadina si circoscrive con queste parole.
Sul contenuto del manifesto e sul vulnus di trasparenza amministrativa, stigmatizzato, fino ad un certo punto, dagli indiavolati firmatari, quasi nessuno ha nulla da dire.
Eppure gli atti amministrativi sono alla portata di tutti, la determina del presunto concerto di Mario Venuti, gli atti sulla mostra della signora Laurito, il lunedì di San Corrado di Paolo Belli e poi la determina sugli importi dei componenti del cda dell’Aspecon, etc, etc.
Basterebbe che l’opposizione li trasmettesse alla procura della Corte dei Conti.
Il gioco delle parti!
Carmelo Filingeri