Una Mostra di pittura di Angela Forte
L’Arte ha una dimensione in cui l’espressione, oltre ad aprirsi alla pluralità delle idee e degli stili, non fa che divenire,permettendo la libera interpretazione a chi la fruisce, ciò alimenta e contribuisce ad alzare il livello culturale in unaComunità.
La Mostra di Angela Forte, dal titolo FORTETRASMUTAZIONE, che si può visitare a Noto nella Sala Antonello Rizza diPalazzo Nicolaci, rientra in quello stile e tecnica espressionista, che fa riferimento all’Arte di Egon Schiele, ma anchealle varie tecniche espressive di Angela Forte.
Nei suoi quadri e quadretti, nei fogli di quaderni, cartoncini e superfici varie, con la sua attenta introspezione psicologica e analisi da Artista, vengono dipinti uomini e donne chiusi in se stessi, a causa del disagio interiore, che riflettono nel loro aspetto fisico, vere maschere impersonali e grottesche, che si potrebbe dire vengono prodotti e riprodotti da parte di un sistema educativo autoritario e repressivo, che nei soggetti separa il corpo dalla mente sin da piccoli, con la conseguente assunzione acritica di ruoli con cui si identificano fino a smarrirsi, arrestandosi in alcuni casi in pose stereotipate in cui vivono di rendita a causa della mancanza di volontà e di spirito critico non si aprono al dialogo con l’altro, né riescono a comunicare, facendo prevalere il loro aspetto meccanico inglobando l’altro, di conseguenza vengono a sua volta inglobati, stabilendo delle cristallizzazioni che confermano quella mancanza di dialogo, che crea e stabilisce dei rapporti di potere, per cui ogni soggetto non fa che vivere nella ripetizione senza alcuna differenza e senza divenire, bloccati nelle proprie abitudini e nei gesti quotidiani, somatizzando lo stato di solitudine, l’angoscia e la malattia, da cui viene fuori quell’energia negativa che spesso sfocia in alienazione e violenza, violenza soprattutto di uomini contro le donne, che viene denunciata apertamente nei quadri da parte dell’Artista.
Tra i tanti quadri della Mostra, ci sono anche dei quadri in cui vengono raffigurati delle donne molto giovani in posturenaturali e spontanee, dai volti delicati, sereni, armonici e vibranti, donne che rappresentano la speranza di un futuro dipace non solo tra uomini e donne, ma per una alternativa di lotta culturale, politica e sociale, basata sulla libertà, sullareale pluralità delle idee, sulla giustizia e la solidarietà tra i Popoli.
Il quadro che colpisce l’attenzione più degli altri quadri è la donna che abbraccia un Coccodrillo, che simboleggiaapertamente la violenza patriarcale e maschilista, a cui si aggiunge l’ideologia dei consumi e delle relazioni di consumo,che spesso sfociano in quella violenza che comporta i femminicidi. E nonostante questa violenza assurda sotto ogniaspetto, la donna oltre a cercare la propria dovuta autonomia, ama, crea, dona la vita come sempre.
Non poteva mancare il quadro in cui c’è un sipario teatrale pieno di donne in maschera, che fa pensare ad un teatro chepossa dare strumenti per “rifare quell’anatomia umana,“ molto cara ad A. Artaud.
Manca il quadro che viene a mancare nella realtà di ogni giorno, quello che ci è stato rimosso e sottratto, se così si può dire, manca quella dimensione dell’individuo unico, irripetibile e irrappresentabile, mancano quei corpi e quelle menti, che se liberati dalle strutture e sovrastrutture del Capitalismo Occidentale, che attraverso le mistificazioni dei riti civili e religiosi e soprattutto dell’ideologia del consumismo, quindi di quella “ violenza d’andata, ” che ha avvelenato la vita, quella “ vita dovuta “ prima o poi a venire.
Roberto Bellassai










