Ero su un taxi a Buenos Aires, poco più di un anno fa. I tassisti si sa, sono qualcosa di più che meri esecutori di un servizio a pagamento, nei casi migliori sanno rivelarsi anfitrioni pop, vicini all’anima dei luoghi, perché interpretano, da una visuale privilegiata, i segni del tempo, gli umori della gente. Ecco, questo tassista argentino era così.
S’intavolò la solita discussione e non potete capire quale fu la nostra meraviglia quando, nel momento in cui ci dichiarammo siciliani ( prima di dire italiana con vezzo orgoglioso e ingenuo mi presento sempre come siciliana), lui ci rispose con il suo caloroso accento porteño : “Aaah! Montalbano sono!!“.
E da li nacque tutta una conversazione sulla Sicilia, la sua bellezza, le fimmini, la simpatia della sua gente, il cibo, su come lui e la sua famiglia aspettassero ogni settimana le vicende del commissario di Vigata.
Così ho avuto la prova. Camilleri è riuscito a sdoganare un’altra Sicilia che ha seppellito quella del padrino e della coppola, ha regalato all’immaginario globale una Sicilia di sangue dolce e lune arabe, vicina a quella di Bufalino, segnata inequivocabilmente dalla lezione di Sciascia e Pirandello, una Sicilia di nuotate in un mare blu e profondo, un mare amico e pietoso, antico nella sua attitudine a rispettare lo straniero e ad offrirgli i doni dell’ospitalità, una Sicilia di architetture dorate, di cupole barocche ( le nostre!!) e ristorantini davanti al mare.
Una Sicilia dolce e feroce, ironica e ammiccante come l’ancheggiare di una bella donna sui tacchi in un pomeriggio assolato, la Sicilia di quegli ambienti domestici senza tempo, salottini buoni e sciauro di cafè, in bilico fra passato e futuro, una Sicilia che parla una lingua inventata ma che oggi è quella che crediamo di aver sempre posseduto, tanto ha finito per rappresentarci.
Ci ha resi orgogliosi di essere siciliani, in un modo diverso da come lo hanno fatto Falcone e Borsellino, e accostarli in questo momento non sembri irriverenza, ma col sorriso e la parola Camilleri ci ha liberati da stereotipi pesanti, forse chissà, anche aiutandoci ad avere una più forte coscienza di popolo.
Una Sicilia che si ritrova nell’imperativo necessario di conservare una memoria storica lucida che passa attraverso il sangue degli uomini, che crede nella Giustizia e nella Legge ma che non perde mai il suo volto umano e che pur non facendo sconti ci permette di trovare piccole estasi in un cannolo di ricotta o in un fritto di paranza davanti al mare.
Da Maestro, da Grande Vecchio qual è Andrea Camilleri, ha preso fra le dita la nostra Terra e la sua Storia e, con un lavoro colto, popolare e rigorosissimo, pieno d’amore e cura ce l’ha restituita così come non l’avevamo mai vista, o così come l’avremmo voluta sempre vedere.
Adesso ci mancherà davvero.
Perdiamo un altro padre, che nella sua saggezza è stato punto di riferimento culturale, politico, umano.
Ci mancherà, nella cecità di questo nostro mondo disarticolato e brutto, la lungimiranza del suo sguardo, la sua autorevole capacità di denunciare il presente e i suoi inganni.
Ci mancheranno i suoi occhi spenti alla luce del sole ma aperti dalla luce dell’intelletto e del cuore.
GRAZIE MAESTRO.
Cettina Raudino
……. ,come tutte le cose,i luoghi,le anime,s’incontrano,per caso,per curiosità, per determinazione;in tutti i casi l’incontro ha sempre del Miracolo;
Muoversi,decidere,partire,
Fino a trovarsi nel Luogo,
Dove tutto accade!
Cosi’ è stato il pensiero di un Uomo,che ,con la sua immaginazione,ha creato dei capolavori,
Che si possono dire “Miracoli”
Grazie,per il tuo atto di generoso ricordo,dello scrittore,a,me Caro!