Siamo tutti ignoranti ma non siamo tutti ignoranti delle stesse cose (Einstein)
“Compiere un giro circolare, in senso antiorario. Partendo da sud per ritornare a sud. Lentamente osservare, guardare per vedere…
Compiere un giro circolare, in senso antiorario: la città di Noto contiene oggi più città. Da sud, una zona di guerra, si passa alla città detta “salotto buono”, al pianazzo, poi si scende di nuovo, altre zone di guerra.
Un turista che arriva oggi a Noto si trattiene nel “salotto buono”, la città barocca, un cannolo, un gelato, qualche scatto preso col telefono cellulare. Noto, la Noto barocca, suggestiva, ma il resto, la zona urbana che è intorno alla passeggiata barocca, tutto il resto della città, al turista non interessa. Il turista passa svelto, in autobus, non guarda. A qualche metro dal salotto buono è lo schifo tipico del Sud. A che serve quindi guardare? Strade rivoltate, buche grosse come impronte di dinosauro, marciapiedi divelti, sacchi di spazzatura esplosi, affissione pubblicitaria selvaggia, file d’auto parcheggiate sui marciapiedi, erbacce, il puzzo della fogna che a volte ti fa chiudere la bocca, infine, là dove non va mai nessuno, stranamente a sud, ricorda l’Iraq, Beirut bombardata, fuochi accesi nelle strade, un’altra città nella città… barocca.
Il “salotto buono”. Un’espressione che leggi persino nella stampa locale, mi colpisce per il cinismo che inconsapevolmente l’anima. Il “salotto buono”, ripulito e tirato a lucido, fa contrasto a tutto il resto. Eppure questa comunità urbana che al turista non interessa non è un errore, né una messa in scena. I netini l’abitano, i miei amici ci vivono, i miei familiari l’attraversano, i bambini ci crescono, ospita commerci, dimore, luoghi di ritrovo. Zone di guerra a due passi dalla città barocca. Tutti se ne lamentano, fatalità infame…
La lista dell’UNESCO è un danno per l’umanità. Pochi lo capiscono. Poiché l’ammissione di un luogo al World Heritage, là dove ciò è accaduto in contesti economicamente fragili, ha generato un processo di squilibrio economico e sociale. Focalizzando l’attenzione su UNA PARTE del tutto, sul “salotto buono”, la parte eletta, rimessa a lucido per i turisti, sterilizzata, se non muore, si sviluppa a scapito del tutto, a scapito delle zone urbane intorno ad essa, a scapito delle economie alternative al turismo di qualche ora. Grazie all’UNESCO, la parte nobile attira l’interesse e sviluppa frettolosamente un’economia folcloristica, va però in malora tutto il resto. Nonostante i danni già verificabili in Africa e in Asia, questo l’UNESCO non lo ha ancora capito.
Allora, la città può anche rimettere in sesto il suo centro storico, farne un “salotto buono”, indossare l’abito della domenica, ma che ne è del resto?”
Estratto da un precedente articolo dallo storico di Notolibera del 2010 e riproposto nel 2012 su www.evarconews.it: http://www.evarconews.it/storie-della-citta-di-noto-una-lettura-panica-dono-di-stefano-alderuccio/.
Uno studio antropologico e psicologico sulla città di Noto, datato ma molto interessante che certamente va letto nella sua interezza.
Carmelo Filingeri
Caro Evarco questa tua aggiunta all’articolo poteva essere evitata perchè ancora oggi niente è cambiato.
Sig. Catone, in tutti questi anni in cui ho gestito i blogs multiautore di Notolibera e evarconews, nessuno ha mai potuto lamentarsi di una mia censura o peggio di una manipolazione, anche quando questi interventi erano anonimi o trattanti temi definibili eufemisticamente “delicati”, spesso, a difesa di quanto pubblicato, entrando in polemica con i rappresentanti delle istituzioni locali.
Di questo non mi sono mai preoccupato.
In questo caso una contestualizzazione era doveroso per due ordini di motivi:
il primo per rispetto all’amico Stefano Alderuccio, autore di un bellissimo articolo che condivido in ogni sua parte e che spesso ho utilizzato anche per qualche mia piccola analisi;
il secondo,perchè è datato almeno 4 anni anche se, per la verità, come studio antropologico e psicologico mantiene tutta la sua valenza, come anche molto interessante mi sembra pure la notazione che riguarda la world heritage in una economia fragile come quella di Noto.
Il Sindaco mi ha chiamato dicendo che il contenuto dell’articolo era falso e irriguardoso, per cui la contestata aggiunta era utile e necessaria.
Se a lei sembra quanto scritto sullo stato della città ancora attuale e veritiero, come asserisce nel precedente commento, le spetta l’onere della prova. Il percorso è descritto, si armi di macchina fotografica e avrò piacere a pubblicare questo scottante dossier.
Ad maiora
Mi sembra scontato dire che Noto è piena di periferie dove non si sa cosa sono le regole civili, e che non si fa nulla per integrarle se così si può dire, con il centro storico, sia dal punto di vista urbanistico, che da quello culturale! Di conseguenza il centro storico della Città,risulta essere una Vetrina!
Carissimo Carmelo ma nkn da oggi si discute che Noto non e’ solo il quadrilatero delle meraviglie come ho piu’ volte scritto,tuttavia si possono fate tutte le anakisi antropologiche che vogliamo e di cui nkn ne discuto la validità ma e’ anche vero che non e’ come al solito tutto da buttar via.Non esiste kil modello di citta’ perfetto e Noto ha avuto sempre una periferia dagli anni 70 ad oggi, se il sindaco ti ha “bacchettato” ha fatto un errore piu’ che telefonarti doveva intervenire nel dibattito con una tesi che dimostrasse l’operato e la direzione della sua amministrazione per contrastare quei fenomeni che possono avere due facce e possono sembrare progresso ma che in realta’ e’ un consumo del prriodo storico.La bonta’ delle cose che si fanno non si misura con la convinzione che sia tutto esatto e gli altri non capiscono una mazza.Non mi dtanco mai di dire che la P.A. deve dialogare con il cittadino e prendersi anche il cazziatone con la consapevolezza che un opinione diversa merita il rispetto.Non dobbiamo mai farci prsndere dalla foga e farci trascinare pensando che nessuna debba disturbarci perche’ siamo impegnati ad ammministrare.
Se si perde l’umilta e la facolta’ di ascoltare siamo al capolinea.
Chiunque di noi puo’fare anche il pieno di voti e di consiglieri ma e’ su un altra logica nkn siamo al servizio della citta’ ma di noi stessi,an he questa e’ una variabile antroplogica che ricorre un po troppo spesso
Mi sento un po’ tirato in ballo quindi vorrei intervenire dicendo solo 3 cose.
La prima. Pensare o lasciar pensare che le periferie di una città, appunto perché periferie, è normale che siano +o- degradate è solo uno stereotipo culturale.
La seconda. Propositiva. Non vengo a Noto, mi pare, da 2 anni. Quindi è possibile che in questi 2 anni ci siano stati dei cambiamenti di cui non posso testimoniare. Inviterei il Sindaco, insieme alle associazioni, alla stampa locale, e chiunque ne abbia voglia, a compiere, muniti di una macchina fotografica, una marcia a piedi nelle periferie vecchie e nuove della città. Appunto compiere quel “giro circolare, in senso antiorario, partendo da sud per ritornare a sud, lentamente osservare, guardare per vedere…” Per constatare, insieme ai cittadini, dello stato delle zone che non sono centro storico. Quindi prendere di conseguenza delle iniziative. Una marcia che potrebbe ripetersi una volta all’anno.
La terza. Qualche mese fa avevo scritto in forma privata al neo Ass. Raudino, proponendo un’idea semplice per la gestione dei rifiuti. Poiché, bisognerebbe convincersene, oggi più che mai, la gestione della spazzatura testimonia della cultura di una comunità – forse anche più della sua capacità a produrre o proporre spettacoli, opere d’arte o cultura.
Cordialmente,
S. Alderuccio