Penso ormai di essere considerato un rompiballe inveterato perché non perdo occasione per esprimere la mia opinione, anche quando questa non è gradita al grande timoniere cittadino ma, nel caso dell’esimio ex vicesindaco, mi sono sempre imbavagliato, costringendomi al silenzio – per ovvi motivi di opportunità conosciuti ai più e che non è qui il caso di rinvangare – al netto di qualche esagerato scivolone del nostro.
Alla “presunta” fine del mandato assessoriale mi è sembrato il caso di dire qualcosa sul suo operato di questi quattro anni di assessore, non per motivi personalistici ma perché penso che abbia ragione da vendere l’amico Stefano Alderuccio quando scrive: “uno dei pericoli maggiori dell’epoca di transizione in cui viviamo, uno dei freni più potenti del cambiamento consiste proprio nel fare di esigenze come la trasparenza, la partecipazione democratica, lo sviluppo sostenibile, degli slogan alla moda, ricchi di significato, condivisi ed evocati ormai da tutte le parti in gioco, ma in pratica svuotati del loro senso, snaturati, in fine traditi” …….. “Questa strategia è quanto di meglio il vecchio mondo può concepire per assicurarsi la propria sopravvivenza, ed è già in azione”
Ed in questo, vi assicuro, il nostro -con un libro in mano, magari evocando Seneca o Santa Caterina – è veramente un maestro!
“Carmelo, tu non capisci! Un politico è sempre in campagna elettorale”
Vi lascio immaginare l’autore di questa intelligentissima e originalissima frase.
Detto questo, per non fare torto alla Storia, bisogna ricordare che, nonostante le perplessità iniziali dell’attuale Sindaco, sono stato il principale sponsor (e molti ancora oggi me ne fanno una colpa) della nomina di Terranova come assessore al turismo, perché, pensavo che il Nostro avesse le competenze e le capacità per determinare un cambio di passo nelle politiche turistiche del comune di Noto, rendendole finalmente volano dello sviluppo economico della città.
Alla luce dei risultati raggiunti non ho alcuna difficoltà ad ammettere, forse perché obnubilato da un certo talentaccio mistificatore e affabulatore del Nostro, il mio grossolano errore di valutazione scambiando l’amministratore di una agenzia di viaggio – peraltro con i risultati che tutti sappiamo – per un politico capace e innovatore.
Comunque, un dato è certo, nel tempo il Sindaco ed io abbiamo cambiato completamente opinione sia sulla persona che sul politico.
Per Corrado Bonfanti, il prof. Terranova ha raggiunto straordinari risultati alla guida del settore turismo mentre, per quanto mi riguarda, ha ricalcato le orme del suo predecessore Francesco Caristia, mancando completamente l’obiettivo principale per cui era stato indicato da me e da Notolibera.
Per noi occorreva alla città un progetto di lungo termine, una visione non esclusivamente economicistica, valorizzando l’identità territoriale, la storia locale, il capitale sociale, il patrimonio culturale e umano attraverso la redazione di un documento chiaro, condiviso e concertato con gli attori, pubblici e privati, prima locali e poi di area vasta, con l’individuazione di obiettivi attraverso la realizzazione di azioni correlate con un cronoprogramma puntuale, supportato da dati oggettivi e inconfutabili.
Il nostro, in questi quattro anni, si è invece improvvisato direttore artistico concentrandosi nell’allietare le afose serate estive dei netini e dei numerosi turisti attirati dalla bellezza del nostro mare e, concedendosi, come giusto riposo, brevi ma intense vacanze ora a Milano, Berlino, Bruxelles, Barcellona, Mosca, Kyoto etc, etc .
Una navigazione a vista che spesso nei mesi della supposta destagionalizzazione si è concretizzata in un mecenatismo, naturalmente con i soldi di pantalone, verso associazioni e singoli cittadini contrabbandato come azione di promozione turistico-culturale ma, molto vicina al panem et circenses a fini prettamente elettoralistici.
Per carità, in perfetta linea con i suoi predecessori, che si sono fatti guidare, proprio come lui, da “impareggiabile fiuto e intuito” e da “tanto amore” per la città.
Ma tu guarda il caso, che strana nemesi per Noto, negli ultimi dieci anni due Corrado e due Francesco!
Qualcuno storcerà il naso!
Che eresia, paragonare Corrado Valvo a Corrado Bonfanti e, ancora peggio, assimilare Francesco Caristia a Francesco Terranova!
Ai “nasi storti”, a corredo delle mie affermazioni, voglio porre alcuni quesiti e ricordare qualche passaggio della recente storia turistica della città.
Al di là delle mirabolanti immaginifiche visioni scaturite dalle conferenze stampa di presentazione degli “epocali eventi”, cosa è cambiato rispetto alla precedente amministrazione?
Si è a conoscenza di qualche documento, approvato dalla giunta Bonfanti, che descriva con dati e fatti, per esempio, l’analisi della domanda e dell’offerta turistica?
Esiste uno straccio di documento con l’analisi della concorrenza e delle tendenze di mercato e la diagnosi del potenziale turistico e delle azioni di marketing correlate utili alla città?
Qualcuno conosce degli indicatori economici riscontrabili come il fatturato globale del settore turistico locale, il valore aggiunto connesso da questa attività e il numero di posti di lavoro creati?
Io no, e voi?
Né nel rievocare, in breve, la nostra storia turistica dal 2002, si possono riscontrare segni di distinzione con l’operato di Corrado Valvo e Francesco Caristia.
Nel lontano 2002, l’ambiziosa amministrazione di allora, decise di imbarcarsi nella “piccola impresa” di esportare la nostra infiorata a San Francisco, nella lontana California.
Le cronache ufficiali del tempo raccontano di un grande entusiasmo, tanto da affermare, con malcelato orgoglio, che si erano aperti “nuovi canali per un turismo americano” e che era proprio il caso di “potenziare la manifestazione perché rappresenta per Noto una vetrina alla quale nessuno prima aveva pensato: attirare turisti stranieri andando a pubblicizzare il nostro prodotto direttamente in loco.”
Minchia che idea!
All’epoca (e anche oggi in verità), nella classifica del cosiddetto “incoming” di turisti stranieri in Sicilia, gli americani si trovavano al terzo posto negli arrivi (dietro Francia e Germania) ed al quarto posto nelle presenze (dietro Francia, Germania e Regno Unito).
Dobbiamo però ammettere che nei dieci anni successivi, non si è avuto il minimo riscontro di “flussi” crescenti di turisti statunitensi da queste parti.
Questi dieci anni non hanno indotto alcun ripensamento su questa fantastica idea della ricerca di mercati turistici esteri attraverso la promozione dell’infiorata come specchietto per le allodole per ingenui turisti in cerca di meta.
Anzi!
Abbandonato il target degli americani, non solo non ci si è rivolti verso gli altri tradizionali migliori “clienti” della Sicilia, nell’ordine Francesi, Tedeschi e Inglesi, ma si è invece deciso di andare a pescare tra quelli considerati “peggiori”, i giapponesi.
Modesti negli arrivi e disastrosi nelle presenze, con meno di due giorni medi pro-capite di permanenza in genere in alberghi a 4 e 3 stelle.
Quanto di più inutile per il tipo di offerta turistica locale.
Minchia che idea originale!
Abbiamo rivolto poi i nostri occhi e i nostri interessi verso le steppe siberiane di Putin, per la felicità dei difensori dei diritti civili, attirando qualche “magnate” russo a 7 stelle.
Ma, come è ormai chiaro, neanche per un attimo, il porticciolo di Calabernardo ha rischiato di trasformarsi in una nuova Pearl Harbour né i nostri ristoranti hanno registrato una improvvisa impennata nel consumo di wodka e caviale!
Diciamocelo pure, tanto siamo tra amici, la scelta dei giapponesi e dei Russi è sembrata proprio sbagliata, se fossero stati cinesi l’avrei definita una clamorosa “cantonata”.
E’ evidente alle menti libere che, se non fosse stato per l’UNESCO, per il “marchio Unesco” (anno 2002) – venuto da lontano – la città sarebbe probabilmente ancora oggi, e per i motivi che, nonostante gli immancabili imbonitori e supporters, noi netini conosciamo bene, quello che era prima del 2002.
Per la verità, la sensazione di questi 4 anni, è quella di avere giocato, ancora una volta, una partita già persa in partenza, con le medesime chance di una mosca che decide di spostare un armadio andandoci a picchiare contro (magari con una fascia legata in fronte, per rimanere in tema).
Oggi il Sindaco, per motivi di opportunità politica, ha deciso di destinare il nostro a più alti incarichi, sacrificando lo scalpo “dell’ultimo dei mohicani” dei suoi fedelissimi, promovendolo(?) al ruolo di capo Staff ricoperto, fino ad ieri, dal pregevole Corrado Tafaro.
Naturalmente non sono così ingenuo da pensare ad un cambio di rotta dell’amministrazione nella politiche di sviluppo turistico e, d’altra parte, come qualche malizioso osservatore insinua, il sindaco, avocando a sé la delega al turismo, ha creato di fatto il quinto assessorato, assegnandolo al suo nuovo-vecchio uomo di fiducia, prof. Terranova.
Ci costerà solo 800 euro al mese, un leggero risparmio rispetto ai quattro anni precedenti.
Carmelo Filingeri
Ps. Da più parti arrivano conferme sulla nomina di assessore del Sig. Medica, cittadino di Rosolini, anche se residente in una contrada ricadente nel territorio di Noto, oltre Rosolini, verso Ispica, come si dice “in quota Gennuso”.
Ma proprio non c’era un cittadino di Noto qualificato per poter rappresentare il gruppo Gennuso nella Giunta Bonfanti?
Caro Carmelo,magari ci fossero altri rompiballe come te, in questa Città! La tua è una analisi attenta e oggettiva,perchè basata sui fatti concreti, che sono sotto gli occhi di tutti! Mi limito a un solo argomento. Se l’infiorata viene considerata la massima espressione culturale della Città di Noto, è un grosso errore, perchè si tratta di una manifestazione culturale effimera, senza un reale contenuto culturale,su cui si investono molte risorse economiche, con la pretesa di un ritorno turistico internazionale, quindi economico, vuol dire che quelli che vivono nel Palazzo, nonostante i viaggi alle varie Fiere Europee, e non solo, oltre a sprecare denaro pubblico, non hanno la dovuta competenza nel settore! E mi sembra ovvio guardando sotto i vari aspetti ai risultati! Penso in alternativa a un turismo culturale qualificato,quindi a degli Evanti reali,basati ad esempio,su dei personaggi locali,che hanno spessore culturale nazionale e internazionale,a cui legare dinamicamente gli Eventi! penso anche alle prime edizioni de Le Notti di Giufà …
Dimenticavo: L’assessore Terranova con la scusa del City Marcheting,insieme alla sua Amministrazione tutta,ha dato la Cittadinanza onoraria,a un Duca Borbone,e ad un Principe,come se fossimo ancora ai tempi dei Gattopardi! Calpestando i processi storico culturali,che vanno dall’unità d’Italia, alla Resistenza Antifascista!
Caro Carmelo,
certo che se il piano di sviluppo dell’amministrazione si riduce nel tentare di vendere l’infiorata e nella speranza che qualche grosso capitale straniero investa in città, non si può che essere d’accordo con te. Comunque, al di là delle polemiche e delle delusioni, il tuo articolo dà l’occasione di chiarire alcuni punti.
Per una città come Noto, secondo me, non ha senso parlare di politiche di sviluppo turistico e, a mio avviso, non ci dovrebbe essere, come invece è il caso, un assessorato allo sviluppo ed uno al turismo. Forse neanche uno alla cultura. Questa visione spezzettata delle cose non fa che creare la situazione attuale, e rafforza l’impressione di uno sviluppo caotico e dilettantistico. In fin dei conti stiamo parlando di una città di soli 25 mila abitanti e non di 300 mila. Considerato il contesto netino, l’economia tradizionale, la cultura e il turismo sono i tre ingredienti complementari che consentono lo sviluppo (possibile). Se tali 3 ingredienti non vengono cucinati insieme, di concerto, all’interno di un’unica visone, la città continuerà (anche se con nuove arie, anche se con nuove infiorate, feste e visite illustri) a subire il peso dell’eredità di sottosviluppo e degrado che si porta dietro, eredità che non è né uno scherzo, né un lontano ricordo, ma un dato storico. Tra l’altro, tale visione e conduzione frammentata permettono di continuare il gioco della politica che ha volutamente oppresso Noto da decenni, dove è il deputato di turno che, dall’esterno, controlla la città e fa il bello e il cattivo tempo in Comune.
Certo lo sviluppo può arrivare per svariate vie. Può arrivare dall’esterno (ad esempio la Toyota potrebbe decidere di costruire l’auto del futuro proprio a Noto e impiantarvi uno stabilimento da 10 mila posti di lavoro, oppure un oligarca russo decidere di regalarci un porto). Dall’interno (potremmo scoprire un giacimento d’oro a San Paolo). Oppure, semplicemente, dal saper valorizzare le risorse materiali e immateriali che già esistono, creare le condizioni perché possano diventare cultura fruibile e creare nuovo sviluppo negli anni. Questo secondo me dovrebbe cercare di fare un’amministrazione in una città come Noto. Allora la domanda è: ma la città, i suoi amministratori, al di là del barocco e del bel tempo, hanno consapevolezza delle numerose risorse materiali ed immateriali che esistono ? Le hanno mai enumerate ? Le hanno mai messe una dietro l’altra su un pezzo di carta? Hanno mai pensato, una per una, come farle diventare cultura e quindi fruibili da un più vasto pubblico non necessariamente turista? E’ questo tipo di consapevolezza che permette di generare una visone globale di sviluppo e di decidere quali azioni hanno poi più senso per conseguirlo, di modo che andare alle fiere di settore sia solo un mezzo (uno dei tanti e neanche il più importante) e non il fine della politica di sviluppo.
Le dichiarazioni del segretario di Gennuso, sig. Medica. Era il 2012
«Apprendo con stupore – dichiara Medica – di una mia indicazione ad assessore al Comune di Pachino. Ritengo queste voci prive di fondamento ed offensive per la comunità pachinese, in quanto consapevole che Pachino abbia intelligenze sufficienti per poter gestire la macchina amministrativa. Dirigere la cosa pubblica di una comunità, – aggiunge Medica – è un’attività seria e impegnativa, che deve essere affrontata necessariamente da chi vive nella comunità stessa, non fosse altro per le conoscenze dirette delle problematiche che interessano la città».
L’esponente politico rosolinese, già segretario particolare dell’ex deputato regionale Pippo Gennuso, parla di vera e propria strumentalizzazione. «Chi ha voluto strumentalizzare il mio nome per mettere in moto un meccanismo becero e fuori dai tempi attuali – conclude Vincenzo Medica – deve capire che questo stile è fuori luogo e troppo dissonante con le mie prerogative di vita, volte alla correttezza ed al rispetto dell’altro»