Lo scorso 6 maggio, di pomeriggio, in merito alla discussione del disegno di legge n.693/A “Disposizioni urgenti in materia di servizio idrico integrato”, dopo una breve introduzione da parte dell’on. Marika Cirone Di Marco, prendeva la parola l’on. Vinciullo iniziando ad illustrare la proposta sostenuta dalla deputazione siracusana, come necessario complemento della legge n.2 del 2013, con cui l’ARS aveva ribadito che “l’acqua, non solo in Sicilia ma in tutta Italia, era un bene pubblico e doveva ritornare, pertanto, nelle competenze del pubblico perché era un patrimonio pubblico da tutelare.”
Sviluppando il suo ragionamento, Vinciullo evidenziava che in provincia di Siracusa la contraddittoria situazione degli 11 comuni “ribelli” e dei rimanenti 10 “ubbidienti/responsabili/leali” – tra cui il nostro – rischiava di creare le premesse per legittimare l’intrusione di un gestore privato, in contrasto con l’intenzione del legislatore di mantenere l’unitarietà della gestione nell’ambito territoriale e, soprattutto, in contrasto col tanto calpestato esito del referendum nazionale sull’acqua pubblica.
In risposta alle tante lamentele dei sindaci dei comuni “rispettosi della legge”, in relazione al trattamento di favore riservato ai soli “ribelli”, l’ARS aveva il dovere etico di ristabilire l’equità tra i comuni, permettendo agli “ubbidienti” di potersi sganciare dal subdolo convoglio messo in moto dalla curatela. Più esplicitamente, Vinciullo, a nome della deputazione siracusana, chiedeva che “i lealisti vengano autorizzati per un breve lasso di tempo – fino alla completa attuazione della legge quadro, n.d.r. – a gestire, se lo vogliono e solo su loro richiesta e solo se lo riterranno opportuno, chiedendolo espressamente alla curatela fallimentare, i propri impianti idrici … “, in quanto proprietà dei comuni e non della società che è fallita. Comuni che “chiedono di rientrare in possesso di ciò che è proprio” perché, concludeva testualmente Vinciullo con una botta finale di retorica che come lo zucchero non guasta mai bevanda, ”nessuna curatela fallimentare e nessuna società privata si potrà impadronire di ciò che appartiene ai cittadini.”.
Nessuno mai, nessuno mai, nessuno?.
Emergeva operosamente dalle tundre del neoliberismo bersaniano filo SAI8, persino Marziano, che si sentiva di dovere segnalare il pericolo che un altro soggetto gestore (aqualia, n.d.r) “si troverebbe a gestire il servizio idrico integrato in 10 Comuni, senza avere mai partecipato ad alcun procedimento di natura pubblica. Pertanto il disegno di legge sopperisce ed evita questa contraddizione … “. Parole sante e di sinistra. E infine, rivelava che “il disegno di legge nasce dopo un incontro fra i sindaci che avevano affidato il servizio; costoro hanno chiesto alla delegazione parlamentare di presentare questo disegno di legge per potere consentire la gestione pubblica e municipale o sotto forma di libero consorzio del servizio. “. Più chiaro di così.
Poco dopo l’approvazione dell’Assemblea Regionale da parte dell’unanimità dei presenti. 51 su 51. Roba da manuale: i sindaci ascoltano i lamenti dei loro concittadini, i deputati regionali si fanno portavoce del loro territorio presso l’Assemblea Regionale che, a sua volta, accoglie la proposta dei deputati portavoce. Vuoi vedere che il sistema di rappresentanza democratica che tante volte ho criticato, alla fine, quando serve, funziona? E per giunta, in questo caso, sull’acqua pubblica, una delle nostre 5 stelle.
Solo due giorni prima avevo postato su questo blog alcune mie riflessioni pessimistiche (http://www.evarconews.it/la-corrida-vueltas-al-final/) teorizzando il solito cliché della multinazionale che specula sull’acqua, profetizzando la scontata efficacia della sua attività di lobby presso lo stereotipo di onorevole regionale siciliano, ecc. ecc..
Ero arrivato a scrivere che “qualcuno, sano di mente, può mai pensare che “caltaqua” si sia impantanata nell’affitto annuale della decotta SAI8, con un contratto di gestione formalmente revocato, senza avere prima opportunamente sondato il campo di battaglia ed avere ricevuto delle credibili rassicurazioni da parte di una maggioranza “qualificata” tra chi dovrà, il prossimo 27 maggio, pronunciarsi sull’inevitabile conferma dell’ennesima e avvilente calata di braghe, stavolta senza alcuna credibile giustificazione nei confronti dei cittadini dei fantastici 10 comuni ubbidienti?”.
Tutto ad un tratto, uno strano senso di colpa mi faceva sembrare irragionevoli queste mie illazioni. Il sistema di rappresentanza funzionava ed aveva sconfitto la cattiva multinazionale che ci voleva rubare l’acqua. Quasi un esempio di democrazia diretta in stile 5stelle: cittadino – portavoce sindaco – portavoce onorevole e tac! Anche il terzo gruppo mondiale privato che gestisce l’acqua può essere fatto fuori. C’era qualcosa di sbagliato in me e ora, per fortuna in tempo per le europee, me ne stavo accorgendo.
Il PD fa il partito di sinistra, altro che inciuci e irrimediabili contaminazioni. Persino Marziano si è convertito al volere del referendum. Deve essere il benefico influsso della svolta impressa da Matteo che tutto travolge e coinvolge. Il FARE. Deve essere così. E io stavo (?) dalla parte sbagliata. Dalla parte di chi crede alle sirene e ai chip sottocutanei per controllarci. Paranoie e complotti internazionali a gogò. Mi fa rabbia esserci cascato ora che non posso più definirmi un giovane virgulto. L’esperienza non serve a niente?. Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo ….
Inquieto, vado a coricarmi. Avessi almeno digerito male. Dovevano essere ancora le tre del mattino. Mi sveglio improvvisamente, sudato, col cuore a mille. Gli ultimi sogni che ricordo riguardano il sindaco che mi era apparso, travestito da Diego de la Vega, indicandomi al pubblico ludibrio come “legittimamente farneticante”, come aveva già fatto su questo blog il giorno prima del successo all’ARS, in una sua gentile risposta al mio contributo: “… non solo rasenta la farneticazione ma (è) del tutto privo di fondamento da ogni parte, anche politica, venga letto.”. Se fino al pomeriggio del 6 ero rimasto un po’ risentito per la severa stroncatura subita dal primo cittadino, ora, alle tre del mattino, agitato dal senso di colpa, non potevo che ammettere che una fondatezza quel giudizio così irritante l’aveva. Mi sentivo stupido come una sirena (cir)concisa col chip incorporato.
Ad un tratto, ricordo, nel buio pesto della stanza, ho avuto la netta sensazione che ci fosse un’altra presenza, rassicurante. Matteo? Non poteva essere che lui. Inspiegabilmente tranquillo, mi sono riaddormentato e, svegliatomi al mattino, mi sono sentito “nuovo”. Altro che Grillo e Casaleggio, Crimi e Di Maio, Morra …. Ero ben oltre Orellana. Ero ormai con Matteo.
Ora dovevo comunicare la mia “conversione” o, se volete, il risveglio della mia coscienza politica. Da oggi il FARE, mai più il VAFFANCULO. Anche Silvio trovavo ormai gradevole. La stessa mattina, Evarco comunicava che quel pomeriggio a Siracusa si sarebbe svolto un incontro tra gli orgogliosi 10 sindaci leali, e la banda della curatela e della multinazionale spagnola. Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo. ….
Adesso, con la legge ormai in saccoccia, i nostri 10 sindaci gliele avrebbero cantate ai caballeros. Eccome. Una gentile ma pluri-partecipata, pedatona in quel culo spagnolo e mai più avremmo sentito parlare di acqua ai privati dalle nostre parti. Nessuno si sarebbe più arrischiato.
Nessuno mai, nessuno mai. Nessuno?
Non sono passate neanche 24 ore dal trionfo all’ARS. Tutti sono contenti e si vogliono attribuire una parte di merito. Un florilegio di proclami e di trionfali comunicati stampa. Stiamo riscrivendo la storia, dopo anni di soprusi. I nostri sindaci-portavoce, avranno l’onore e il piacevole onere di mettere fine a questo brutto capitolo. Meno di 24 ore sono passate.
La sera, comincia a trapelare che qualcosa non ha funzionato come doveva. Gli stessi sindaci che avevano chiesto alla nostra deputazione di essere equiparati ai ribelli, Garozzo in testa (il renziano Garozzo ….. cazzo, cazzo, cazzo …), si sono “inaspettatamente” dimostrati felici e sollevati di potere accogliere la proposta di “aqualia”. Il nostro sindaco insieme a quello di Buccheri, Floridia e Solarino, si dice che abbiano dimostrato di non gradire l’andazzo generale riservandosi di avanzare il prossimo lunedì 12, la loro controproposta.
Resta il fatto che quello che non era successo all’ARS, come invece avevo predetto nel mio post del giorno 4, era più platealmente avvenuto nella riunione dei sindaci del 6. Mortificando in modo micidiale lo sforzo oggettivamente compiuto dalla deputazione aretusea. A neanche 24 ore, i medesimi postulanti giravano le spalle a Vinciullo & C. per calarsi le braghe senza pudore di fronte ad aqualia & C.: Siracusa, Augusta, Lentini, Pachino, Priolo, Portopalo …. E Matteo dove era finito?
Ora il sindaco di Noto dovrà dimostrare se alle parole, almeno per lui, almeno in questo caso, seguono i fatti. Gli “ubbidienti” brucino nell’inferno della loro ipocrita inconsistenza politica, sociale ed umana.
Ed io? Sono sempre sicuro che le sirene, come i chip sottocutanei e le scie chimiche, non esistono. Ma sono tornato di nuovo paranoico e un po’ complottista. Pensate. Ora credo di nuovo che diversi sindaci “leali”, Garozzo in testa, erano già d’accordo con la curatela da mesi. L’intento era di portare la carovana dei 10 fino alla scadenza dell’esercizio provvisorio senza alcuna soluzione fattibile, se non quella di sottostare alle volontà della curatela o di chi per lei.
Farneticazioni? Forse. Sta di fatto che tutto questo ora lo sintetizzo con un bel VAFFANCULO…… In alto i cuori.
Elettore 5Stelle
AQUALIA ANNUNCIA SACRIFICI PER I LAVORATORI SAI8
Se le indicazioni delle ultime ore saranno confermate, a gestire il servizio idrico a Siracusa e in altri nove Comuni della provincia (a meno che qualcuno non decida di fare da sè) saranno gli spagnoli di Aqualia, affiancati dalla attuale curatela fallimentare e con il controllo pubblico garantito da figure nominate dai sindaci. Una soluzione ibrida, a metà tra l’affido privato e quello pubblico. “E’ la soluzione che offre maggiori garanzie, anche dal punto di vista occupazionale. I privati hanno assicurato il mantenimento degli attuali livelli anche di indotto”, hanno dichiarato a più voci diversi protagonisti di questo intricato cammino.
Per la verità, un impegno preciso nero su bianco di Aqualia non ci sarebbe. Non lo hanno visto i sindacati – che infatti rumoreggiano con le sigle vicine alla Cgil – non lo hanno visto i lavoratori. Che però hanno incontrato i vertici del colosso spagnolo, pronto a subentrare dal 26 maggio all’attuale gestione provvisoria. I 150 dipendenti si sarebbero sentiti dire, nè più nè meno, che adesso occorrono sacrifici. Come dire che il livello occupazionale sarà mantenuto, almeno in una prima fase, ma a costo di cosa? Contratti di solidarietà? Taglio di indennità? Anticamera del licenziamento? Quali sono o potrebbero essere questi sacrifici?
Di questo nessuno ancora parla. Ma il rischio che tra spaccature tra un Comune e l’altro, sacrifici annunciati e soliti problemi locali si possa assistere inermi ad una nuova sforbiciata occupazionale nel siracusano potrebbe essere più concreto di quanto oggi sembra.
RIBADISCO: NOTO RITORNERÀ ALLA GESTIONE PUBBLICA DELL’ACQUA.
La mia risposta a quanto scritto in precedenza dall’elettore 5 Stelle rimane tutta confermata. Del Sindaco di Noto si può fidare.
DICHIARAZIONE CONGIUNTA VINCIULLO/DI MARCO SULL’APPROVAZIONE DEL DDL ALL’ARS IL 6 MAGGIO (link http://www.siracusanews.it/node/47521):
“Un risultato, hanno concluso l’on. Vinciullo e l’on. Cirone Di Marco, che onora la democrazia e onora quanti hanno combattuto, in questi mesi, un’estenuante e significativa battaglia per il riconoscimento dei diritti derivanti dal risultati di un referendum che ha riconosciuto che l’acqua è un patrimonio pubblico, da tutelare e difendere, che appartiene al popolo e non ai privati.”
Onore?