Politica e Zen – Un nuovo Manifesto
Majid, per l’anagrafe Andrea Valcarenghi, Kabiro Vogel, Paolo Faccioli, Shobba Arturi, Aurora Maggio, Nitamo Montecucco, Viren Sambonet e Shantena Sabbatini sono gli autori di “ Politica e Zen – Un nuovo Manifesto editore Feltrinelli.
Un tascabile di 100 pagine che ognuno può arricchire con le sue riflessioni, i suoi pensieri, la sua positività, le sue intuizioni, le sue critiche.
Gli autori dicono semplicemente che la “mente“, il computer – mente è impazzito e che bisogna fermarlo, perché tutti i mali vengono da lì.
Fermare la mente per poterla fare funzionare tutte le volte che vogliamo, ma solo quando vogliamo e quando diviene necessario, perché è veramente assurdo avere una mente che diviene sempre più il nostro controllore a cui abitualmente ubbidiamo e di cui diveniamo schiavi..
Come appropriarsi della mente, “dell’altra mente“ e degli spazi immensi che essa ha, per esempio, nella realtà: la spontaneità, la gioia, lo stupirsi, la non azione, il vivere le proprie emozioni profondamente, ecc.
Sono aspetti e qualità che vengono confinati e repressi dentro e fuori di noi perché la dittatura della mente è spietata nei confronti del “nuovo“ e degli spazi che possono nascere e crescere.
Per molti di questi autori, che sono passati attraverso varie e molteplici esperienze culturali, politiche, spirituali e organizzative, l’approdo alla meditazione è risultato l’unico modo reale per arrivare alla consapevolezza necessaria.
Un libro che è un Manifesto ,che non dà nessuna ricetta ma consiglia ad ognuno di praticare delle meditazioni per iniziare un processo di decondizionamento della mente o della mente impersonale, esterna, che ci si ritrova quindi vedere con più chiarezza ogni cosa, perché gli automatismi e la meccanicità non lo permettono a causa di una società dall’impostazione culturale autoritaria dove prevalgono i ruoli, quindi gli averi economici, sociali, quelli di appartenenza politica, partitica, soprattutto familiare, di fede, ecc. ecc.
Quando si convive con questi averi, diviene sempre più facile identificarsi e vivere di rendita, gonfiando l’ego, cioè: quella finzione sociale che mantiene la divisione e la separazione fra ciò che ognuno crede di essere o di dover essere e ciò che realmente ognuno è.
Questa azione violenta crea quel meccanismo da cui si dipende e da cui nascono quei problemi da qui la solitudine, anche da chi ha raggiunto il benessere fisico e materiale, infatti appena sotto la superficie del benessere c’è un’enorme quantità di solitudine, tristezza, mancanza di soddisfazioni personali, frustrazioni, l’alcolismo, la tossicodipendenza, lo riversare la propria infelicità sugli altri, ecc,ecc.
Liberarsi da questi “averi“, visto che questi “averi“ ci fanno essere solo in apparenza nel futuro o nel passato ma mai nel “presente“ , in tempi che sono funzionali a tutto meno che a una mente non egocentrica, non dipendente, non schiava.
La crisi attuale dell’uomo è nel processo di divisione che si manifesta fondamentalmente in tre modi:
1) La divisione dell’uomo da se stesso.
2) La divisione dell’uomo dalla natura.
3)La divisione dell’uomo dagli altri uomini.
Questo processo di divisione che si vive ha radici molto profonde che partono dai sistemi di condizionamento economici, dal Neo-capitalismo, dalle Multinazionali, dalla Politica liberista, dalla Religione e dalle Istituzioni in genere divenuti sempre di più l’ombra di se stesse e involucri senza contenuti positivi.
Di conseguenza l’uomo segue modelli che per loro natura sono legati al possesso, al potere e all’immagine, e il loro modo di relazionarsi non può che essere competitivo, violento e avvenire attraverso dinamiche di potere.
Anche i momenti di complicità e di alleanza avvengono sempre all’interno della stessa logica di divisione, separazione e competizione.
Ritroviamo la stessa matrice nella competizione commerciale tra le Aziende, nei conflitti politici tra i Partiti, nei Movimenti, nei Gruppi, nei conflitti di razza e di Religione, nei rapporti tra Stato e Cittadino, Studenti e Insegnanti, Sindacato e Industria, tra Corpi Militari, Uomini e Donne, Figli e Genitori, Giovani e Adulti, Marito e Moglie.
Tutto ciò che quest’uomo intraprende diventa distruttivo. Proprio la Politica liberista, così come si esprime oggi nel mondo, ci dimostra senza appello, che nessun cambiamento esterno è reale se non corrisponde ad una crescita e trasformazione dell’essere interiore.
Scrivono ancora gli autori che lo sviluppo dell’intelligenza analitica, quella che porta alla soluzione dei problemi pratici non è andata di pari passo con lo sviluppo dell’intelligenza di tipo “sintetico e unificante“, questa è il tipo di intelligenza che consente di sentire gratitudine guardando un albero e la danza delle foglie nel vento, è l’intelligenza che si esprime in poesia.
Quell’intelligenza improduttiva da cui ci hanno espropriati e di cui occorre che ognuno si riappropri.
Le tecniche di meditazione sono simile al gioco, non hanno niente a che fare con lo sforzo per ottenere qualcosa o con la concentrazione della mente.
Ognuno può provare, dicono gli autori, con tutta l’intensità di cui disponiamo a tuffarci nel gioco della meditazione senza lasciare fuori niente di noi.
E’ uno spazio e un tempo dedicato a noi stessi e a nessun altro.
E’ un viaggio e un gioco fatto in solitudine, con la gioia di essere se stessi, con la possibilità di non dipendere dal giudizio di un altro ma di scoprire la propria inesauribile e unica ricchezza.
Chiaramente ognuno ha il suo metodo o i suoi metodi, pertanto l’interpretazione di ogni meditazione è strettamente soggettiva anche se è necessario seguire delle regole.
La pratica quotidiana senza doveri può fare “accadere“ nell’uomo di oggi quell’unità interiore che diviene necessaria per vivere una vita degnamente senza paure indotte o dipendenze altrui.
Quell’unità che non hanno mai sviluppato o realizzato né formalmente né la Religione, né lo Stato, né la Politica, e neanche la Scuola e la Famiglia, ma che al contrario queste istituzioni hanno educato l’essere umano a sviluppare l’intelligenza analitico – produttiva e non quella più simbolica intuitiva, comprensiva e unificante.
Si potrebbe dire che ogni crisi ha anche un aspetto positivo, il problema in questo caso è di saperla interpretare.
P.S. Questo è un vecchio articolo scritto molti anni fa, un articolo che ho rivisto apportando alcune modifiche. Aggiungo che per queste pratiche meditative, occorre avere il dovuto contesto ma anche del danaro, altrimenti non è possibile potere fruire dei reali strumenti.
infatti, sono i soggetti piccolo borghesi o gente possidente in crisi che può permettersi simili attività nei vari Centri sparsi in Italia, in Europa e nel Mondo.
Roberto Bellassai