Pier Paolo Pasolini, Poeta, Scrittore, Regista cinematografico, è stato un intellettuale singolare uno dei più discussi dal dopoguerra ad oggi, non solo in Italia.
Esordì nel 1942, pubblicando Poesie a Casarsa, per poi passare al romanzo, pur continuando a pubblicare altre raccolte di Poesie.
Nel 55 esce “Ragazzi di vita”, poi è la volta di “Una vita violenta”, libri i cui personaggi sono ragazzi di Borgata, sottoproletari che parlano quel dialetto meridionale tanto caro all’Autore. Sono storie di ragazzi, in cui viene fuori oltre all’analisi sociale, la condizione di vite sommerse, in cui Pasolini coglie e riconosce nei gesti, nella mimica e nella parlata, un linguaggio fisico – poetico, non ancora manipolato dal potere.
Nei primi anni 60, dichiara la fine del Romanzo, e comincia, dopo avere collaborato e scritto sceneggiature di film per Soldati, Bolognini, Vancini, Fellini, e altri, a debuttare come Regista. Negli anni tra il 60 e il 65, realizza i film Accattone, Mamma Roma, La Ricotta, e Comizi d’amore, quest’ultimo è un documento inchiesta dove viene fatto “ il punto “ sulla sessualità degli Italiani.
In questi film ritorna come nei romanzi l’ambiente periferico delle baracche, rimosso dalla società borghese, dalla “ Città Eterna, “ e dal Cinema ufficiale.
Nel 64, realizza Il Vangelo Secondo Matteo; dal 66 al 69, Uccellacci e Uccellini, Edipo Re, Teorema, Medea, e Porcile.
Film i cui temi sono il Misticismo, la Favola, e il Mito, e dove vengono maggiormente chiariti i temi e sciolti i nodi delle ideologie di destra come di sinistra, cercando nel Mito, nel Misticismo, e nella Favola, una concezione “ sacra “ della vita.
Nel 71, è la volta del Decamerone, a seguire I Racconti di Canterbury, e Il Fiore delle mille e una notte, nel 74.
In questa “trilogia della vita“, definita così dallo stesso Pasolini, viene fuori un’umanità un po’ rozza, ma spontanea, allegra, non perversa, che riesce a vivere e ad amare soprattutto fisicamente – sessualmente, senza quella idea di possesso e di consumo, che fa pensare a una mitica purezza, e a un celebrare la vita non solo sessualmente.
In breve: la trilogia della vita, con i suoi contenuti, è qualcosa che appartiene al nostro passato, fuori dai nostri tempi attuali, e dal tempo cronologico.
E’ ciò che ci manca, ciò che sentiamo – non sentiamo, e non riusciamo più a vivere.
Salò e le 120 giornate di Sodoma, l’ultimo film di Pasolini, è una metafora della e sulla “ normalizzazione, “ da parte di uno Stato – Potere, in cui il Cittadino viene neutralizzato e ridotto a categoria di suddito, simile ad un meccanismo che risponde e corrisponde ai ritmi e ai modelli sia di produzione, che sociali, prodotti dalla Macchina – Sistema – Potere, voluto dal Capitale, quindi dal sistema Capitalista. Meccanismi acriticamente interiorizzati, riprodotti, trasmessi e ritrasmessi come una legge non scritta, ma vissuta meccanicamente.
Da questa metafora del reale, è chiaro il distacco dalla speranza di sentire – vedere – pensare a un uomo, e a una società libera, aperta, plurale dal punto di vista culturale e politico.
Di conseguenza fu inevitabile da parte di Pasolini “ l’abiura “ nei confronti della “ trilogia della vita. “
Si potrebbe dire che in Pasolini vi sono diverse anime in rapporto tra loro, e in costante dialogo, da ciò viene fuori un suo dinamismo da intellettuale sincretico, eclettico, gramsciano, spiritualmente laico, spesso per niente morbido contro la morale cattolica e il potere burocratico e piramidale della Chiesa Vaticana.
Fece molto discutere e fa ancora discutere, a quarant’anni dalla sua scomparsa, (1975 / 2015 ), su problemi sia culturali, che di attualità politica, che via via sollevava, che trovarono terreno e spazio oltre che nei dibattiti pubblici, su Stampa e TV.
Nei suoi ultimi scritti, alcuni pubblicati su varie testate nazionali, poi raccolti in “ Scritti Corsari “ e “ Lettere Luterane, “ vi sono una serie di accuse contro la gestione democristiana del potere in Italia, per avere secondo Pasolini, attraverso scelte politiche, creato e stabilito nel Paese, un “ Fascismo consumistico, “ con il conseguente “ genocidio antropologico“.
Pasolini, un intellettuale scomodo al potere, omesessuale dichiarato da tempo, da sempre si impegnò a lottare contro la morale sessuale borghese, la mediocrità e il conformismo sia di destra, che di sinistra.
Con il lume della ragione, la pratica non violenta della parola e del dialogo, denunciò il “ Palazzo, “ con i suoi mediocri di ritorno.
In un tempo che va dagli anni 40, fino alla sua morte, avvenuta tragicamente il 2 Novembre 1975, subì 33 processi per reati di vilipendio alla religione, per oscenità, ecc, da cui ne uscì assolto per non sussistenza degli stessi attribuitogli.
Riguardo alla sua morte, sono portato a pensare che la versione data da parte della Magistratura non sia per niente convincente per vari aspetti e motivi rimasti ancora oscuri, e tenendo conto del contesto, quindi del periodo storico – politico, altre ipotesi sono più propabili e più attendibili quali quelli ad esempio, di “ stampo politico. “
Negli anni 70, l’aria che si respirava in Italia nelle varie Istituzioni, risultava essere culturalmente provinciale, e politicamente molto pesante: si pensi alle varie “ Stragi di Stato. “ Gli schieramenti e le contrapposizioni non favorivano il dialogo, la tendenza a rendere difficile la vita a chi era diverso politicamente, specie se a favore della lotta di classe contro il Capitale e i Capitalisti, e Pasolini lo era.
Oggi è evidente e chiara più che mai la perdita di quell’Intellettuale gramsciano, di quel Poeta civile, di quel “ diverso, “ che con passione e bruciante passione per la vita, e per il suo cambiamento, con il semplice strumento del dialogo, alzò il livello culturale, politico, e spirituale, nel Bel Paese.
Di Pasolini ci piace ricordare un suo Aforisma che dice: Finchè l’uomo sfrutterà l’uomo, finchè l’umanità sarà divisa in padroni e servi, non ci sarà né normalità, nè pace.
Roberto Bellassai
Bell’omaggio a un uomo di una statura intellettuale veramente eccezionale. Lo si rimpiange spesso e fa rabbia il suo vile omicidio.
Ciao Viki,era un intellettuale contro il potere, come del resto deve essere l’intellettuale per contribuire a cambiare la vita.
Ho visto il film ” La Macchinazione “, di David Grieco,un film passionale e duro,in cui attraverso una analisi attenta, viene fuori un omicidio stabilito a tavolino dai poteri forti.