“ … Un turismo di visitatori interessati all’arte, alla musica, alle manifestazioni della cultura, che apprezzano il pane buono, il vino genuino, il mare pulito e possano sentirsi felici guardandosi intorno. Occorre impegnare le doti ancestrali di impegno, di gentilezza, di estetica per soddisfare queste esigenze (…) Chi sale le scale del suo Municipio o vi si sofferma a conversare con l’impiegato non può gettarvi la carta straccia o il mozzicone della sigaretta.
E’ il piccolo tempio dei nostri giorni,ognuno deve accedervi con rispetto.
Si tratta di alcuni stralci del libro: “ Noto – Le Sacre Pietre del Barocco “ di Corrado Sofia,Electa Editore.
Quello che scrive Corrado Sofia su Noto andrebbe osservato alla lettera da parte di ogni Cittadino di Noto, ma soprattutto deve essere fatto osservare da chi politicamente ha in gestione la Città, facendo prevalere le regole democratiche, il buon gusto e quel dovuto senso civico che, invece, non viene purtroppo ancora praticato nella Città d’oro!
Le carenze purtroppo abbondano, mancano i vari collegamenti che la Città dovrebbe avere e che ancora non ha con il suo territorio, ad esempio con la Riserva di Vendicari, di Pantalica, di Cavagrande, quindi con Noto Antica, con Castelluccio e soprattutto con la Contrada Vaddeddi, località dove sono i Mosaici della Villa del Tellaro!
Gli unici collegamenti sono con Noto Marina, con appena quattro corse al giorno nel periodo estivo esclusa la Domenica e i giorni festivi!
Ci chiediamo e chiediamo: ma cosa si aspetta a fare delle convenzioni con delle società che mettono a disposizione dei piccoli Bus, che possono assolvere a un servizio di basilare importanza per promuovere realmente il territorio con le sue bellezze naturalistiche?
Alle carenze croniche per collegarsi con il territorio si aggiungono tanti piccoli e grandi gesti di cattivo gusto e di inciviltà che sono sotto gli occhi di tutti.
Partendo dalla fermata dei Bus sarebbe ora di pensare a un Parcheggio adeguato alle esigenze di una Città turistica!
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Non esiste una segnaletica che indirizza il Turista che arriva.
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All’ingresso dei Giardini Pubblici abbiamo notato che l’unica Fontanella dell’acqua è sempre tappata, di conseguenza l’acqua fuoriesce scorrendo lungo la strada.
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Tutto il verde dei Giardini Pubblici è secco e alcuni viali sono pieni di buchi a causa dello stato di abbandono in cui versano da troppo tempo!
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Non è possibile tollerare che dal Parcheggio di Largo Landolina scendono vespe e motorini che attraversano Corso V.E., o che ragazzi in bicicletta sfrecciano lungo i marciapiedi di Corso V.E.,o dentro i Giardini Pubblici, o assistere a giocate di calcio in Piazzetta Trigona mentre la gente passeggia!
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Si fa divieto assoluto di fare passeggiare cani nei Giardini pubblici e poi si organizza “Guinzaglio d’oro“ , in uno spazio dove giocano i bambini, una manifestazione che è iniziata alle 19.00 ed è finita a mezzanotte! Ci chiediamo dove hanno fatti i bisogni tutti i cani in concorso!
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Il Corso Vittorio Emanuele,è invaso da ambulanti che vendono palloncini, che invadono l’intera zona aurea del Corso Vitt.Emanuele,“ accogliendo “ i Turisti con un costante e continuo lancio di “ palle elastiche, “ durante tutto il giorno, mentre la sera, alle “ palle elastiche“ , si applica una variante, che consiste nel lancio di “ razzi fosforescenti “ in aria, come se questa gente fosse in una Palestra privata, disturbando i passanti, i Turisti, deturpando l’immagine della Città, quindi le sensazioni e le atmosfere che gli scenari barocchi di per sé hanno creato e stabilito da secoli! Se, poi,pensiamo che molti Turisti fanno migliaia di chilometri per venire a fotografare o filmare Noto, e trovano una simile accoglienza soprattutto nella strada principale che non permette di fotografare né di filmare ci sarebbe da riflettere e di prendere subito le dovute decisioni nei confronti di ciò che contribuisce a non fare tornare il Turista a Noto! Se a questa forma di “ deturpamento visivo “ , si aggiunge anche quella degli spazi assegnati secondo noi senza alcun criterio, come ad esempio, gli spazi attorno a Palazzo Ducezio, in via Nicolaci e nello stesso Corso Vittorio Emanuele che sembrano “soffocare “ la zona aurea di Noto, degradandola da Città d’arte, Patrimonio dell’Umanità, a Casba, a Contrada perché il cattivo gusto ha comportato l’esibizione delle varie merci da parte di alcuni Commercianti con il seguito di Tazebao da tutti i lati che invadono interi marciapiedi e angoli, più buona parte del Corso V.E., intralciando il traffico, di conseguenza viene a completarsi di quel “ cattivo gusto “ , che diviene“oscenità pubblica “ , che bisogna ribaltare con il dovuto rispetto delle regole!
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Sarebbe ora di presentare pubblicamente e applicare il Piano Estetico che l’Amministrazione Comunale, tiene ancora nel cassetto perché non è possibile continuare a gestire una Città e un territorio senza servizi e senza regole chiare a tutti e per tutti, così come non è possibile deturpare la spazialità di un luogo come via Nicolaci, l’identità di un luogo unico al mondo, da 22 tavolini con quattro sedie per ogni tavolo a cui si aggiunge una illuminazione a giorno sgridata, molto volgare che aggredisce e svuota di significato le bellezze architettoniche del luogo,facendolo regredere sotto l’aspetto estetico a una Pescheria!
Noto è una Città d’arte, un Giardino di Pietra, senza regole, che ogni giorno che passa perde il “senso“ di Città a causa di una gestione politica e tecnica che non ha i dovuti parametri per gestirla in maniera adeguata, di conseguenza invece di accogliere il Cittadino, il Turistaper ritrovarsi, “… sentirsi felici gurdandosi attorno …”(Corrado Sofia), ci si perde perché “ mancano le regole “ , manca l’ambiente che è quel sentire la pelle di una Città, per dirla con Franco La Cecla, così al suo posto si avverte, si sente e si respira il suo contrario: il cattivo gusto, il caos,quindi l’alienazione! Che senso può avere spendere del denaro pubblico alla Bit di Berlino e di Milano per promuoverla!
Roberto Bellassai
La storia ci ha caricato della responsabilità di custodire, con intelligenza e lungimirante sensibilità, un patrimonio culturale materiale e immateriale che, forse, non ci “meritiamo” dato il generale scadere della classe intellettuale netina, semmai ancora di tale categoria si possa parlare, date le mutate condizioni al contorno normalmente caratterizzate da forme di omologazione al ribasso. Noto, a differenza di tanti altri territori del mezzogiorno, anonimi, irrimediabilmente saccheggiati, privi di rilevanza storica e di attrattive turistiche, gode di diverse potenzialità ancora inespresse e di altre già individuate che però devono essere oggetto di continua cura e di paziente attenzione. Spesso ciò comporta, oltre che un auspicabile supporto culturale, anche un impegno economico che non si può attivare di emergenza in emergenza, ma, più sensatamente, in base ad una normale e flessibile programmazione pluriennale.
Il compito di rendere più diffusa e collettiva la coscienza di essere detentori del pesante onere affidatoci da chi nei secoli ci ha preceduto, non può essere affidata solo alla meritoria quanto flebile iniziativa di pochi, ma deve essere in qualche modo “istituzionalizzato” con l’opportuno inserimento di attinenti tematiche nella programmazione didattica delle scuole locali, con la promozione di regolari iniziative ed appuntamenti aventi come obiettivo preminente gli effetti formativi sulla nostra comunità.
Questo dovrebbe essere il “minimo sindacale” per il solo fatto di ”esser quel che fummo”. E capisco bene chi, dotato di una particolare sensibilità culturale, si senta nell’obbligo di portare all’attenzione “di chi di dovere” problematiche e temi di ordine storico, letterario, filosofico, archeologico, architettonico … Non nego, anche, che trovo noiose ed altrettanto evitabili alcune polemiche che sconfinano in forme di estremistica intransigenza estetica e formale, ma resta il fatto che forse anche un po’ di esagerazione “gioca” a favore di una maggiore ed equilibrata consapevolezza della necessità di regole che una comunità può condividere e considerare ragionevolmente sostenibili.
Ma… Mi dispiace ma devo proprio ritornare su un “ma” che mi sta a cuore tanto quanto il “nobile fardello” affidatoci dai nostri avi. E sono anche sicuro che l ‘ineleganza della problematica potrà far storcere il naso ai “custodi” di cui prima ho parlato. Eppure il tema che ora descriverò non è per niente avulso da quello più “nobile” già detto. Sarebbe colpevole miopia e assenza di quel minimo di consapevolezza di “come vanno le cose”, sottovalutare il fatto che sempre più ampie fasce della nostra comunità stanno scivolando verso livelli di degrado economico e sociale (e quindi culturale), di fatto senza ritorno, se non a prezzo di decennali, imponenti e di dubbia efficacia, sforzi per il recupero di due o tre generazioni di nostri concittadini che niente hanno di connotabile con il nostro territorio, ma che subiscono e cronicizzano lo stesso tipo di degrado che ormai unifica le anonime periferie di città e cittadine, senza neanche particolari distinzioni tra nord e sud. E’ vero che le punte della trascorsa cultura netina di cui tanto ci compiaciamo, appartenevano in ultima analisi sempre ad una elite di famiglie nobili e della “migliore” borghesia locale. E fuori da questi ambienti esisteva una decisamente più numerosa Noto “minore”, di cui non è rimasta alcuna traccia da salotto culturale, fatta eccezione per la relitta edilizia dei quartieri, anch’essi classificati “minori”, come “Agliastrello” , “Mannarazze, “Machina ro’ ghiaccio” . Forme di esasperata e intransigente sensibilità culturale, potrebbero rivelarsi tragicamente miopi e autodistruttive entro uno o due decenni, se non inserite in una ben più ampia e coordinata visione di come deve crescere la nostra comunità. Esistono i tempi lunghi della storia, ma esiste anche un quotidiano che chi ha l’ingrato compito di amministrare, non può assolutamente ignorare e che deve considerare prioritario quanto e più del “nobile fardello” tramandatoci. Si può discutere, anzi si deve trovare il modo di portare la discussione fuori dallo sconclusionato “Palazzo”. Ma dato che comunque ci troviamo in regime di risorse scarse, dobbiamo essere coscienti, specie quelli più “attrezzati”, che si tratterà di pervenire ad un accettabile compromesso tra portatori di varie esigenze. Eleganti e meno.
Non rispondo a chi non ha il coraggio di mettere nome e cognome in quello che scrive
Mi dispiace se le è sembrato che le avessi chiesto una risposta e che, pertanto, si sia sentito chiamato in causa. So già come la pensa sull’anonimato in internet ed è una sua opinione che, non condivido, ma che rispetto. Io penso, ma è ovviamente un mio convincimento, che un blog è cosa ben differente da una chat. Il blog è una sorta di bacheca su cui si pubblicano pensieri, idee, opinioni e in genere contributi “a tema”.
I protagonisti non sono gli autori, ma i loro contributi. In questo senso io non ho voluto ribattere a “Roberto Bellassai”, che magari conosco perché siamo in un piccolo paese, ma alle sue opinioni. Se fossimo stati in un blog a dimensione nazionale, il nome e la foto, non mi avrebbero comunicato e aggiunto nulla di più a quanto scritto. Lo stesso sarebbe successo se a leggere le sue opinioni fosse stato un “internauta” di Pescasseroli. Lo stesso succede da sempre quando qualcuno su un giornale pubblica una propria rubrica e risponde ai propri lettori o “followers”. Certo sarebbe altrettanto interessante scambiarsi “de visu” e attorno ad un tavolino da bar, opinioni ed idee. Ma un blog è così. Applicargli modelli di comportamento molto personali è legittimo ma sortisce lo stesso risultato di uno che pretende un piatto di fusilli alla norma in un fast food. Sarebbe bastato semplicemente entrare nella trattoria 10 metri più avanti.