“Con il D.DG. 2421 del 17/12/2014, il sogno diventa realtà.
Il Velodromo “Paolo Pilone” e la riqualificazione del complesso sportivo di via Angelo Cavarra sarà realizzato. Stanziati 1,5 milioni di euro.
L’opera da me fortemente voluta, non solo permetterà a tutta la comunità sportiva netina di usufruire di spazi e luoghi più adeguati, ma contribuirà allo sviluppo di quel turismo sportivo che ben si addice ad una città d’arte come la nostra Noto e alle condizioni meteo-climatiche ottimali per gran parte dell’anno.
Entro gennaio 2015 pubblicazione del bando pubblico!”
Corrado Bonfanti
Ho letto la notizia qui sopra riportata secondo la quale 1,5 milioni di euro sono stati trovati e stanziati per mettere a posto il complesso sportivo di via Angelo Cavarra. Se da un lato non ci si può che rallegrare del fatto che si siano trovati dei soldi per aggiustare quest’area assai malandata della città, dall’altro, il fatto che una tale somma sia spesa non per riconvertire lo spazio disponibile in qualcosa di assai più utile e strategico per lo sviluppo della città, ma per ricondurre la stessa destinazione, mi sembra sia un’occasione mancata e, ciò considerato, nel futuro, un danno per la città.
L’area in cui si trova il complesso sportivo è uno spazio unico, sia per la sua vastità, che per la sua posizione. E’ per ciò il solo spazio strategico che rimane in città.
Ma strategico per cosa? Perché qui sta il punto. Apro una parentesi. Lo sviluppo turistico ed economico, come di notorietà, che la città sta vivendo in questi ultimi anni, non è dovuto ad una visione locale che lo ha prodotto. Duole dirlo, ma se non fosse stato per l’UNESCO, per il “marchio Unesco” (anno 2002) – venuto da lontano – la città sarebbe probabilmente ancora oggi, e per i motivi che noi netini conosciamo bene, quello che era prima del 2002. Per via dell’incapacità (storica) e dell’impossibilità politica di qualunque pianificazione (urbana, culturale, di sviluppo economico), le amministrazioni comunali che si sono succedute dal 2002 si sono trovate, loro malgrado, a dover gestire la notorietà improvvisa della città e un afflusso di turisti sempre più grande. E come fare, per un sindaco, per un amministratore, preso com`è tra la necessità di governare e quella di contentare in un contesto economicamente fragile, a decidere tra le esigenze estetiche o dell’ordine urbano, tra le necessità di sviluppo da un lato e quelle particolari, quotidiane, magari di sopravvivenza economica, dall’altro? Malgrado le buone intenzioni, se esistono, alla fine non si può che navigare a vista. Ora, la decisione di investire nel rinnovo del complesso sportivo, senza cogliere l’importanza strategica di un tale spazio disponibile proprio in pieno centro storico, conferma la difficoltà ad avere una visione che non sia quella esclusivamente più scontata: restaurare, aggiustare, rinnovare il vecchio o l’esistente; l’unica di cui sembriamo capaci. Diversamente, bisogna capire che lo spazio del complesso sportivo ha un potenziale economico enorme. Ma non solo, vista la sua posizione, una destinazione appropriata potrebbe addirittura offrire un aspetto nuovo alla città e risolvere anche vari problemi pratici. Lo spazio, integrato nella città e non più chiuso e cinto da un muro come è sempre stato, sarebbe difatti il luogo ideale per realizzare il mercato che Noto non ha mai avuto. Un mercato permanente, dotato di una struttura adeguata tale da poterlo far diventare un vero e proprio centro di riferimento dedicato non solo alla commercializzazione ma anche e soprattutto alla valorizzazione del settore agroalimentare del sud-est, vale a dire delle migliori risorse di cui disponiamo localmente. Le ricadute di un tale progetto, all’interno di una visione di sviluppo più ampia, volontaristica e meno scontata o elettoralistica, non possono, mi pare, che sembrare evidenti. Che dire…? Per il momento: peccato…
Stefano Alderuccio