VALORIZZAZIONE ZERO, TUTELA SOTTO ZERO
VERGOGNA SICILIANA!
DALL’INCOMPETENZA ALL’INCAPACITA’, DALL’INCURIA AL DEGRADO.
Così si distrugge un patrimonio culturale inestimabile.
Una sola domanda: Quale ruolo svolge oggi la Sovrintendenza dei Beni culturali in provincia di Siracusa?
Forse dall’incuria all’autorizzare asfalto?
Nota a margine: da tempo sono stati segnalati ai competenti uffici comunali la presenza di questi randagi che in branco stazionano all’ingresso del sito museale.
Anche dal comune assoluta inerzia!
Carmelo Filingeri e altri
“Era l´estate del 1971 quando l´archeologo e allora soprintendente ai Beni culturali Giuseppe Voza venne svegliato nel cuore della notte da una telefonata. «Dottore, ci raggiunga subito in contrada Caddeddi, c´è qualcosa che sicuramente le interesserà molto». Gli agenti della Guardia di finanza, che lo avevano chiamato, attesero lo studioso nei pressi di una masseria settecentesca.
Uno scavo, clandestino e prontamente abbandonato, aveva portato alla luce una parte di pavimento in mosaico, che pur sporco di terra e visibile con luce fioca, svelava immediatamente la mano straordinaria che lo aveva realizzato.
Era la Villa del Tellaro, ricca residenza extraurbana di tarda età imperiale romana, che dopo secoli di oblio riemergeva all´improvviso.
La restituzione della Villa del Tellaro alla pubblica fruizione, avvenuta un paio di settimane fa, permette così di aggiungere nuove tessere a una Sicilia di quattro secoli dopo Cristo, completandone pagine significative, inerenti non solo all´arte e all´altissimo livello estetico raggiunto, ma anche all´economia dell´Isola, ai rapporti tra Sicilia, Roma e il Nord Africa.
Con la sua superficie di circa seimila metri quadrati, la villa del Tellaro che prende il nome dall´omonimo fiume che vi scorre in prossimità, ha ancora molte storie da rivelare; per il momento i tre pavimenti musivi, che sono stati recuperati e ricollocati in situ, sono racconti colti e raffinati, nei quali s´intreccia una mole vastissima di notizie. Nuove luce, innanzitutto, sul ruolo strategico della Sicilia, che ebbe un grande rilancio tra il V e il IV secolo, divenendo a tutti gli effetti l´avamposto di Roma per l´Africa del Nord e in generale per tutto il Mediterraneo. E poi la nuova e forte spinta economica che prese forma relativamente alla produzione ed esportazione della derrate alimentari. A tutto ciò si aggiunse anche la riforma di Diocleziano, che nel 297 dopo Cristo decentrò l´amministrazione statale e conferì un ruolo importante alla carica del «vicariato», cioè al governo di una diocesi amministrativa che incorporava più province; la nobiltà romana fu molto interessata, dunque, ad un controllo più diretto delle proprietà siciliane, e cominciò a frequentare l´Isola molto assiduamente. Per gestire meglio gli interessi, e in prima persona, vennero così costruiti grandi e sontuosi complessi residenziali, che fossero rappresentativi dei personaggi d´alto lignaggio che sarebbero giunti per abitarvi per periodi più o meno lunghi, o come momento di sosta prima di approdare alle coste africane.
Da qualche anno, dopo una lunghissima permanenza a Siracusa e una altrettanto lunga battaglia che ha visto impegnati cittadini e associazioni, i mosaici sono stati ricollocati nel sito originario.
Da una passerella soprelevata si possono ammirare sulla sinistra la grande striscia a tappeto con motivi geometrici e floreali, lunga quindici metri, che accoglieva il visitatore che entrava nella villa, strutturata intorno ad un grande peristilio.
Sulla destra, tre pavimenti che in successione narrano scene di caccia, dettagliate immagini di fiere che attaccano uomini con armature, eleganti figure femminili, banchetti, scene mitologiche e danze di satiri e menadi, cavalli che attraversano un fiume con le zampe immerse nell´acqua mossa.
Straordinaria la scena centrale con la rappresentazione del riscatto del corpo di Ettore: Ulisse, Achille e Diomede da una parte presumibilmente, dall´altra dovevano trovarsi Priamo e i Troiani che presenziano alla pesatura del corpo di Ettore, di cui sul piatto della bilancia si conservano solo le estremità inferiori.
Tratto da Repubblica ed. Palermo
Evarco,
Oggi due articoli telescopici, paradossali. Da un lato 30mila euri comunali agli albergatori per promuovere il turismo, dall’ altro queste foto dei mosaici romani del Tellaro, tesori inestimabili, degradati, sporchi, rotti, con pezze di cemento, ora rifugio per cani erranti.
Mah….
Responsabilità? Nessuna. La colpa è dei cani…
Se non è degrado questo! Casbah continua!
Provo vergogna ad abitare in questa Città!
Ancora una volta l’Amministrazione è chiamata in causa per aspetti che a prima vista hanno del paradossale ma che se approfonditi manifestano tutta la normalità del caso. Una cosa è il fenomeno del randagismo che comporta impegni significativi per diminuire il numero degli animali abbandonati, frutto del conclamato e vergognoso fenomeno dell’abbandono, altra cosa è legare questa problematica alla fruizione di un sito museale quale quello della Villa Romana del Tellaro.
Perché i cani, del tutto docili e quindi definibili di “quartiere” devono essere inconsapevoli vittime? Non sarebbe stato più facile chiudere la porta a vetri di accesso al museo invece di attrarre i cani all’interno per fotografarli e consegnare il tutto alla stampa per buona pace dei “passionari”, animalisti, al bisogno, se serve e tutt’altra cosa se il focus è diverso? Mi spieghino sovrintendenza e “passionari” come si fa a evitare che dei cani randagi vivano in campagna, liberamente e venga loro proibito di salire sui preziosi mosaici anch’essi “liberamente” posizionati in campagna e quindi nel loro territorio? Sarei felice se, finalmente, l’istituzione che ha la responsabilità del sito la smettesse di tirare in ballo l’Ente Comune per tutto, a titolo sempre di cortesia (incipit della consueta telefonata) e svolgesse tutti i necessari interventi per la definitiva sistemazione del nostro tesoro. Sarei felice se dopo circa due anni si introducesse di nuovo il ticket per investire gli introiti nella manutenzione ordinaria e straordinaria. Sarei felice se, impossibilitata, questa istituzione a gestire bene il sito, ammettesse il fallimento e il disinteresse e consegnasse tutto, escluso la tutela, al Comune di Noto. C’è un tempo per attendere e collaborare fiduciosi, poi arriva quello in cui non si può più fare finta di niente. Penso proprio che quest’ultimo stia arrivando !
Caro Sindaco mi corre l’obbligo di precisare che l’autore del pezzo, come da firma, è il sottoscritto. Compulsato da foto fattemi pervenire da privati cittadini in visita al sito museale.
Stamane mi è pervenuta una nota ufficiale a firma di Passione Civile che fra poco pubblicherò. Ho letto il pezzo su La Sicilia che mette il focus sul randagismo, mentre la cosa più importante, nelle mie intenzioni, era quello di stigmatizzare l’incuria e il degrado in cui versa questo importante sito archeologico.
Certo, se anche i cani, incolpevoli, fossero sterilizzati e reimmessi nel territorio, non sarebbe male!
Carmelo Filingeri
Caro Carmelo, condivido in pieno la tua precisazione e per quanto di mia competenza ti assicuro massimo impegno.
Sindaco,
Ha ragione! È tutto un complotto! E se fossero i cani che si sono presi in foto per discrediare l’amministrazione e pretendere migliori condizioni di vita? Magari anche presentarsi alle elezioni e governare la città…
Cuoseeeee ‘e pazziiiiiii, cuoseeee ‘e paziiiiiiiii